SUI RIFIUTI SOFFIA IL VENTO DELL’EST

C’è un romeno in discarica. Una srl con piccole cifre. E una coop sociale

PENNE – In attesa di sapere se ci sarà qualche altro prelievo dalle tasche dei pennesi, l’ennesima stangata fiscale è nell’aria (si parla di un’addizionale Irpef da aumentare fino allo 0.8), Crisan Lenuta ed Helena Fabelova costituiscono una coppia che fa affari nei rifiuti, e non solo.

Non parlano con l’accento foggiano, ma con quello dell’Europa dell’Est i due soci titolari della foggiana Sima Ecologia srl, un’azienda che si occupa prevalentemente di realizzare ingegneria naturalistica e boschiva, nonché di lavorare e commerciare legnami: è comunque una delle due ditte foggiane che forma, con la conterranea cooperativa sociale di tipo B Ecoalba, l’associazione temporanea d’impresa la quale, a novembre, si è aggiudicata l’appalto con durata quinquennale. E’ stata delle due ditte la migliore offerta di 1 milione 350 mila euro su una base d’asta pari a un milione e mezzo di euro a ribasso, con relativa raccolta differenziata, ma l’associazione non ha ancora firmato il contratto con l’ente che però le sta regolarmente pagando un canone di 112 mila euro al mese: dalla prefettura di Foggia deve ancora pervenire il certificato antimafia. Un’operazione su cui i carabinieri, anche del Nucleo Operativo Ecologico, stanno indagando dopo l’acquisizione a rate della documentazione archiviata in Comune sotto la voce rifiuti. Helena Fabelova è una 35enne di cui non si conosce la nazionalità, risulta dalle carte societarie, che Lacerba ha potuto consultare, l’amministratrice unica di Sima basata in via Manzoni a San Paolo di Civitate, nel Foggiano, iscritta all’albo nazionale dei gestori ambientali. Detiene 5 mila euro di quote di un capitale sociale di appena 10 mila, la cui altra metà è nelle mani di Crisan Lenuta, classe ’78, probabilmente romeno. Un’impresa costituita il 19 gennaio 2011e scesa nel mercato tre mesi dopo. Al 31 marzo contava su 26 addetti, evidentemente assunti dopo il 2012 visti i soli 21 mila euro di costo del personale di cui si ha notizia leggendo il bilancio di due anni fa chiuso con 880 euro di utile e un valore di produzione di appena 106 mila euro, di cui 9 mila per ricavi sul subaffitto del capannone. Una piccolissima impresa meridionale, insomma, posseduta da due stranieri.

E al cui timone tecnico c’è il foggiano Felice Di Pumpo. Di recente il dottore in economia è stato visto arrivare un po’ in ritardo nel corso delle operazioni relative alla gara che il Comune di Collecorvino ha promosso per assegnare l’appalto della nettezza urbana. Di Pumpo ha fatto riammettere Sima Ecologia srl, scartata inizialmente per questioni tecniche, non avendo fornito la dimostrazione di possedere la categoria 1E prescritta e con riferimento ai requisiti tecnici dell’avvalimento gli stessi, ha osservato il rappresentante della ditta, possono essere soddisfatti con la risorsa umana indicata nel contratto. La cooperativa sociale di tipo B Ecoalba di Volturino, Foggia, è l’altra azienda che si occupa dei rifiuti pennesi per cinque anni per un esborso comunale di 7 milioni 604 mila 500 euro. Dichiara di avere 63 dipendenti, cioè persone svantaggiate, la società presieduta dall’avvocato Giovanna Santacroce, suo vice e direttore è Nicola Colelli, altra amministratrice è Anna Maria D’Andola. La ditta è stata costituita il 22 ottobre 2007, ma ha iniziato l’attività il 22 febbraio 2009. Dal bilancio 2012, l’ultimo depositato, risultano ricavi per 1 milioni 805 mila euro, 993 mila euro di costi per il personale e un utile al lordo delle tasse di 93 mila euro. I carabinieri, coordinati dal capitano Massimiliano Di Pietro, indagano sia sulla base di una denuncia presentata, e non solo, sull’intera questione della differenziata: una vera novità che da marzo coinvolge i pennesi fra mille polemiche (specie per chi abita nelle contrade e in case sparse) e benefici più futuri che presenti. Il servizio è partito sulla base del capitolato d’appalto invece a marzo con una serie di disservizi legati all’ampiezza del territorio ed alla rivoluzione culturale che ne è derivata fra i pennesi. Sul tavolo del capitano Di Pietro, c’è comunque una denuncia contro ignoti per abbandono di rifiuti e contro il Comune: l’ha sporta Cristina Labricciosa. Ai carabinieri ha messo nero su bianco che su un suo terreno, in contrada Campetto, vicino agli impianti sportivi, a maggio i gestori del servizio hanno collocato un cassonetto di grandi dimensioni e lì vi hanno conferito i rifiuti i residenti della zona e non solo. Poi il cassonetto è stato tolto e la donna si è ritrovata sulla sua proprietà una vera e propria discarica a cielo aperto: pattume domestico, materassi, assorbenti, stendi panni. Il sindaco Rocco D’Alfonso ha dichiarato che la sua amministrazione si è già attivata per rintracciare i responsabili delle condotte illegali: si tratterebbe di residenti nel centro storico. Di recente il consiglio comunale ha votato il regolamento sulla gestione della raccolta differenziata con le relative sanzioni (voto favorevole anche dall’opposizione di Sel) imponendo obblighi anche al gestore ed al Comune. “Ma doveva essere approvato prima del bando in modo tale che tutti i partecipanti avessero ben chiari i diritti ed i doveri”, ha osservato Alfredo Cantagallo, segretario del gruppo civico Insieme per Penne. Sulla stessa critica lunghezza d’onda anche il circolo cittadino Città Storica di Forza Italia. B.Lup.

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