Era uno scherzetto più che un tesoretto. Così il Comune rinuncia a crediti per 2 milioni

PENNE – Addio a un po’ di Tosap, la tassa per l’occupazione di suolo pubblico. Ma anche a parte della vecchia Ici, l’imposta comunale sugli immobili. Addio anche ai proventi delle concessioni dei loculi cimiteriali. L’incasso per gli immobili alienati nel 2007? Tutto dimenticato, non ci sarà.

Insomma, il Comune non incassa più quasi due milioni di euro di residui attivi. Cancellati. Si tratta cioè di crediti accertati, ma non riscossi. Un colpo di spugna sulle proprie entrate in tempi di guerra come questi, nei quali il Comune di Penne è dato vicinissimo alla dichiarazione di bancarotta. Quasi due milioni: vale una manovra di bilancio, quella sull’Imu. C’è da mettersi le mani nei capelli in una Penne indebitatissima e gravata da un fisco insopportabile destinato ad aumentare e non a scendere. A maggio però i responsabili dei vari settori comunali hanno ripulito il bilancio. E certificato la resa. Sui residui attivi si giocano gli equilibri di bilancio, spesso è su queste poste che si fondano i conti. Tanto è vero che il Comune è riuscito a rispettare il patto di stabilità nel 2011. Quando si verificò il grande buco, emerso nel 2001, risentiva di residui attivi molto dubbi tenuti come fantocci in bilancio a fronte di uscite certissime. Ora il bilancio è più veritiero, si limita ad annotare Emilio Marzetti, il revisore dei conti. “C’è uno sfasamento tra i pagamenti e le riscossioni in conto residui di 788 mila euro che incide sulla disponibilità del Comune”, aggiunge Marzetti. Se questo è l’andazzo, i pennesi sappiano che l’ente vestino deve incassare i 12 milioni di residui attivi che fa ancora figurare in bilancio. Si va dai 4 milioni e 800 mila euro del 2011 ai 345 mila euro del 2007, passando per quelli del 2008 (1.432 mila euro), del 2009 (1.006 mila euro), del 2010 (1.893 mila euro). C’è da riscuotere qualcosa come 3 milioni 344 mila euro fra tasse ed imposte e un milione 875 mila euro di entrate extratributarie.
Nella lista nera dei mancati incassi, allegata al consuntivo del 2011, appare un po’ di tutto. Si parte dagli 80 mila euro della cartolarizzazione, cioè le vendite tramite Carim degli immobili comunali, il cui 30% avrebbe fruttato 138 mila euro, ma che dieci anni dopo vede il suo valore ridursi ad appena 80 mila euro. Totalmente azzerato l’incasso dei 463.225 euro che l’ente locale avrebbe dovuto registrare dalla vendita dei suoi immobili nel 2007, cioè cinque anni fa, per rispettare il patto di stabilità che comunque non venne rispettato. L’accertamento Ici, contabilizzato con determine del 2008, subisce la stessa sorte: 107 mila euro buttati dalla finestra. L’Ici ordinaria, saldo 2009: su 64 mila euro previsti, se ne incasseranno (?) appena 36 mila euro. La Tosap a saldo del 2005 è prescritta: erano 6.250 euro. Per il 2006, lasciati marcire 28.209 euro. Per gli anni arretrati, rispetto al 2005, altri 30 mila euro cancellati. L’accertamento sempre della Tosap del 2007, cioè 15.500 euro, archiviato. Altri 117 mila euro eliminati nell’accertamento dei proventi da alienazione dei beni patrimoniali per recupero del patto nel 2008. Al cimitero, quasi azzerato l’incasso dai loculi: eliminati ben 618 mila euro su quasi 900 mila appostati relativamente al 2009. Brioni non verserà mai i 250 mila euro promessi per il museo della Moda. Stesso discorso per il contributo che un altro privato aveva promesso di versare: 155 mila euro per realizzare la strada Acquaventina-Carmine. Non sarà mai versato.

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