MANOPPELLO: AMBITO SOCIALE, LA RESILIENZA È UN PROGETTO DI SERENITÀ PER IL FUTURO

Ventidue comuni dell’area Val Pescara, da Manoppello a Popoli, si sono aggregati per offrire ai propri cittadini una serie di servizi a rilevanza sociale. Questo distretto è denominato Ambito Sociale ed  è contraddistinto dal numero 17 che potrebbe far pensare ad un casualità sfortunata, ma il viaggio di seguito illustrato dimostra il contrario mettendo in evidenza la capacità dell’uomo di resistere anche alla cattiva sorte.

Nel distretto, ogni giorno, personale qualificato presta la propria opera aiutando chi ne ha più bisogno, il loro compito non è solo erogare servizi, ma ridurre o ritardare la domanda di sanità. E lo fanno entrando nelle case, tendendo la mano a chi spesso, quella mano non riesce ad afferrare, a chi vive con estrema difficoltà il proprio disagio o quello di un familiare.  A volte è il nucleo ad vere un disagio, a chiedere aiuto, famiglie alle quali gli assistenti sociali si affezionano, con le quali soffrono e gioiscono se si arriva ad ottenere un buon risultato.

Angeli al servizio dei più deboli che infrangono sacri spazi familiari a fin di bene, per costruire un rapporto fiduciario con chi trovano dall’altra parte. Ma non è tutto oro quello che luccica ed è la storia che parla.   Racconta di 80 professionisti che, nonostante la precarietà, le difficoltà di vivere molti mesi senza compenso e spesso senza diritti, hanno continuato nella loro missione di sostegno alle persone in difficoltà, con forza, dignità, passione e competenza. La sottile linea che unisce due tipologie di precarietà: quella sociale e quella lavorativa e che porta a chiedersi quale delle due realtà ha più bisogno di sostegno. Eh già perché l’una è strettamente legata all’altra, l’una ha bisogno dell’altra per sopravvivere, per navigare nel mare dell’indifferenza e non affondare, due realtà intimamente interconnesse. Se una vive l’altra vive.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Comune di Manoppello, capofila e guida,  rappresenta la rete delle 22 Amministrazioni comunali ma non presenta sul sito istituzionale la reperibilità di molte notizie a riguardo, cosa che gli altri 23 ambiti sociali in Abruzzo, offrono con grande trasparenza e semplicità. Un territorio questo, dove forma e sostanza sembrano antitetiche ma dove i fatti dimostrano che, se purformalmente sul web non si reperiscono molte informazioni, sostanzialmente è grande il lavoro realizzato, in fase di attuazione e soprattutto programmato. I servizi vanno dagli aiuti economici ai soggetti in emergenza all’assistenza domiciliare, dal servizio di trasporto per portatori di handicap al segretariato sociale, dall’assistenza scolastica alla formazione, dall’inclusione alla protezione, dai centri antiviolenza al terzo settore. Il distretto coglie le opportunità di finanziamento per progetti specifici come il “Dopo di noi” che si pre-occupa del futuro dei soggetti fragili e come “Agorà” che punta a formare disoccupati al fine di inserirli nel mercato del lavoro. Un’attività costante a favore di anziani, famiglie, immigrati, persone con disabilità, terzo settore e di stimolo e sostegno a fattorie sociali, centri diurni e strutture per anziani autosufficienti. Questi angeli precari sono gli stessi che in piena pandemia lasciavano le loro case per offrire assistenza e garantire l’erogazione dei servizi prendendosi grandi rischi e buttando il cuore oltre l’ostacolo. Nell’ordinarietà, che per meccanismo mentale pensiamo lontana e invece ci riguarda molto da vicino, nelle storie in cui nessuno vorrebbe entrare, nelle case dimenticate, a guardare volti disarmati, tristi, spesso violenti, nelle dinamiche di situazioni estreme. In tutto questo ed altro protagonisti sono loro e non noi, nemmeno chi si trova al di là delle scrivanie, in prima persona ad abbattere qualsiasi forma di incompatibilità.  Gli assistenti sociali ogni giorno, in prima linea, attendono che si aprano le porte di chi li sta aspettando perché ha bisogno di un raggio di sole in un cielo scuro. Il futuro grazie all’azione di un programma strategico come il Piano di Rilancio e Resilienza, può segnare il punto di svolta. Lo Stato imporrà una vera integrazione socio sanitaria con l’attivazione di un sistema sanitario territoriale teso a ridurre la domanda di ospedalizzazione e con l’obiettivo di potenziare il servizi sociali al fine di ridurre o ritardare la domanda di sanità. La comunità europea, d’intesa con il Governo italiano, ha tracciato la nuova strategia per eliminare le disuguaglianze sociali, economiche e territoriali, promuovendo progetti ad inclusione sociale, stimolando l’individuazione di modelli personalizzati per la cura delle famiglie, delle persone di minore età, degli adolescenti e degli anziani, così come delle persone con disabilità in modo da favorire la socializzazione e sostenere percorsi di vita indipendente. Il Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza (PNRR) investirà 22,4 miliardi sul sociale imponendo nuove strategie che avvicineranno, almeno nelle intenzioni, le istituzioni ai cittadini secondo questo concetto: “più assistenza domiciliare, più prevenzione, più servizi sociali riducono la domanda di sanità, migliorano la qualità della vita eriducono i costi per lo stato”. Manca solo un tassello al tutto, la de-precarizzazione degli attuatori, gli 80 operatori ai quali è delegato il compito di migliorare la vita dei soggetti con difficoltà. I professionisti devono poter lavorare senza precarietà e valorizzando la legge 178/2020 che prevede azioni di stabilizzazione e potenziamento del personale specialistico da parte dei Comuni aderenti all’Ambito sociale, questo obiettivo sarà facilmente perseguibile. Facciamo tesoro di quello che è accaduto, valorizziamo la sofferenza di questi “erogatori di serenità”. Gli amministratori hanno un compito e al tempo stesso una grande responsabilità: rendere stabile l’erogazione di un servizio fondamentale. Il passato fornisce un tesoro di esperienzeche servono ad evitare di commettere gli stessi errori. L’auspicio è che al piccolo esercito di angeli che ogni giorno opera silenziosamente rendendo migliore la comunità locale, giunga il giusto supporto e legittimo riconoscimento dalle istituzioni.

Maria Zaccagnini

 

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