PICCIANO: DALLE ILLUSIONI ALLE SPERANZE DEL RISTORANTE GABRIELINO, INIZIA CON LUI IL VIAGGIO TRA LE AZIENDE CHE STANNO SUBENDO GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA

NON VOGLIO MOLLARE

Il Covid è arrivato e ha tagliato a metà le storie, squarciate tradizioni di accoglienza, di sacrifici

“La nostra sicuramente è una bellissima storia. Io stesso mi emoziono ogni volta che la racconto. Nasciamo nel 1954 per una felice intuizione di mio nonno. Il sito si trova nel bel mezzo di un crocevia che abbraccia ben quattro comuni: Penne, Loreto, Collecorvino e Picciano. “Qui –diceva mio nonno – dobbiamo realizzare qualcosa che non dovrebbe morire mai” Appunto la ristorazione. Nel ’54 quindi mettiamo piede qui, venendo da Loreto Aprutino, iniziando dagli arrosticini e mettendo su una trattoria solo successivamente.
Nel ’74 mio padre diede inizio alla vera e propria attività di ristorazione, ampliando il locale originario e dando via al primo banchetto matrimoniale, con tutte le emozioni della prima volta. Dopo tanti anni arrivò questo primo figlio che oltre al nome ha ereditato dal nonno l’amore per l’intrattenimento, a tavola, degli ospiti. Oggi io, con orgoglio, porto avanti oneri ed onori di mio nonno Gabriele. Nel 2000 mio padre fece un ulteriore ampiamento edificando il piano superiore e di lì poi io ho cercato di perfezionare il tutto certamente grazie soprattutto ai suoi consigli. E qui veramente voglio aprire una parentesi riconoscendo il merito di tutto questo soprattutto a mia nonna il vero braccio e la vera mente di tutto ciò che mio nonno ha realizzato. Lei era la roccia su cui mio nonno edificava e con lei l’attività è andata avanti fino al 2010 quando lei è venuta a mancare. Era una di quelle donne forti di una volta. E’ soprattutto da loro che io ho appreso il rispetto verso il cliente che è il “nostro pane quotidiano”. Al cliente noi oggi cerchiamo solo di regalare un’esperienza. E di qui che nasce la nostra passione per il banchetto, per l’evento e, fortunatamente, anche per l’asporto che soprattutto in questo periodo non ci ha colti impreparati”.

Ripercorriamo la strada e fermiamo il tempo a cinque minuti prima, al bivio tra Picciano Loreto e Penne e, contrariamente al solito, non si notano macchine parcheggiate sul ciglio della strada. Non si odono le voci solite e, magari alticce del post prandium innaffiato dal buon vino. Le fragranze della cucina si sono allontanate giù verso la valle del Fino. Il silenzio la fa da padrone.Sala vuota con le sedie messe a riposare sui tavoli con le tovaglie ripiegate. Gli ultimi a lasciare il locale sono i Covid manager, addetti alla pulizia e disinfettazione degli arredi e dei locali. Ci accoglie un’atmosfera fredda, invernale sì, ma fredda da zona gialla con tendenza al rosso. Siamo ai primi di febbraio ad un anno dal primo lockdown. Gabrielino avrà perso il fatturato in questo annus orribilis della ristorazione, ma certamente non ha perso la volontà e il piacere dell’accoglienza. Ci accoglie col sorriso di sempre.

Dalla televisione ai piccoli territori, allora come vanno le cose?

Prima del COVID non navigava in acque favorevoli per altre ragioni intrinseche alla nostra regione e al nostro territorio in particolare. Non si navigava nell’oro, si tirava avanti con sacrificio e con l’amore per il proprio lavoro. Logisticamente siamo svantaggiati, ma da sempre!. Culturalmente non ne parliamo! Siamo comunque riusciti, con onore, a fare un 2019 che io ricorderò forse sempre come un bellissimo anno. Ed è proprio per questo motivo che eravamo proiettati verso ulteriori progetti di investimento che abbiamo
dovuto lasciare nel cassetto a che naturalmente si è arrestato in attesa di tempi migliori.catering e banqueting ed una delle principali richieste da parte della FIPE al nuovo governo sarà quella di ricalcolare i ristori su base annua. Quella miseria che ci hanno dato non è stato sufficiente neppure per pagare lePrima del COVID non navigava in acque favorevoli per altre ragioni intrinseche alla nostra regione e al nostro territorio in particolare. Non si navigava nell’oro, si tirava avanti con sacrificio e con l’amore per il proprio lavoro. Logisticamente siamo svantaggiati, ma da sempre!. Culturalmente non ne parliamo! Siamo comunque riusciti, con onore, a fare un 2019 che io ricorderò forse sempre come un bellissimo anno. Ed è proprio per questo motivo che eravamo proiettati verso ulteriori progetti di investimento che abbiamo dovuto lasciare nel cassetto in attesa di tempi migliori.

Preso il 2019 e dato 100 come punto di riferimento il 2020 come è andato?

Abbiamo avuto un drastico calo, con perdita di fatturato pari al 60/70 per cento. Soprattutto noi ristoratori proiettati verso il banchetto/evento ne abbiamo risentito fortemente. Un calo di fatturato tremendo non supportato da alcun tipo di ristoro visto che, se di ristori vogliamo parlare, siamo solo a circa il 5 per cento. Hanno infatti calcolato i ristori in base al fatturato del mese di aprile del 2019 mentre il calcolo andrebbe fatto sull’intera annualità. Certamente come primo ristoro ci potremmo anche stare ma, a fine anno, il tutto andrebbe ricalcolato. Hanno semplicemente fatto la differenza tra aprile 2020 e aprile 2019 e per noi che lavoriamo principalmente sulla stagionalità è stato un disastro. Come se mi avessero detto ti calcolo soltanto il 10% del tuo incasso. Del resto con la fatturazione elettronica il conteggio annuale con il relativo ristoro sarebbe stata un’operazione immediata. E, non a caso, da poco sono entrato a far parte del Consiglio Direttivo della CONFCOMMERCIO e sono in particolare Presidente della sezione catering e banqueting ed una delle principali richieste da parte della FIPE al nuovo governo sarà quella di ricalcolare i ristori su base annua. Quella miseria che ci hanno dato non è stato sufficiente neppure per pagare le tasse che sono statesolo posticipate e non annullate con tutto il fardello dei collaboratori che da anni lavorano con me. Noi qui siamo in trenta ed ognuno dei collaboratori poi si porta dietro la propria famiglia. Uomini e donne, ma ancor più donne, che sono andati avanti solo perché sono riuscito ad anticipare loro la cassa integrazione.Hanno percepito solo i primi mesi poi più nulla. Nella seconda ondata ad oggi, e siamo a febbraio, zero euro!Io la notte non dormo perché penso a loro e ai loro problemi. Fanno parte oramai di questa grande famiglia ed il rapporto, tra collaboratori, esula dal normale rapporto tra datore di lavoro e dipendente. Drammatica poi la situazione dell’occupazione giovanile, perlopiù assunta con contratti a chiamata, e che comunque siamo riusciti a tamponare attraverso dei bonus forfettari grazie alla Confcommercio.Qualcosina hanno avuto ma rispetto al lavoro che avrebbero potuto fare è niente.

E, per quanto riguarda la storia dei colori come hai vissuto questo andirivieni tra zona gialla, arancione e rossa?       

Questo è stato pazzesco ed assurdo. Se tu mi dai 14 giorni per passare da una zona rossa all’arancione, bene! Io mi organizzo e vado. Ma quando, al contrario, dal giallo all’arancione col favore delle tenebre micambi allora io entro in difficoltà. E’ successo esattamente la settimana scorsa: 3.500 euro di pesce acquistato e venerdì stesso alle 19.00 abbiamo saputo che potevamo aprire solo al sabato. Nessuno si rende conto che per far ripartire una macchina del genere occorrono soldi! Pensa che solo per riscaldare gli ambienti è necessario accendere il riscaldamento tre giorni prima. Disinfettazione, sanificazione, chiamare il personale non è che lo fai schiacciando un bottone. Certe volte mi chiedo: Ma questo comitato tecnico scientifico dove vive? Bastava semplicemente stabilire delle regole e controllare. Se solo vogliamo pensare ai grandi assembramenti dei centri Commerciali, ai trasporti pubblici o semplicemente a quello che avviene all’interno delle nostre case le regole imposte alla ristorazione sono di gran lunga al riparo da ogni accusa di essere luoghi di contagio. In tal caso noi non avremmo chiesto assolutamente nulla come ristoro e sarei stato messo nelle condizioni di sopravvivere. Per chi deve pagare l’affitto di un locale è di gran lunga più economicamente conveniente chiudere l’attività e riaprire in tempi migliori. Noi siamo obbligati ad avere il nostro COVID Manager addetto all’osservanza delle regole che risponde in prima persona del suo operato e per noi è un’ulteriore spesa. Spese fatte come investimento che invece sono state bruciate. Ci hanno tenuto
sull’asse dell’equilibrio instabile dell’illusione: Faccio questo in attesa di… aspetto venerdì in attesa di…aspetto Natale in attesa di… ed il tutto si è consumato nell’indifferenza. E alimentato da una informazione tendente a terrorizzare per cui anche dopo aver preso tutte le precauzioni e anche nei giorni in cui si poteva lavorare, abbiamo ridotto la capienza da 150 a 45 ospiti a pranzo escludendo comunque la cena perché io alle 22.00 sono comunque costretto a chiudere. False illusioni le aperure serali! Io vendo accoglienza nella sicurezza, ma non posso dirti mi dispiace devi lasciare il locale perché devo chiudere alle 22.00. Mi hanno contratto l’attività riducendola a puro fatto commerciale togliendomi il gusto ad accogliere e far sentire il cliente a proprio agio. Forse questo è stato il danno peggiore dal mio punto di vista.

E cosa ti aspetti da questo nuovo governo?

Sinceramente mi aspetto tanto perché mentre nel precedente vedevo tanta incapacità da questo mi aspetto competenza e speranza nel futuro. Sono convinto che Draghi sarà in grado di gestire i fondi che arrivano dall’Europa. Oltre alla credibilità che lui già si è conquistato penso abbia anche la competenza per poterlo fare. All’illusione credo possa subentrare la speranza anche perché, come ti dicevo abbiamo tanti progetti per il futuro fermi nel cassetto. Noi vogliamo crederci e non vogliamo mollare come tutti gli italiani che hanno ancora il desiderio di risollevarsi e di tornare a vivere! A tal proposito voglio raccontarti l’ultimo aneddoto di domenica scorsa. Un mio affezionato cliente, cui porgevo la carta del menu: “ Senti non farmi pensare, portami quello che tu ritieni di portarmi perché sono venuto qui per rilassarmi non per mangiare!”.
Questa è stata da sempre la mia grande soddisfazione nel fare questo lavoro.

Avanti tutta Gabrielino!

di Gianfranco Buccella

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