VITELLO D’ORO, DETENUTI AL LAVORO

FARINDOLA – Si riparte anche con i detenuti. Quelli del carcere di Pescara protagonisti nel pittoresco centro vestino, ferito gravemente dal terremoto e dalle nevicate che hanno provocato la tragedia dell’hotel Rigopiano, travolto da una valanga che il 18 gennaio ha ucciso 29 persone.

Martedì in Comune sarà presentato un progetto voluto fortemente dal sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli che consentirà il ripristino di alcuni percorsi naturalistici nell’area del Vitello d’Oro. E sono proprio i detenuti del carcere di San Donato a lavorare per questo progetto. Già da domenica otto di essi sono in azione sotto la guida degli addetti dell’ente parco Gran Sasso-Monti della Laga. “Tempo fa ho avuto modo di girare nella zona di Farindola e di vedere le cattive condizioni dei percorsi nell’area naturalistica del Vitello d’Oro e così ho pensato di dare vita ad un progetto di riqualificazione che ha trovato subito l’interesse di tutti gli enti coinvolti, a partire dal provveditorato dell’amministrazione penitenziaria interregionale e della direzione del carcere pescarese”, osserva la sottosegretaria Chiavaroli, pennese d’origine. Sarà così sottoscritto un protocollo d’intesa fra l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco Ilario Lacchetta, da Tommaso Navarra, presidente del parco nazionale Gran Sasso-monti della Laga, Cinzia Calandrino, provveditore dell’amministrazione penitenziaria per Lazio, Abruzzo e Molise e Franco Pettinelli, direttore della casa circondariale di Pescara. Otto detenuti dunque stanno già operando nell’area del Vitello d’Oro dove vive il camoscio, lì reintrodotto venticinque anni fa. Stanno seguendo una formazione che viene curata dal parco nazionale Gran Sasso Monti della Laga. Sul posto arrivano con mezzi messi a disposizione dal Provveditorato. Il legname che serve per riparare le staccionate dei sentieri è garantito dalla ditta Area Legno srl. Un mese di lavoro attende gli ospiti del carcere pescarese al cui vitto provvede il Comune. I detenuti hanno così la possibilità di dare una mano concreta a un paese così pesantemente toccato dall’inverno, consentendo la riapertura di un sito naturalistico fra i più belli d’Abruzzo. Per loro è una adeguata forma di giustizia riparativa. A Farindola, inclusa nel cratere sismico, si susseguono intanto le iniziative per far ripartire l’economia. I dipendenti di quello che fu il resort dell’albergo distrutto dalla valanga si sono organizzati per poter continuare a lavorare nel settore dell’ospitalità. Grazie al contributo del tour operator della Wolftour, è stata costituita una cooperativa per gestire alberghi e ristoranti chiusi nell’area vestina. Si chiama “Turismo terre vestine”ed è formata da sette soci-lavoratori. “Si sta lavorando-spiega Antonio Stroveglia, direttore di Wolftour- per la rinascita di una storica struttura farindolese chiusa da tempo”.

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