MAREMONTI E DENUNCISTI
Luciano D’Alfonso ritorna sulla strada abortita

Li chiama denuncisti, Luciano D’Alfonso, senatore del Pd già sindaco di Pescara, presidente della Provincia e poi della Regione. Denuncisti, cioè che denunciano (il termine  è introvabile sul vocabolario), riferiti insomma a chi denunciò il cantiere della famosa “mare-monti” interrotto a Penne nel febbraio 2008 quando gli uomini della Forestale, diretti dal compianto Guido Conti, apposero i sigilli all’opera che l’impresa Toto aveva iniziato a realizzare in mezzo a molte ombre. A denunciare l’invasione della fascia di rispetto della riserva lacustre pennese fu Fernando Di Fabrizio, direttore dell’oasi, e dal WWF.

“Abbiamo contribuito a sventare un ecomostro”, commentò Dante Caserta dell’associazione ambientalista. Dell’opera non se n’è fatto più nulla: dodici anni dopo resta il tracciato, l’ennesima beffa per il territorio vestino. L’inchiesta penale che ne derivò si concluse nel nulla sia in tribunale sia in corte d’appello. D’Alfonso, che era fra gli imputati, ne è venuto fuori senza macchie. Il Comune di Penne, che si era costituito parte civile, ha aggiunto un’altra beffa, liquidando qualcosa come ventimila euro di parcella professionale al suo avvocato, Fabrizio Silvani. Ma intanto, a prescindere delle responsabilità penali personali dei 14 soggetti individuati a vario titolo, l’inchiesta conclusa con diverse prescrizioni ha comunque evidenziato anomali comportamenti: fatto sta che il primo lotto di quella strada, 12 km, nel tratto pennese è stato abortito.

“Anas ha sul tavolo 32 milioni di euro e altri 7 ce li ha messi la Regione. Degli scansafatiche dell’attuale governo regionale hanno distolto i 7 milioni per esigenze insorgenti che si potevano fronteggiare solo evitando la pigrizia, dialogando con il Cipe o il ministero competente aggiungendo risorse e non distogliendole. Oltre il finanziamento per la Loreto-Penne che per diventare cantiere produttivo non deve avere l’antipatia dei denuncisti (altrimenti si ribloccherà) ci sono 7 milioni per cucire Farindola a Castelli”, ha sottolineato D’Alfonso dialogando su facebook con Domenico Vespa, sindaco di Villa Celiera e un suo predecessore, Piergiorgio Di Lorenzo. “Resta il fatto che l’opera risale al 1998…”, ha chiosato quest’ultimo.

Un altro denuncista, per dirlo con il senatore, è Peppino Cantagallo, 74 enne geometra, un tempo molto vicino a D’Alfonso il quale lo ha poi querelato per un’estorsione legata al mancato riconoscimento di una parcella professionale per quell’opera incompiuta. Il professionista era considerato un super testimone nell’inchiesta avviata da Conti, suicida a fine 2017, il cui processo poi definito in corte d’appello con l’assoluzione del senatore che in primo grado aveva rinunciato alla prescrizione decretata dal tribunale di Pescara. D’Alfonso non lo nomina direttamente. “Un signore del luogo del cantiere ha prodotto un quintale di confusione e che alla fine pagherà secondo le regole dell’ordinamento”.

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