SAN ZOPITO 2025, TEMPO DI BILANCI
Ne parliamo con Enrico Colarossi, presidente del Comitato organizzatore

Tre giorni intensi per il territorio ma per quei tre giorni si lavora tutto l’anno. E a volte sembra non bastare. Tempo di fare bilanci per la Festa di San Zopito, patrono del paese di Loreto Aprutino il cui culto ed omaggio dura da più di 300 anni.  Come abbiamo avuto modo di raccontarvi, in questa edizione, svoltasi nell’anno giubiliare, anche l’urna con le reliquie è stata condotta in processione arricchendo la sacralità della devozione al Santo Martire. La benedizione del parroco Don Marco Antonio Fernande Angulo e la preghiera collettiva, supportata dal maxi schermo e dagli altoparlanti, ha avuto il valore tangibile della spiritualità che compenetra nella tradizione come elemento primario.

Delle declinazioni civili del rito sacro ne parliamo con Enrico Colarossi, presidente del Comitato dei festeggiamenti di San Zopito, associazione che come ci sottolinea, ha poche persone rispetto alla mole di lavoro da sostenere e malgrado ciò si assume onore ed onere di organizzare la festa più importante dell’anno. Colarossi ci tiene a precisare che l’edizione 2025 ha avuto un grande sostegno da parte dell’amministrazione comunale guidata da Renato Mariotti e di tanti cittadini volontari che si sono messi a disposizione, ma non basta. Per il futuro, bisogna rendere il dialogo con tutte le associazioni ancor più efficace e costruttivo.

Presidente, su questo inciso, possiamo stilare un primo bilancio di San Zopito 2025?

Sicuramente positivo, abbiamo avuto un’affluenza superiore rispetto agli anni passati, aiutati in questo dalle condizioni climatiche che hanno invogliato le persone ad uscire e, soprattutto nell’ultima giornata, abbiamo aumentato le presenze perché c’è stato un coinvolgimento emozionale dovuto all’esposizione delle reliquie ed al loro passaggio in processione. Devo ringraziare i ragazzi della Consulta Giovanile perché quest’anno sono stati determinanti.

Come giornale abbiamo raccolto osservazioni da cittadini e visitatori e vorrei condividerle con lei in modo da capire come poter sempre migliorare. Cominciamo dai servizi: qualcuno ha lamentato, in particolare in centro storico, l’assenza di almeno una postazione di servizio igienico pubblico, utile per bambini ed anziani 

Per quanto riguarda la zona della piazza credo non ci siano stati problemi anche perché i miei colleghi esercenti hanno tutti messo a disposizione i loro bagni interni. Forse in centro storico sarà plausibile, per il prossimo anno, quando anche la strada di via Cesare Battisti sarà completata e la processione tornerà al suo consueto percorso, posizionare uno o due box prefabbricati.

Un’altra osservazione che abbiamo condiviso è stata quella di una certa confusione nell’impatto visivo e nell’offerta enogastronomica, un po’ come se ognuno andasse per conto suo, per dirla più tecnicamente, sembra mancare la mano di un art director che riesca a dare uno stile a questa festa che invece ha un segno preciso sul versante più liturgico

Su questo ci stiamo lavorando: ad esempio anche sugli allestimenti che, a mio parere, debbono conformarsi ai colori propri tradizionali che sono quelli, diciamo così, indossati dal bue. Sicuramente l’impatto sarebbe più significativo, come pensare anche a coinvolgere le volontarie uncinettaie in un progetto di lavoro che sia proprio riferito a San Zopito, dobbiamo il più possibile cercare di collaborare per risultati di valore e di identificazione. Io faccio un invito a tutti i cittadini che vogliano cooperare attivamente, anche solo nell’addobbare i propri balconi o le proprie porte, i negozi, i luoghi pubblici, di accogliere questo suggerimento. Per chi viene da fuori sarebbe un bel colpo d’occhio. Il comitato è pronto ad accogliere idee e consigli.

A proposito di collaborazione, riuscite a conformare un dialogo con le altre associazioni presenti sul territorio?

Mentre con La Compagnia dei vetturali il dialogo è conseguenziale perché l’osservanza dei riti tradizionali ci coinvolge anche per tutto l’anno, con le altre associazioni è più difficile perché ognuna di loro ha, giustamente, un campo di azione che si svolge autonomamente in altri eventi. Io ritengo, però, che la festa patronale sia l’evento annuale più importante, sia l’evento che coinvolge trasversalmente tutti e per questo dobbiamo sentirci coinvolti tutti. Mi piacerebbe rendere la festa di San Zopito il vero segno del territorio, un po’ come l’infiorata di Spello o la festa di San Gennaro a Napoli. Guardo al futuro e sono propositivo.

Diciamo che potreste fare qualcosina in più anche nella comunicazione, che sia univoca e condivisa il più possibile anche a livello nazionale

La comunicazione è una conseguenza di quello che ti dicevo prima: più sentiamo San Zopito e lo rendiamo il nostro segno distintivo più diventeremo forti anche nel raccontare agli altri perché la comunità si stringe intorno al nostro patrono. Anche fuori dai confini d’Abruzzo.

Quanto ha pesato, su questa presunta disgregazione, il Covid o l’abbandono sociale che da 20 anni si è consolidato nel paese?

Potremmo dire tante cose ma forse dobbiamo imparare ad essere meno individualisti e non andare in ordine sparso: ricostruire è più difficile che costruire ma noi ci mettiamo anima e cuore, e rinnovo l’appello a tutti i cittadini, dobbiamo essere uniti nel pensare che possiamo migliorarci, sempre. Dal mio canto assumo l’impegno, fin da subito, a creare dei tavoli di lavoro e a rendere l’organizzazione più puntuale.

Allora, come sarà San Zopito 2026?

A questo punto direi…meglio del 2025! Da domani si ricomincia a lavorare.

 

 

 

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