Clima da guerra fredda tra la Fondazione Musei Civici di Loreto Aprutino e la Regione Abruzzo. Ormai i rapporti sono tesi, soprattutto quelli politici, e così in consiglio comunale i consiglieri di UnitiPerLoreto, in una interrogazione, l’ennesima, chiedono al sindaco, che nomina quattro rappresentanti più un suo delegato all’interno del consiglio di gestione, di chiarire la posizione della maggioranza loretese sulla querelle in atto.
Ricapitoliamo. Nell’ottobre 2023, il consigliere regionale Vincenzo D’Incecco della Lega presenta un progetto di legge, approvato, per riconoscere Castelli come “città della ceramica abruzzese” e per assicurare un contributo sia alla Fondazione dei Musei Civici di Loreto Aprutino (30mila euro annui), comodataria della collezione di antiche maioliche di Castelli “G. Acerbo” di proprietà della Regione Abruzzo, sia alla Fondazione Paparella Treccia Devlet di Pescara.
Entrambe le Fondazioni, Paparella e Musei Civici, avrebbero dovuto, in virtù della legge regionale e del contributo ricevuto, cambiare lo Statuto per garantire la rappresentanza alla Regione Abruzzo all’interno dei rispettivi consigli di gestione. La “Paparella Treccia” in pochi mesi adempie a quanto richiesto dalla Regione, nominando un componente, mentre la Fondazione Musei Civici, incassato il contributo per la promozione delle ceramiche, ignora la richiesta.
I componenti della Regione Abruzzo destinati a sedersi all’interno del Consiglio di Amministrazione erano stati designati a luglio 2024 e Lacerba ne diede notizia sulla propria pagina web: si trattava di Maria Luisa Giovanetti, Massimo Macrini e Valeria Mazzatenta. Ma lo Statuto della Fondazione dei Musei Civici non solo non è stato cambiato, ma contrariamente a quanto si pensasse non prevede proprie nomine di componenti da parte dell’ente regionale.
O meglio, esistono addirittura più Statuti, entrambi con il timbro del notaio Scaccia: in uno si prevede un rappresentante della Regione; nell’altro, che oltre al timbro contiene anche le firme dei rappresentanti dei soci fondatori, non viene prevista la nomina di un consigliere designato dalla Regione. Come è stato possibile, allora, in passato che nominasse un suo rappresentante se lo Statuto, quello pubblicato sul sito della Fondazione, non lo stabilisce? E’ stato applicato lo Statuto con il solo timbro?
Ma le stranezze degli anni scorsi in merito alle nomine sono state diverse: per anni è stato designato, oltre al componente della Regione, anche un membro designato dalla Soprintendenza delle Belle Arti ed uno anche dalla sede locale dell’Archeoclub. In pratica, nomine che, Statuto alla mano, oggi non avrebbero ragion d’essere: ne deriverebbe che per logica i consiglieri degli enti appena citati non avrebbero potuto votare gli atti portati all’approvazione del consiglio di gestione.
Ma da dove nasce questo caos, almeno per quanto concerne la nomina di competenza regionale? Ripercorriamo le tappe della nascita della Fondazione Musei Civici. Nel 1994 la Giunta Regionale, guidata da Vincenzo Del Colle, grazie alla legge regionale 66 fu autorizzata all’acquisto delle ceramiche “Acerbo” per un importo pari a 2 miliardi e 500 milioni di lire.
Nel 1997, tre anni dopo, nel mese di settembre, il consiglio comunale di Loreto Aprutino, con Mauro Di Zio sindaco, delibera la costituzione della Fondazione Musei Civici. In quella assise non mancarono le polemiche: Licio Ferri, consigliere di minoranza, in quota ai socialisti, contesta l’atto di fondazione in quanto è carente nelle parti in cui dovrebbe prevedere gli apporti dei singoli enti fondatori.
Inoltre, ritiene illegittima la proposta dell’art. 2 (La Fondazione ha sede in Loreto Aprutino, nei locali realizzati per attività museali presso il Castello Chiola, acquistati dal Comune di Loreto Aprutino) in quanto la sede della Fondazione viene individuata nei locali dove “deve essere collocato il Museo delle ceramiche, obbligo derivante dal vincolo della sovrintendenza perché si potesse intervenire sul Castello Chiola. Stesso vincolo fu posto dalle concessioni edilizie rilasciate dal Comune. Da una scelta quale quella prevista dall’art. 2 si eludono, di fatto, i vincoli e le condizioni posti dagli organi competenti perché fosse autorizzata l’operazione Castello Chiola”.
Insomma, al di là delle polemiche, lo Statuto allegato alla delibera prevedeva, in seno al Consiglio di Gestione, la nomina di un rappresentante della Regione Abruzzo. Nello stesso anno e nello stesso mese, aderisce alla costituenda associazione la Fondazione della Cassa di Risparmio di Pescara e di Loreto Aprutino, presieduta da Nicola Mattoscio. A novembre, sempre del 1997, è la volta della Provincia di Pescara guidata da Luciano D’Alfonso che aderisce alla Fondazione Musei Civici e qui, incomprensibilmente, l’art. 10 dello Statuto, che regola la composizione del consiglio di gestione, è diverso da quello del Comune aprutino: non è prevista la nomina da parte della Regione Abruzzo.
A gennaio del 1998, si procede, davanti al notaio Scaccia, alla sottoscrizione dell’atto costitutivo con un patrimonio iniziale pari a 550 milioni di lire: 250 versati dal Comune di Loreto Aprutino, 100 dalla Provincia di Pescara e 200 dalla Fondazione Caripe. Nell’atto costitutivo non compare la designazione da parte dell’ente regionale. Nel 1999, nel mese di maggio, con 4 miliardi 686 milioni 750 mila lire, il Presidente della Regione Antonio Falconio, acquisisce, in comproprietà con il comune, che sborsa 312 milioni 450 mila lire, dagli eredi di Giacomo Acerbo la collezione delle ceramiche di Castelli, affidata alla Fondazione Musei Civici.
Arrivando ai giorni nostri, con la legge regionale 96/5 del 17 ottobre 2023 la Regione Abruzzo, proprietaria, con il 93,75% della “Collezione G. Acerbo di antiche maioliche di Castelli”, designa tre componenti all’interno dell’organismo di gestione della Fondazione stessa.
L’attuale presidente della Fondazione, Mauro D’Amico, ha fatto sapere che non intende mettere mano allo Statuto, pur avendo già speso i 30 mila euro ricevuti dalla legge regionale. Cosa succederà se D’Amico dovesse non cambiare idea? Dovrà restituire il contributo e rinunciare anche a quelli destinati all’ente culturale aprutino per i prossimi anni? O nelle peggiori delle ipotesi, la Regione Abruzzo potrebbe far valere l’art. 5 del contratto di comodato rinnovato nel 2021 che prevede la rescissione e risolvere così la comproprietà della collezione, previa restituzione della quota parte al Comune.
E le ceramiche? Allocate nella propria sede o presso sedi di istituzioni museali? Se dovesse accadere, D’Amico, in una riunione del consiglio di amministrazione della Fondazione ha esternato una soluzione: gli spazi del museo delle ceramiche si trasformerebbero in una grande pista da ballo. Sicuramente una provocazione, ma visti i tempi c’è poco da scherzare. Il braccio di ferro tra la Regione e la Fondazione è appena iniziato e qualcuno, se non dovesse interrompere la sfida, potrebbe farsi male, molto male.