PENNE – Aveva ragione l’ex assessore Vincenzo Di Simone a lamentarsi dei danni all’immobile di famiglia in via De Caesaris.
Il giudice civile Marco Bortone ha infatti riconosciuto ai familiari dell’architetto (lui era uscito da tempo dal processo) il risarcimento per i disagi (anche morali ad un anziano) che gli sono stati cagionati “ciascuno per quanto di propria competenza”dal Comune, dalla parrocchia del Carmine ed anche dall’Arcidiocesi Pescara-Penne, comproprietari (l’ente locale in gran parte, ad eccezione della chiesa e di tre subalterni all’attivo della parrocchia, ed un quarto subalterrno, cioè i locali seminterrati dove si fa catechismo, di proprietà della Curia) del complesso monumentale della Madonna del Carmine . E allora per il 31% ciascuno in solido: 11.209 euro pari al costo degli interventi a sanatoria, come il drenaggio effettuato a tergo del muro di sostegno stradale, e 128.647 euro (Iva esclusa e importo così rivalutato fino a gennaio) pari agli oneri di ripristino funzionale dell’immobile lesionato. Alla cassa non andrà comunque l’ente vestino: lo salva la polizza contratta con le assicurazioni Generali. L’Arcidiocesi e la parrocchia (che aveva tentato, senza successo però, di far intervenire la Cattolica assicurazioni) invece i soldi li devono sborsare. La causa partì nel 2005 quando l’architetto Di Simone, noto immobiliarista, era assessore all’urbanistica della giunta Fornarola da cui decise di uscire dopo la richiesta di risarcimento dei danni avanzata in tribunale. A dargli man forte, fu l’accertamento tecnico preventivo firmato dall’ingegner Giampiero Zenone. Nella sua relazione del luglio 2005, individuava come cause delle “diffuse lesioni sia al piano terra sia a quello sottostrada che denotano un importante quadro fessurativo causati dalle infiltrazioni d’acqua provenienti dalla strada posta a monte del fabbricato dei Di Simone-Savini. Non solo: attribuiva le colpe anche alle acque piovane provenienti dal tetto del complesso religioso, oltre alla parziale occlusione di un tombino, l’unico nella zona deputato ad accogliere le acque defluenti dalla strada comunale che collega Penne all’oasi lacustre. Ma la perizia, affidata successivamente dal giudice Bortone all’ingegner Giuseppe Cauti e al geologo Angelo Di Ninni (imputato per falso ideologico nel processo sulla strada incompiuta mare-monti poiché, secondo lui tecnico incaricato dalla Provincia, l’arteria non interferiva con la fascia protetta della riserva), ha decisivamente sottolineato altre cause all’origine del danno. Come il 40% delle quali addossate agli stessi danneggiati per le responsabilità relative alle inadeguate modalità edificatorie del loro fabbricato. Un altro 30% delle colpe è stato posto a carico degli enti proprietari del complesso della Madonna del Carmine, cioè soprattutto Comune, parrocchia ed Arcidiocesi, responsabili della mancata regimentazione delle acque meteoriche. Il 10%, ancora, a carico esclusivo dell’Arcidiocesi, responsabile dell’omessa manutenzione dello scarico del bagno a servizio dei locali seminterrati. Il 15% ha responsabilità rimaste ignote, perché riferite alla tubazione in gres rinvenuta rotta sotto la strada: esclusa la colpa all’impresa che ha lavorato per trasformare, fin qui invano, l’ex convento in museo della Moda. Colpa del 5%, e quindi l’1% ciascuno, per il rallentato deflusso delle acque provenienti dalla strada, in conseguenza di un malfunzionamento dell’unico tombino nella zona deputato a raccogliere le acque defluenti dalla chiesa.