TERMOPILI COME MARIUPOL, DALLA PARTE DI UNA SOCIETÀ CHE SI POSSA CAMBIARE

Circa 2500 anni fa c’era un imperatore che credeva di essere il padrone del mondo. Un bel giorno questo re decise che il suo impero era diventato troppo piccolo e che si doveva allargare. I suoi vicini, che aveva deciso di conquistare, non erano imperi, né regni, erano una pletora di piccole città. E non solo, erano sempre in lite tra di loro. Si dirà, un’impresa facile! Però già il padre ci aveva sbattuto i denti anni prima.

E allora preparò un esercito mai visto prima, gli storici parlano di poco meno di un milione di soldati, e partì alla conquista. Le città attaccate misero da parte le liti e si unirono, solo che avevano bisogno di un po’ di tempo per organizzarsi, e allora un manipolo di uomini si votarono a morte certa pur di fermare l’invasore. Pare fossero 300, ma anche se fossero stati di più il risultato sarebbe lo stesso.

Bene, questi 300 scelsero un posto e fermarono il milione di uomini dell’imperatore per una settimana, dando il tempo agli altri di organizzarsi; tanto bene che dopo un po’ di tempo l’imperatore e quello che rimaneva del suo sterminato esercito, se ne dovettero ritornare nelle loro terre con la coda tra le gambe.Il posto si chiamava Termopili e il suo nome e quello di Leonida e dei suoi Trecento sono ricordati ancora adesso, dopo 25 secoli. Mentre dell’imperatore ben pochi ricordano come si chiamasse.

Che c’entra oggi questa storia, voi direte? C’entra, perché a me la resistenza degli ucraini a Mariupol ricorda molto questa storia, che poi è la sempiterna storia di Davide contro Golia. E secondo me, tra 10 secoli, gli ucraini e molta parte degli uomini che saranno sulla Terra ricorderanno l’epopea di Mariupol e dei suoi difensori più o meno come ci si ricorderà ancora delle Termopili. Mentre del satrapo russo che, oltre a bombardare ospedali, chiese, mercati e quartieri civili, e che manda ragazzini di leva a farsi ammazzare da gente che sta difendendo le proprie case e le vite dei propri figli, pochi si ricorderanno, e quei pochi lo ricorderanno come uno dei più grandi assassini sconfitti dalla storia. E poco mi interessano le obiezioni di quelli che dicono eh, ma il battaglione Azov è pieno di nazisti, eh, ma gli ucraini sono nazisti, perché io non lo so se il battaglione Azov, peraltro adesso reggimento regolare Azov, è pieno di nazisti, ma so che stanno difendendo il loro popolo a costo della vita contro un aggressore che, quello sì, si muove da nazista.

Noi abbiamo partiti che si candidano a governare il Paese che, pur dichiarando di non conoscere le “matrici”, sono pieni di gente che inneggia ancora a oggi a Mussolini o, addirittura, ad Hitler. Li dobbiamo combattere, certo, ma con le armi della democrazia, altrimenti perderemmo la nostra anima. E non passeranno (spero).

E mi fanno venire l’orticaria i nostalgici che scambiano il regime di Putin con la vecchia Unione Sovietica pseudo comunista e quindi, per partito preso, sono contro la NATO, perché sono più o meno gli stessi che all’epoca degli anni di piombo dicevano che le Brigate Rosse erano “compagni che sbagliano”. Si sbagliavano tanto che alla fine hanno affossato le speranze di costruire una società più giusta e uguale. Deficienti allora e deficienti oggi. E no, non piace neanche a me la NATO, ma visto come vanno le cose e visto che tutti, più o meno siamo convinti di essere nati dalla parte fortunata del mondo, e in assenza, spero ancora per poco, di una Unione Europea che si fa Stato unitario, do il benvenuto alla NATO. Che almeno ho la speranza di poter cambiare. E in questo sono in accordo col pensiero di Enrico Berlinguer !

Massimo Pasquariello

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