Di Simone attacca tutti. «Non sono moroso e non lascio il consiglio comunale»

PENNE – Riceviamo la nota del consigliere comunale di “Penne Nuova”, Vincenzo Di Simone, nonché membro del direttivo provinciale del PDL di Pescara, con la quale replica all’attuale maggioranza di centrosinistra e, in particolare, al primo dei non eletti della sua lista, Antonio Baldacchini, in merito alla vicenda dell’indennità non restituita.

Enzo Di Simone, achitetto e membro del Cda della Bcc di Castiglione Messer Raimondo e Pianella, è stato dal 2001 al 2006 anche assessore comunale all’Urbanistica nella maggioranza di centrosinistra del sindaco Paolo Fornarola. Nel 2007, inoltre, è stato anche iscritto al gruppo consiliare del “Partito democratico” per poi, poche settimane dopo, abbandonarlo, e tornare nel centrodestra con il movimento politico “Rialzati Abruzzo”. Ecco la sua nota: “La lotta politica prevale sulla realtà e la consistenza dei fatti e, quindi, mio malgrado, mi vedo costretto a chiedere ospitalità per illustrare una posizione che è molto chiara, alla luce del sole come avrò modo di dire. Parlo di quanto accaduto in questi ultimi giorni al Comune di Penne dove spunta una verifica contabile effettuata dal settore Ragioneria dello stesso Comune ed in base alla quale risulta (risultava…) un debito nei miei confronti di 1.046,04 euro per una indennità di carica risalente al 2006, anno in cui ricoprivo l’incarico di Assessore. Un debito che, secondo l’accusa politica di questi giorni, non avrei onorato nei tempi dovuti ma solo a distanza di quattro anni. E’ molto semplice spiegare che non sono mai stato moroso nei confronti di alcuno e figuriamoci se lo sono per il Comune che –grazie al voto degli elettori- contribuisco ad amministrare. Il caso molto semplicemente è da comprendere da un punto di vista tecnico nel senso che quell’avviso emesso dal Comune nel 2005 è chiamato ‘reversale’, vale a dire una probabile restituzione di una somma incassata indebitamente da qualcuno nei confronti dell’Ente. Perché non ho pagato subito? Semplicemente perché ho chiesto un sostanziale e doveroso controllo su quella somma. Nel momento in cui è arrivato ho restituito il pagamento dell’indennità non dovuta. Non c’è quindi alcuna incompatibilità con il mio attuale incarico di consigliere, anche in questo caso semplicemente perché non sono stato e non sono moroso nei confronti dell’Ente. E veniamo adesso alla sostanza politica dell’accaduto. Un consigliere di maggioranza tira fuori questa storia ma ben presto si accorge che c’è poco da ricamare, infatti quando viene a conoscenza della problematica si rende conto che l’obiettivo non è, né può essere il sottoscritto ma un obiettivo più in generale e cioè dimostrare come l’amministrazione spendeva i soldi per le indennità, superiori a quelle odierne. Tira fuori anche una scheda (consegnata ai consiglieri comunali ed alla stampa) dalla quale risulta l’elenco degli amministratori che hanno percepito le indennità dal 2001 al 2006. Ebbene in quella scheda che tutti- dico tutti- possono leggere si evidenzia che il sottoscritto ha percepito nel 2001 l’indennità di 36.590,50 euro (assessore). Pensate un po’ che il Sindaco –sempre per l’anno 2001- ha percepito la somma di 24.402,59 euro e per gli assessori si va da un minimo di poco più di 2.000 euro fino ad un massimo di 14.118,59. Bene, qualcuno si chiede perché io avrei dovuto percepire una indennità superiore addirittura a quella del Sindaco? Qualcuno si chiede questo e si sa dare delle risposte o molto più semplicemente si tratta di un errore (grossolano) di chi ha elaborato la scheda? Bene, la maggioranza si è resa conto, ma la minoranza (politica) continua purtroppo a buttare benzina sul fuoco, nel senso che continua a scavare per cercare di portare chissà quali carte (magari quelle sbagliate, in Procura) con il solo ed unico obiettivo di screditare il sottoscritto. I nemici, si sa, spesso te li ritrovi piuttosto dentro casa che fuori e Penne non fa eccezione purtroppo a questa che politicamente è quasi una regola. Evidentemente qualcuno ha pensato bene di poter entrare in Consiglio grazie ad una ‘tegola’ abbattutasi sul capo di chi scrive. Ma di una ‘tegola’ si tratta, come ho dimostrato, che andrà invece ad abbattersi su altri. Perché in fin dei conti ci si dimentica sempre che il consenso viene dal popolo, che il popolo ha deciso che io sedessi sui banchi del Consiglio comunale e che, quindi, per ottenere un seggio occorrono i voti. Non le tegole. No, le tegole non bastano”.

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