“Assessore Paolucci: bocciato. Direttore Generale Asl Pescara Mancini: bocciato. Direttore Agenzia Sanitaria regionale Mascitelli: bocciato. Governatore. Bocciato. Manca una persona…eehmm…qualcuno dice di rimandarla a settembre…ma siamo già a settembre…va be’ andiamo avanti che abbiamo poco tempo”. Con queste parole, il Dott. Nicola Spoltore, promotore infaticabile, preparato e dovizioso, di idee e di determinazione, del Comitato “Salviamo l’Ospedale di Penne”, ha aperto il suo intervento alla manifestazione “Abbracciamo l’Ospedale di Penne” di sabato, 2 settembre, a Penne.
La persona non menzionata nell’appello per la distribuzione delle pagelle sull’operato di ciascuno rispetto al San Massimo, era Lady Prezzemolina, la parlamentare Chiavaroli. I politici hanno un intuito ferino quando capiscono di dover stare alla larga. E infatti chi non ci “poteva” stare alla manifestazione, non c’era. L’unica presenza di rilievo, oltre ad alcuni sindaci Vestini, era quella del consigliere regionale del M5S, Pettinari. Degli altri, nemmeno l’ombra che si materializzata solo più tardi, a Colleromano, per la giornata del FAI! La fretta del Dott. Spoltore nel chiudere l’appello era dovuta anche all’imbarazzo per la pagella di Lady Prezzemolina. La sua era quella della bocciatura più sonora, per non aver saputo difendere, da membro del Governo, la sorte del San Massimo, nonostante il rapporto personale con la ministra della salute dalla quale aveva accompagnato il sindaco Semproni e i suoi carissimi nella gita fuori porta, a luglio 2016. Ma nella Piazza Santa Chiara, luogo del raduno per la manifestazione, erano presenti alcuni sodali locali di Lady Prezzemolina, un po’ di esponenti dell’amministrazione comunale, gli stessi che la invitano a Penne come la Madonna Pellegrina, anche per la sagra della patata sfatta. L’ultima volta, per Marcinelle. Un’assenza inavvertita da tutti gli altri e, comunque, compensata dalle banalità del sindaco che, nelle sue quattro parole, ha ringraziato (almeno quello…) il Comitato, perché fa ciò che in teoria avrebbero dovuto fare lui e la sua amministrazione: guidare la protesta politico-istituzionale e non andare a rimorchio di chi, per fortuna, l’ha concepita al posto loro e la sta egregiamente guidando. D’altronde, il sindaco ha dato la plastica dimostrazione di non essere consapevole del ruolo guida che avrebbe dovuto svolgere, quando ha riferito di aver risposto, a chi gliene chiedeva ragione, che non indossava la fascia di sindaco volutamente, per aver desiderato partecipare alla manifestazione da cittadino qualunque. Peccato che non sia un cittadino qualunque ma il sindaco della Città, quella Città più volte ferita da decisioni istituzionali miopi, inique o criminogene, contro le quali prim’ancora che la sua protesta di cittadino dovrebbe pubblicamente elevare, a ogni occasione, lo sdegno della istituzione da lui guidata, quella più vicina ai cittadini, il comune, rendendola riconoscibile proprio dalla fascia tricolore. Ma starglielo a spiegare è tempo perso. La protesta organizzata è, allo stato dell’arte, l’ultima spiaggia per la difesa del San Massimo, essendo saltati tutti gli appuntamenti legislativi e programmatici nei quali si poteva immaginare e tentare di agire. Anzi, la situazione s’è fatta parecchio complicata! I fronti sono apparentemente tutti uniti nello sprofondare l’Area Vestina nella condizione del mendicante al cospetto del ricco Epulone. Il fronte politico, è da decenni orientato a umiliarla e, ciononostante, gli esponenti politici locali non se ne curano, anzi, come fanno Semproni e suoi carissimi, in questo caso tradendo pure lo spirito civico che promanava dalla lista vittoriosa alle elezioni comunali, danno piena corda agli esponenti e alle logiche correntizie della politica sovraccomunale (ACA, il carrozzone, docet …) con inviti e riverenze. A quel fronte si è saldato, per il momento, quello giudiziario che ha “validato” l’operato del commissario ad acta e della giunta regionale (anche) circa le decisioni sul San Massimo. E se la politica tace, o balbetta, com’è capitato a taluno nel giustificare le scelte sull’Ospedale Vestino, a parlare non rimane che il popolo. E, siccome, “un’idea è al tramonto, quando non trova più nessuno capace di difenderla”, che il popolo Vestino, organizzato dal Comitato “Salviamo l’Ospedale di Penne”, propugni e difenda l’idea della salvezza del San Massimo fa sì che essa non sia al tramonto. A manifestare questo anelito e questa spinta allo strenuo presidio attorno al “loro” Ospedale, è stata una fiumana di gente che ha formato una lunghissima catena umana strettasi attorno al San Massimo in un virtuale abbraccio di protezione. Se sarà opportuno o addirittura necessario, forse si penserà, è l’accenno riecheggiato in Piazza Santa Chiara, anche al referendum abrogativo della legge regionale che ha accorpato le Asl, dando quella di Penne in pasto a Pescara. Si vedrà. Per ora, è anche l’appello del Comitato, fondamentale è mantenere vive la volontà e la determinazione necessarie per difendere, con il San Massimo, il diritto alla cura della salute in tempi e modi non solo “legali”, ammesso che lo siano, ma anche rispettosi delle esigenze delle persone pazienti e dei loro famigliari. Ciò che non sono mai e che ha smesso, da tempo, di essere anche per i Vestini.
Giovanni Cutilli