PERCHÉ È GIUSTO TORNARE TRA I BANCHI DI SCUOLA E DIMENTICARE LA DAD

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Rispetto alla questione scuola stiamo tutti perdendo il punto: l’obiettivo non si esaurisce nel bagaglio nozionistico raggiunto durante gli anni tra i banchi, dopo un po’ di tempo diverse di quelle conoscenze andranno perdendosi nel dedalo di ulteriori e iper-specializzate competenze che gli studenti decideranno di intraprendere.

Eppure, v’è una cosa che nessuno di loro ha perso né perderà, si tratta di tutta l’esperienza racchiusa nell’educazione relazionale e sentimentale di quegli anni.

Affinché questo possa avvenire è però essenziale la fisicità, il contatto diretto con altri, il quale parte dal risolversi le beghe con i bulletti della scuola, al raccontarsi con imbarazzo a qualcuno, tentare di far cessare le risate per uno scherzo al prof., nascondere il cellulare sotto il banco per guardarsi la versione di Latino… (no, scherzo, questo non lo fate!)

V’è tutta una serie di piccole esperienze che consentono ad un ragazzino di esistere oltre quel frangente di vita ove si sente catturato tra il legno dei banchi; senza ombra di dubbio la situazione pandemica tutto questo ce l’ha portato via: cosa vuoi che si raccontino dietro uno schermo? E’ vero, oggi abbiamo Tik Tok ed Instagram, in quindici secondi di vita e in pochi caratteri si deve essere bravi a sintetizzare un’emozione, eppure non è vita, così come non lo è stata davvero nel corso dei diversi lockdown.

Questi anni – volenti o nolenti – stanno privando generazioni di ragazzini dal fare le loro dovute esperienze umane, si tratta di un bagaglio emotivo-culturale che non tornerà più indietro, delle lacune cento volte più gravi di un debito a matematica alla fine dell’anno.

C’è stato un tempo in cui ero in grado di risolvere gli integrali, complicatissimi artefatti matematici che hanno un affascinante universo dentro di loro, oggi non ricordo più come si scriva una funzione in tal senso, eppure m’è rimasto tutto quello che umanamente ho vissuto durante quegli anni, e so per certo che non lo dimenticherò mai, perché mi ha permesso crescere.

L’esperienza in DaD spesso si esaurisce nel voler valutare gli studenti assicurandosi di dar loro quella parcella nozionistica richiesta dallo Stato, in fondo è così anche nella scuola reale: abbiamo avuto tutti cattivi prof e fantastici insegnanti, ci siamo sentiti un po’ da meno rispetto al valore che in adolescenza oscillava spesso tra un “non so cosa voglio” e un timido “forse posso volere di più”, ma questo è un altro annoso problema di ciò che non funziona nel nostro sistema educativo, un giorno ne parleremo.

Il punto che voglio esprimere è semplice: ragazzi, so che avete paura, è impossibile non lasciarsi suggestionare quando si è bombardati di informazioni confuse e allarmanti ogni giorno, eppure non pensate che la DaD risolverà i vostri problemi.

E’ soltanto un modo per rifuggire alla vita reale, perché nonostante spesso sia un casino, soprattutto alla vostra età, un giorno potreste rimpiangere persino il non aver perso un autobus per tornare a casa e dovervi cimentare sull’affrontare quello specifico stress emotivo.

Avrete bisogno di conoscere come siete in mezzo ai vostri coetanei e come siete senza di loro, è giusto anche provare vergogna, imbarazzo e disagio, perché per quanto sensazioni brutte sono totalmente autentiche e reali, e sono tutte vostre.

Da ancor prima del COVID ci si sta limitando dietro uno schermo, ma il “Black Mirror” non ci farà crescere né oltrepassare la comfort zone, vivere queste piccole paturnie è ciò che vi potrà rendere, se lo vorrete, persone più forti un domani.

Ci stiamo tanto e giustamente preoccupando per la tutela dei salute dei nostri cari, ma è necessario dare lo stesso risalto alle conseguenze che molte scelte avranno sui nostri ragazzi, perché spesso la scuola è trattata alla stregua dello sgabuzzino di una casa, facendo ricadere così tante responsabilità su dirigenti e docenti che spesso non hanno neanche i mezzi o le conoscenze per implementare certe dinamiche di prevenzione.
Altresì, se si fosse voluto per davvero dare una spinta al sistema educativo, mi sarei aspettata una differente disposizione delle risorse nella Legge di Bilancio del 2022, che al contrario ha ben riconfermato la tendenza di tutti i governi del Belpaese: straparliamo di futuro e di giovani, ma nel concreto non siamo in grado di disporre i mezzi necessari per scommettere davvero su di loro.

Dott.ssa Vanessa Combattelli

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