BRIONI, LOTTA CONTINUA

PENNE – 700 vestini a Roma a sostegno della lotta tesa a salvare l’occupazione nella Roman Style del gruppo Brioni, alta moda maschile. Contro la decisione di tagliare 400 dipendenti, su una forza lavoro di 1.260, ieri nella capitale primo incontro al ministero dello sviluppo economico che gestisce la crisi.

Assente come a Pescara, in Regione una settimana fa, il romano 41enne Gianluca Flore, l’amministratore delegato di Brioni spa, il socio unico che controlla la Roman Style spa, ovvero la realtà aziendale che produce i costosissimi abiti fin dal 1945, a Penne dal 1960 e dal 2012 passata sotto la direzione della multinazionale francese Kering Holland. Scesi a Roma a bordo di 13 autobus, finanziati dai commercianti e dalle associazioni territoriali, sindacalisti, sarti e sindaci hanno chiesto a gran voce di difendere i posti di lavoro negli stabilimenti di Penne, Civitella Casanova e Montebello di Bertona. Tutto ruota attorno al piano industriale che il gruppo Brioni dovrà presentare. Un piano di rilancio produttivo e strategico che guardi al futuro. Fin qui, dal 2009, hanno lasciato il gruppo sartoriale 275 lavoratori, oltre i 54 di Sforza, la pelletteria emiliana liquidata. Il 31 maggio scadranno i contratti di solidarietà difensiva con integrazione oraria a carico dell’azienda. Poi, il buio. La Regione, attraverso il vice presidente Giovanni Lolli, ha annunciato interventi a sostegno dell’occupazione. “Vogliamo parlare con la proprietà”, ha sottolineato Lolli. Martedì prossimo nuovo incontro con i tecnici del ministero retto da Federica Guidi. La crisi di Brioni parte almeno dal 2007 ed è emblematica dei limiti propri delle aziende familiari nell’affrontare sia la crescita sia la crisi, come quella dei conglomerati del lusso nel gestire realtà di nicchia. Ora le priorità sono: salvare l’occupazione, conservare il know-how e rilanciare il marchio, ciascuna delle quali necessaria alla sopravvivenza delle altre. A guardare il bilancio 2014, l’ultimo pubblicato, si vede come Roman Style spa abbia chiuso con un utile di 7 milioni 863 mila euro. Il fatturato è aumentato del 65%: da 72 milioni 349 mila euro del 2013, a 119 milioni 300 mila euro. Il costo del personale (5 quadri, 1.073 operai, 83 impiegati e 68 equiparati al 31 dicembre 2014) si è ridotto passando dal 40,8% al 28,9% come incidenza sui ricavi delle vendite degli abiti comprati soprattutto dalla LGI, la società svizzera di logistica del gruppo Kering che, una volta confezionati, li mette in distribuzione.

Berardo Lupacchini

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