L'operazione Vestina, con i suoi indagati eccellenti e i numerosi filoni di ingagine aperti, ha stravolto gli equilibri politici della città di Penne e del suo immediato circondario, provocando reazioni a catena in tutta la zona, soprattutto lì dove l'indagine è andata a scardinare situazioni amministrative senza soluzione di continuità poichè cristallizzate intorno a personaggi autorevoli e ben radicati nel territorio.
Parliamo di Farindola il cui nome è inevitabilmente legato a quello del suo sindaco Antonello De Vico.
Ad affondare la lama è anche un suo avversario di vecchio corso, Romano Scarfagna, direttore del centro per l'impiego di Scafa, che mercoledì scorso, in una conferenza stampa all'hotel Duca d'Aosta vuole dire la sua sull'intera vicenda promettendo che questo è l'inizio di una battaglia legale che si appresta a intraprendere per portare alla luce tutto il marcio che in questi anni ha caratterizzato la gestione della cosa pubblica a Farindola.
Primo atto di questa crociata per la legalità è stato il deposito, presso la procura di Pescara, di un memoriale di atti amministrativi che testimonierebbero e conforterebbero le tesi già sostenute dagli inquirenti circa il modus operandi di De Vico, relativi agli anni in cui aveva già ricoperto la carica di sindaco. Afferma che il suo “è un dovere civico a difesa della sua cittadina, un gesto dovuto che nasce dall'esigenza di una vera giustizia sociale e mira a sostenere e fornire quanti più elementi possibili alla magistratura per il completamento delle indagini”. Quelle denunce, fatte dallo Scarfagna quando era all'opposizione e che un tempo furono rigettate dalla stessa Procura oggi, alla luce dei recenti fatti, potrebbero essere viste sotto un'altra prospettiva; questo in sintesi il suo pensiero e la sua speranza.