ROMA – I presidenti delle Giunte e dei Consigli regionali, dopo una giornata di incontri e discussioni, hanno trovato, alla fine, l’accordo sul taglio ai costi della politica regionale.
Tutti uniti, fin dalla mattinata, sul fatto che questi tagli andassero fatti “sono giusti, opportuni, ce li chiedono i cittadini, e finalmente tutti gli emolumenti vengono equiparati nelle varie Regioni”, ha detto i presidenti di giunta e consiglio, ma poi, sulla modalità di applicazione di questi tagli, le proposte divergevano. Tanto che, per trovare l’accordo, sono passate quasi 8 ore. Alla fine però la sintesi é stata fatta e la posizione delle Regioni verrà riferita al Governo. Se il Governo accetterà la proposta che arriva dai governatori e dai presidenti dei Consigli regionali, da dicembre i presidenti guadagneranno circa 7.400 euro netti al mese (ora ne prendevano, a seconda delle Regioni, tra i 7 e i 14 mila), comprendendo stipendio ed indennità varie, adeguandosi allo stipendio del presidente dell’Umbria, ad ora il più basso. I consiglieri guadagneranno circa mille euro in meno e godranno di 5 mila euro l’anno come spese per i gruppi, spese che, così caleranno di ben il 50%, con un risparmio totale di circa 40 milioni di euro l’anno. Lo stipendio dei consiglieri sarà dunque uniforme in tutta Italia e verrà verrà parametrato a quello attuale dei consiglieri in Emilia Romagna, che oggi guadagnano meno di tutti. Per i costi dei gruppi, invece, il riferimento preso è stato quello dell’Abruzzo, dove i trasferimenti ai gruppi sono attualmente i più bassi d’italia. Perplessità – a quanto si è appreso – sono state espresse dai presidenti delle Regioni a statuto speciale, che le muoveranno al Governo. Appena il decreto sarà approvato, dovrà essere recepito dalle Regioni che potranno farlo entro il 30 novembre, se non lo faranno scatteranno delle penalità. Dai primi di dicembre, dunque, entreranno in vigore i nuovi emolumenti decisi oggi.