UN VIAGGIO NELLA VALLE D’ANGRI PER IL RILANCIO DELL’AREA VESTINA
Riflessione storica sul modello di sviluppo per un progetto in lineacon il nuovo PNRR

Se proviamo a cercare l’espressione“questione meridionale”nel dizionario Treccani troviamo questa definizione: “l’insieme dei problemi posti dall’esistenza nel Mezzogiorno d’Italia dal 1861 sino a oggi di un più basso livello di sviluppo economico, di un diverso e più arretrato sistema di relazioni sociali, di un più debole svolgimento di molti e importanti aspetti della vita civile rispetto alle regioni centrosettentrionali”.

Dunque“la fuga dai luoghi di origine”, soprattutto dei giovani, che dall’Appennino abruzzese, il più meridionale dell’Appennino centrale, continuano a spostarsi ancora oggi nelle grandi città italiane,ma anche all’estero, è un fenomeno iniziato da oltre un secolo. Dalla metà dell’800 con l’affermazione della civiltà industriale, la crisi economica profonda dell’Abruzzo montano provoca un risultato sociale inarrestabile:l’esodo di massa. Nel secolo scorsole massicce migrazioni verso le miniere del Belgio e degli Stati Uniti d’America, furono funestate da eventi drammatici, il crollo della miniera di Marcinelle nel 1956 con 60 abruzzesi morti. Precedentemente, nel 1907 erano rimasti uccisi una trentina di abruzzesi, su un totale di oltre 500 italiani, nella terribile esplosione della miniera di Monongahnel West Virginia. In questo caso il clamore internazionale attirò l’attenzione degli organi di informazione da tutto il mondo. Un giornalista inglese rivelò al pubblico europeo la triste legge del“Buddy sistem”, molti minatori portavano nel sottosuolo i loro figli, bambini di 8-12 anni chiamati raccoglitori di ardesia. A un bambino rimasto solo, il giornalista non riuscendo ad avviare un dialogo provò a chiedere: “Conosci Dio?”… il Ragazzo ci pensò bene e infine rispose: …“qui non c’è, forse lavora in un’altra miniera…”.

Gli abruzzesi si affermarono anche in altri settori produttivi, dall’edilizia nel Canada all’agricoltura in Argentina, ma anche nella ristorazione e nei servizi in Uruguay, Australia e Inghilterra. Oggi esiste una regione parallela, gli abruzzesi nel mondo sono un milione e duecentomila.

Dopo il grande esodo dei primi decenni del novecento, le montagne vestine continuarono lentamente a svuotarsi fino a ridursi ad una grande area marginale. Vennero abbandonate le aree depresse da un punto di vista geologico e geografico. Nelle vallate dei bacini idrografici si diffuse una vera depressione economica, sociale e culturale che continuò durante i due conflitti mondiali, fino ai primi decenni del secondo dopoguerra. Dalla metà degli anni settanta, finalmente arriva una decisiva, lenta ma continua, novità. Comincia a diffondersi tra i giovani amministratori dei piccoli Comuni montani, un nuovo modello di sviluppo, spesso suggerito e appoggiato da associazioni locali e nazionali, che spingono per la tutela del patrimonio naturale. Si afferma un diverso concetto di territorio, una politica più consapevole che comincia a dettare le regole per l’utilizzo sostenibile e rinnovabile delle risorse naturali.

Dopo la pubblicazione in Italia del Rapporto del MIT “I limiti dello Sviluppo” a cura del Club di Roma diretto dall’autorevole Aurelio Peccei, nel giro di un paio di decenni si afferma il modello Abruzzo Protetto, con 3 parchi nazionali, 1 regionale, 25 riserve regionali e 43 aree SIC.

Circa il 40% del territorio, soprattutto montano, è adesso finalizzato alla tutela e conservazione dei beni naturali comuni. Si prende atto che, a parte rare eccezioni, le notevoli risorse finanziarie pubbliche impegnate nelle aree interne, non hanno determinato il risultato previsto. Inoltre, spesso al mancato arresto della disoccupazione sono stato provocati ingenti danni ambientali, con inopportuni piani urbanistici di lottizzazione a quote elevate, in aree davvero vulnerabili, strade praticamente inutili e costruzioni spesso abbandonate prima ancora di essere collaudate. Una quantità di Cattedrali nel Deserto, dalle cabinovie per le pecore, alle piste di penetrazione dei pascoli, da Ostelli e strutture mai completati a strade in posti assurdi che oggi franano continuamente. L’Abruzzo rischia così di rimanere indietro sul piano della competitività turistica e sociale. Ancora oggi bisogna vigilare con estrema attenzione sulle azioni antropiche e interventi in contrasto con le finalità di tutela, nonostante la presenza dei grandi Parchi nazionali eun collaudato sistema di conservazione e valorizzazione delle risorse naturali,con numerose leggi di settore che dovrebbero garantire almeno la sostenibilità ecologica della montagna. Il turismo e la politica di tutela ambientale rappresentano, insieme a una nuova agricoltura di qualità, un modello che finalmente tende ad invertire quel triste fenomeno del consumo di suolo e riduzione dei boschi mediterranei (che a causa dell’abbandono dei terreni sembrano aumentare spontaneamente), manomissione dei fiumi e altri interventi invasivi sul delicato equilibrio morfologico dei luoghi nelle aree interne.

Nel lontano1979, fino al 1981,è stato redatto durante il servizio volontario civile al Wwf Italia (Di Fabrizio), una prima relazionenaturalistica della Valle d’Angri, che venne utilizzata successivamente dalla Regione Abruzzo per l’istituzione della Riserva Naturale del Voltigno e Valle d’Angri, accorpata poi al grande Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, istituita in base alla Legge 394 del 1991.

Oggi ci attende una nuova sfida, dopo la tragica diffusione mondiale del Covi19 che ha radicalmente costretto intere comunità a modificare abitudini e comportamenti sociali e individuali. In questa prospettiva, con la tendenza a recuperare e valorizzare le aree interne ormai abbandonate, si dovrebbero indirizzare le ingenti risorse che stanno per arrivare in Abruzzo e nell’area vestina dal PNRR, vale a dire verso un nuovo e più armonico modello di sviluppo. L’Unione Europea sostiene investimenti e riforme con l’attuazione dell’accordo di Parigi. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile, coerentemente con il Green Deal europeo,prevedono una strategia di crescita dell’Europa, volta a promuovere l’uso efficiente delle risorse, il ripristino della biodiversità e la riduzione dall’inquinamento. Purtroppo molti Enti pubblici locali, ma anche impresee strutture private, continuano a credere nella possibilità di attingere ai “finanziamenti a pioggia” per continuare con un modello di sviluppo ormai superato che non è riuscito a impedire la “caduta gravitazionale” delle popolazioni interne che ancora oggi continuano atrasferirsi più a valle, verso la costa. Un modello ormaicriticato dalla storia e dalla stessa Europa che impone oggi azioni più resilienti e meno impattanti. L’accesso ai finanziamenti del PNRR è condizionato dal fatto che i progetti includano misure finalizzate concretamente alla transizione ecologica e che, in nessun caso, violino il principio del Do Not Significant Harm (DNSH), ossia non arrechino un danno significativo all’ambiente.

I cittadini oggi chiedono sostenibilità. Il potenziale economico elevato, residenti e visitatori sono sempre più interessati alla tematica ambientale e alla ricerca di esperienze e sempre meno di prodotti. Soprattutto, vogliono massimizzare il proprio benessere attraverso l’attività sportiva all’aria aperta. Tutto questo è stato verificato negli ultimi dieci anni dall’Agenzia Wolftour di Penne. Un viaggio può cambiare, migliorare, arricchire chi siamo. Il potere di crescita e cambiamento interiore del viaggio è uno dei fattori determinanti della scelta del viaggio stesso, sempre più consapevole. È necessario tenere conto di questa nuova esigenza del viaggiatore, un’esigenza che emerge proprio quando il turismo di massa assalta e distrugge luoghi sempre più fragili. Come se non bastasse, i viaggiatori più maturi sul piano emozionale, spendono più della media dei normali turisti. Ma non è tutto. Se parliamo di cibo, scopriamo che i turisti responsabili preferiscono consumare prodotti provenienti da agricoltura biologica, o biodinamica, e preparati secondo le tradizioni locali. Solo con un modello economico innovativo che prevede il turismo culturale territoriale e ambientale è possibile contrastare la Fuga dai Monti, un fenomeno demografico che ha depauperato il tessuto socioeconomico del territorio.

Se analizziamo l’andamento demografico dei Comuni di Penne, Farindola, Montebello di Bertona e Villa Celiera, con i dati ufficialipossiamo verificare come la popolazione residente è diminuita di oltre 8000 unità dal 1951, ed in particolare gli indici di vecchiaia sono allarmanti.

 

Comune                                 1951    2011    2020

Farindola                                4351    1602    1363

Penne                                     14119  12686  11470

Montebello di Bertona               2181    1021    914

Villa Celiera                                1754    746      571

Totali                                      22405  16055  14318

La densità democraficaha subito un decremento significativo -36,09%

Nel Comune di Farindola, ad esempio, nel 2021, l’indice di vecchiaia, che rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione è di di circa 3 a 1(rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni). In termini numerici ci sono 312,5 anziani ogni 100 giovani. Solo il turismo potrà cambiare questa difficile realtà, un turismo però responsabile capace di valorizzare le comunità locali, all’insegna della bellezza. Favorire la scoperta dei luoghi con esperienze uniche grazie ai piccoli progetti come arrampicata sportiva, escursioni naturalistiche, spostamenti lenti in e-bike, significa stimolare una domanda di turismo che, invece di distruggere il territorio, lo valorizza e ne chiede la preservazione. Purtroppo dalle aree interne arrivano spesso proposte lontane da questi principi.

Se torniamo per un attimo alla storia dell’Abruzzo, dobbiamo considerare che l’ambiente geografico ha svolto un ruolo prioritario nel rapporto uomo-montagna.Geologia e morfologia hanno caratterizzato la regione dei parchi che ha il 65 % del territorio montuoso.

Il Corno Grande di 2912 metri rappresenta la vetta più elevata dell’intero Appennino. I rilievi, disposti su tre allineamenti paralleli, con suggestivi altopiani carsici e fertili fondovalle, dove si erano insediati gli antichi popoli italici, rappresentano, per dirla con le parole di Silone i“personaggi più prepotenti della vita abruzzese”. Anche il paesaggio delle colline, arrotondate e argillose, nel versante orientale a ridosso del mare,da 100 a 600 metri di quota, rappresentano un importante luogo abitato, con numerosi borghi e insediamenti diffusi.

Nel 1873 con la costituzione a Roma del Club Alpino Italianoiniziarono le prime “esplorazioni” sul Gran Sasso d’Italia, che erano state già state anticipate con le riuscite missioni alpinistichesul Corno Grande di Francesco De Marchi (1573) e Orazio Delfico (1794).

Le condizioni odierne sono cambiate, dopo oltre un secolo di escursioni e alpinismo, le montagne in ogni periodo dell’anno sono frequentatissime da turisti ed escursionisti, naturalisti e fotografi ma anche da sportivi e ricercatori, locali e nazionali e, sempre più spesso, provenienti dall’estero. Tutto questo rappresenta un nuovo modello di sviluppo sostenibile che si è affermato dopo l’istituzione delle aree naturali protette.

Nell’estate del 2021 Campo Imperatore è stato preso letteralmente d’assalto da migliaia di camper,tanto che qualcuno ha ironizzato affermando che adesso bisognerebbe cambiare il nome in Camperimperatore.

Sono numerose le strutture turistiche di accoglienza che con uno sguardo proiettato al futurooperano ormai da anni nell’area vestina.Tra le organizzazioni più note si citano ad esempio la COGECSTRE, Wolftour e il Bosso, che accompagnano nel corso dell’anno migliaia di turisti appassionatidi natura, attraverso specifiche e diversificate offerte.

Il Borgo di Santo Stefano di Sessanio può essere senza alcun dubbio un’esperienza di successo, ma lo sono anche la Riserva Naturale Regionale Lago di Penne, l’area del Fiume Tirino e il nuovo progetto di valorizzazione dello sci nordico nella bellissima conca carsica del Voltigno, se  consideriamo la zona Vestina.

Un altro progetto che potrebbe essere avviato riguarda la splendida Valle d’Angri. Durante il Forum la Valle Incantata,del 4 dicembre 2021, nel CEA Bellini di Collalto, a Penne,è stato presentato il libro fotografico, naturalistico e antropologico dal titolo FONN,luci e ombre del Vallone d’Angora. Con abilità straordinaria, l’autore Gino Damiani di Farindola, è riuscito a documentare la ricca biodiversità, i paesaggi sconosciuti e misteriosi, la rara florae l’elusiva fauna.

La Valle d’Angri non è una terra abbandonata, è frequentata oggi da cervi e caprioli, lupi e aquile reali e perfino dall’orso marsicanoche è tornato recentemente nella zona più alta. Non ci sono residenti, per questo la natura è tornata in tutte le sue meravigliose forme, si potrebbe adesso realizzare un vero progetto di sviluppo responsabile,l’Ecomuseo territoriale, partendo dalla ricca biodiversità con il recupero di alcune stinzie e strutture esistenti all’ingresso della stretta gola dove ci sono anche alcune falesie utilizzate per l’arrampicata sportiva.

Istituire una Capanna Scientifica o un Laboratorio della Montagna per organizzare e gestire le numerose prenotazioni di accesso alla valle,compresi i pacchetti per corsi di arrampicata sportiva, di fotografia naturalistica e di escursionismo anche in e-bike, rappresenta il futuro dello sviluppo economico del territorio. Inoltre attivare una rete naturale di mobilitàlenta,lungo il fiume Tavo con la “Porta di accesso al parco”dalla riserva di Penne fino ai Borghi di Calascio, Castel del Monte, S. Stefano di Sessanio e Ofena, ma anche oltre fino alla valle dell’Aterno e più a Sud fino a Corvara, significa avviare un riscatto sociale, culturale ed economico coerente con lo sviluppo armonico previsto dal PNRR. Ci sembra la migliore risposta possibile, anche per uscire al più presto dalla crisi degli ultimi anni, che ha inserito una parte dell’area vestina all’interno del cosiddetto Cratere sismico.Oggi ci sono tutte le condizioni innovative per l’atteso Progetto di Rilancio,in linea anche con la nuova transizione digitale ecologica prevista dalla programmazione europea e nazionale.

Bisogna evitare interventi che rischiano di vanificare il lungo lavoro avviato a partire dagli anni settanta dagli Amministratori lungimiranti di quei tempi.

Recentemente un pericolo è arrivato da un progetto di messa in sicurezza della strada di accesso alla Valle d’Angri, con un intervento che all’origine prevedeva l’applicazione di reti metalliche paramassi sulla parete di arrampicata sportiva. La mancanza di comunicazione tra gli Enti locali, i portatori di interessi e le associazioni che continuano ad occuparsi della tutela della montagna ha rischiato di provocare un blackout partecipativo, che poteva sconfinare verso un conflitto sociale. L’intervento tempestivo del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, sollecitato da numerose associazioni tra cui il CAI, Italia Nostra, il WWF, Mountain Wilderness, LIPU, Collegio delle Guide e Accompagnatori di media montagna, e dalla volontà del Comune di Farindola decisa a variare il Progetto, ha determinato fortunatamentela salvaguardia dell’integrità della parete di roccia frequentata da numerosi sportivi e alpinisti. Ancora una volta la Valle Incantata resta all’avanguardia come una delle aree wilderness più importanti dell’intero Parco nazionale.

La Valle d’Angri ospita nella sua ossatura calcarea informazioni geologiche riguardanti la genesi e l’evoluzione del massiccio del Gran Sasso d’Italia. L’idea dello scienziato geologo Leo Adamoli di istituire a Farindola l’Osservatorio diGeologia del Gran Sasso d’Italia, nel Polo Scientifico del Parco, è scaturita dalla “chiave di lettura” custodita nelle rocce della Valle.

I periodi remoti delle ere glaciali prima e del fenomeno del carsismo poi, hanno modellato questa area dotandola di pareti verticali, pinnacoli, torrioni, grotte, risorgenze quali Mortaio d’Angri  e Vitella d’Oro, “nastri d’argento” quali il fiume Tavo, il fosso Colle Arcone – Vado di Focina, il fosso Scalette e il fosso Rigopiano.

All’inizio del secolo scorso, una piena del fiume Tavo, durata molti giorni, portò alla luce una necropoli della città italica e romana di Angri distrutta intorno al V secolo d.C., oggetto di prime indagini archeologiche da parte della Sovrintendenza abruzzese.

Negli anni Sessanta, il sentiero Sportella – Valle d’Angri è stato allargato di qualche metro, per dare la possibilità ai mezzi motorizzati dell’Acquedotto del Tavo di poter transitare per la gestione pubblica dell’acqua della sorgente Mortaio d’Angri. A memoria d’uomo non viene ricordata la caduta di sassi dalla falesia Sportella.

E’ affascinante camminare, arrampicare, penetrare nelle cavità carsiche, contemplare la natura selvaggia nella quale donne e uomini si sono misurati nell’arco di 3000 anni, con le acque, i venti, le nevi, gli orsi, i camosci, le aquile, dimostrando un forte legame con la valle incantata.

Ci auguriamo che nel prossimo futuro il connubio tra le economie della conservazione e la tutela della montagna possano diventare un monito e un riferimento per chi si occuperà della Governance del territorio nell’interesse delle prossime generazioni, affinché i giovani possano continuare a custodire quella cassaforte di biodiversità appenninica che garantirà un futuro migliore al bene comune. 

Tommaso Navarra- Presidente  del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga  

Fernando Di Fabrizio- Ambasciatore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga  

Articoli correlati

Pin It on Pinterest

Share This