UN GIUDICE CHIEDE GIUSTIZIA PER GIOVANNI D’ALFONSO
Guido Salvini debutta come legale nel prossimo maxi processo alle BRIGATE ROSSE

Appesa la toga da magistrato, ora può subito indossare quella dell’avvocato ed esordire alla grande. Per Guido Salvini, in pensione da dicembre e figlio di Angelo presidente della Corte d’Assise milanese, ecco l’incarico come legale della famiglia dell’appuntato pennese dei carabinieri Giovanni D’Alfonso, ucciso dalle Brigate Rosse a causa della sparatoria che portò alla liberazione dell’industriale Vittorio Vallarino Gancia, rapito da poche ore a Canelli a scopo di estorsione nel giugno ’75: fu il primo sequestro delle Br per finanziarsi.

Il dottor Salvini si affianca così a Sergio Favretto e a Nicola Brigida, gli avvocati già schierati dai figli del militare ucciso a 45 anni, padre di tre bambini. Le nuove indagini della Procura Antiterrorismo della Repubblica di Torino, coordinata da Emilio Gatti, avviate dopo l’esposto di Bruno D’Alfonso nel 2021, si sono da poco concluse, individuando quattro ex brigatisti di spicco quali responsabili dell’assassinio: Mario Moretti (ancora detenuto, ma in semilibertà), Renato Curcio, Pierluigi Zuffada e Lauro Azzolini, attualmente considerato l’esecutore materiale dell’omicidio, ma che poi in circostanze mai chiarite riuscì a dileguarsi lasciando ferita e nelle mani dei carabinieri Margherita Cagol, la moglie di Curcio, poi misteriosamente morta. Azzolini venne già indagato e poi prosciolto in istruttoria nel 1987 per le stesse accuse, ma per questo caso è di nuovo indagato dal maggio del 2023: prima e dopo è stato lungamente intercettato dai Ros attraverso un captatore informatico inserito nel suo telefonino.

Guido Salvini debutta con la nuova toga dunque in una vicenda avvolta ancora oggi da ombre e reticenze sia da parte delle Brigate Rosse sia per il comportamento degli apparati dello Stato. Il sequestro Gancia venne deciso da Moretti, Curcio e Cagol: il gruppo dirigente bierre dell’epoca. Ma la formazione sovversiva, si è scoperto grazie ai libri dell’autore di quest’articolo e di Simona Folegnani (“BR: L’Invisibile” e “Radiografia di un mistero irrisolto”), era infiltrata da una spia ingaggiata dal centro di controspionaggio di Padova del Sid, il Servizio segreto militare di allora. Si trattava della fonte Frillo: Leonio Bozzato, un ex operaio del Petrolchimico di Marghera che, agli investigatori torinesi, ha confermato il suo doppio ruolo di brigatista e di informatore, dichiarando di non ricordare però il nome di chi fuggì, ma che nel ’75 lo aveva rivelato al Sid.

A Salvini non manca di certo l’esperienza dopo quarant’anni di magistratura. Negli anni ’90, quando era Giudice Istruttore, ha riaperto le indagini, da molti anni a Milano ferme, sull’eversione di destra e su piazza Fontana. Ma nella sua ampia carriera si è interessato anche del terrorismo di sinistra.

 

Berardo Lupacchini

Articoli correlati

Pin It on Pinterest

Share This