Adesione al Consorzio per la valorizzazione delle sementi ‘Convase‘, del quale fanno parte ventitré aziende italiane rappresentanti il 40% della produzione nazionale di sementi certificate di cereali a paglia, da parte di CIA agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza delle cooperative agroalimentari e Assosementi.
“Il settore sementiero può giocare un ruolo importante per migliorare le rese, ridurre l’uso di fitofarmaci e acqua, favorire un modello agricolo sostenibile, competitivo, tracciato, trasparente e certificato”.
Le parole sono di Mauro Di Zio, vicepresidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, lanciate in occasione della conferenza stampa per promuovere l’accordo tra settore sementiero e agricolo emblema di una sfida necessaria nello scenario post-Covid
“La nuova Pac e il Green Deal pongono sfide importanti, mettendo al centro la sostenibilità con la necessità di aumentare la produzione alimentare. Sfide che il nostro governo ha sposato. Come agricoltura italiana dobbiamo perseguire questi obiettivi, che la pandemia ha reso ancora più chiari” prosegue DI Zio “Ci troviamo all’interno di un contesto climatico sempre più complicato, mentre l’Europa con la Farm to Fork ci chiede di ridurre l’uso di fitofarmaci e aumentare la superficie biologica. È evidente allora che serve una strategia per raggiungere questi obiettivi , l’innovazione e la ricerca scientifica sulle sementi è dunque fondamentale. Per questo, abbiamo aderito a Convase in maniera convinta”.
“La certificazione delle sementi è il primo passo per avere prodotti di qualità e l’uso della tecnologia può aiutarci ulteriormente. La certificazione di tutte fasi del prodotto può incentivare il consumatore a spendere di più, avendo la sicurezza di trovarsi di fronte a prodotti di qualità. Dobbiamo puntare a certificazioni concrete che dimostrano quanto sia sostenibile e salutare questo tipo di agricoltura”.
Aggiunge che “accanto allo sviluppo delle sementi certificate, altrettanto importante è migliorare la tracciabilità con le nuove tecnologie digitali. La blockchain, per esempio, può supportare gli agricoltori anche in materia di sicurezza alimentare e tutela il rapporto con i consumatori ai quali viene data la possibilità di consultare in totale trasparenza tutte le informazioni raccolte lungo la filiera e relative al prodotto”.
Infine evidenzia che “la realtà italiana ha una conformazione territoriale particolare di cui dobbiamo tenere conto. Serve un ritorno a produzioni cerealicole non solo in pianura, ma anche nelle aree interne e marginali, oggi spesso abbandonate a causa di una mancata gestione, dell’assenza di politiche adeguate di sostegno e della fauna selvatica. Si tratta di zone che devono tornare centrali, con il presidio degli agricoltori, per scongiurare incuria e dissesto dei territori”.