SEMPLICEMENTE UN INGEGNERE DI VECCHIO STAMPO
Addio Campana

Fra un mese avrebbe compiuto 103 anni, Fernando Campana, l’ingegnere: un personaggio fuori dal comune. Si è spento domenica nella sua attrezzatissima, con annessa officina, tenuta agricola di Penne che ormai lo aveva adottato, lui teatino di origine. Dopo il matrimonio e le vicissitudini del periodo bellico, il tenente d’artiglieria Fernando Campana si laureò in Ingegneria a Bologna e iniziò immediatamente una brillante carriera: prima a Cairo Montenotte, dove rimaneggiò, ottimizzandoli, gli impianti della Montecatini in pochissimo tempo; poi a Crotone per la rimessa in funzione degli impianti per la produzione dell’acido solforico, anche qui con performances straordinarie che in tre anni lo porteranno a Milano quale segretario generale e braccio destro dell’ingegner Giustiniani che rese grande il polo chimico italiano con la Montecatini.

L’ingegner Campana faceva spesso cose ai limiti- forse anche oltre- del consentito per migliorare nel minor tempo possibile il rendimento degli impianti senza fermare la produzione, soprattutto in caso di avaria. Un giorno si era infilato in un forno per una riparazione, dopo aver fatto allontanare il piano delle fiamme che arrostivano il minerale: non delegava mai ad altri lavori pericolosi. L’ingegner Campana ha vissuto tutta la parabola, dalla nascita alla trasformazione, della grande industria italiana, essendo stato uno dei pochissimi ingegneri italiani esperti di impiantistica, in grado di progettare e costruire grandi o grandissimi impianti e la loro logistica.

La sua attività spaziava dalla vendita dei brevetti per l’altissima tensione da un milione di volt alla Westing House americana con la Magrini Galileo, quando ne era amministratore delegato, all’impiantistica per l’aeroporto di Città del Capo, agli impianti elettrici dell’aeroporto di Fiumicino fino ai dissalatori dell’Arabia Saudita.  

B.Lup.

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