Terremoto: Comune di Penne fuori dal cratere sismico. Sentenza del Consiglio di Stato

PENNE – Il Comune di Penne torna fuori dal cratere sismico.

Lo ha deciso la quarta sezione del Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri contro la sentenza del Tar Lazio, che aveva inserito il centro vestino nell’elenco dei 49 Comuni che potevano usufruire di benefici economici e fiscali riservati ai territori danneggiati dal terremoto del 2009. In origine Penne non figurava in quell’elenco, perché non risultava tra i centri che avevano risentito di un’intensità pari o superiore al VI grado della Scala Mercalli-Cancani-Sieberg. A decidere che la località doveva essere inserita in quell’elenco era stato il Tar Abruzzo nel 2010, su ricorso presentato dal Comune di Penne, rappresentato dall’avvocato Sergio Della Rocca. Mentre lo studio di Gabriele Vellante, attuale presidente del Consiglio comunale, si è occupato di difendere le ragioni di altri comuni del pescarese. A sostegno della sua richiesta il Comune aveva sostenuto che l’attività di rilevazione dei danni era stata parziale e incompleta, in quanto non aveva tenuto conto delle segnalazioni e delle reiterate istanze delle amministrazioni locali. Il Comune sosteneva anche come, dall’insieme dei sopralluoghi e delle rilevazioni dai tecnici e degli incaricati della Protezione civile, emergesse un quadro di rilevante gravità, tale da giustificare anche l’inclusione di Penne nel decreto. Il Tar del Lazio aveva accolto il ricorso annullando il diniego di inclusione del Comune di Penne, stabilendo l’obbligo per l’amministrazione di procedere a una nuova valutazione delle risultanze dei rilievi macrosismici, al fine di individuare il grado di intensità sismica che aveva colpito il territorio del Comune. La Presidenza del Consiglio dei ministri ha proposto appello contro la sentenza di primo grado affermando che il Tar aveva frainteso i dati. E il Consiglio di Stato (Giorgio Giaccardi, presidente, Nicola Russo, Diego Sabatino, Oberdan Forlenza, consiglieri, Fabio Taormina, estensore), ha completamente demolito la sentenza del primo giudice. I giudici di Palazzo Spada hanno sostenuto che «si è condivisibilmente rilevato che il Commissario ha evidenziato l’assenza di lesioni tali da consentire il riconoscimento del livello di danno sismico necessario per l’inserimento nell’elenco, con una serie di rilevamenti costituiti da giudizi valutativi di fatti». Tra l’altro il Consiglio di Stato ha censurato il metodo, e quindi l’utilizzo di rilievi macrosismici che «non prevedevano alcuna documentazione ufficiale», perché «nei fatti, il rilevatore prende appunti sul proprio quaderno di campagna o, se preferisce, su fogli prestampati che in fase di attribuzione del grado vengono discussi e confrontati con altri rilevatori, inserendo quindi l’intensità finale sul foglio Windows Excel che compone il piano quotato». Inoltre, «l’attribuzione dell’intensità nella scala Mercalli-Cancani-Sieberg durante il rilievo macrosismico speditivo, non prevede la redazione di nessuna scheda specifica né nessun atto, tantomeno amministrativo, ma è basata sulla valutazione che l’operatore esperto compie nel lasso di tempo necessariamente breve nel quale si trattiene nella località oggetto di indagine».

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