PENNE – Il Ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, in occasione dell’ultimo question time tenutosi alla Camera, ha risposto alla interrogazione della deputata di Sel, Celestre Costantino, la quale ha chiesto lumi sull’ipotesi di derogare alla chiusura del punto nascita dell’ospedale San Massimo di Penne. Secondo il Ministro, il nosocomio vestino non ha i requisiti previsti dal decreto.
“La Regione Abruzzo – ufficio del commissario ad acta per l’attuazione del piano di risanamento del sistema sanitario – in merito al riordino e alla razionalizzazione della rete dei punti nascita, nonché alla conservazione del punto nascita dell’ospedale di Penne – ha detto il Ministro Lorenzin durante la sua esposizione in Aula – ha precisato che, con la delibera di giunta regionale n. 897 del 2011, è stato recepito l’accordo Stato-regioni del 16 dicembre 2010, sul documento concernente le linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo. La stessa Regione, pur riconoscendo che il predetto accordo prevede la possibilità di eccezioni al parametro stabilito – comunque non al di sotto dei 500 parti – ha evidenziato come esso lasci alle Regioni la “facoltà” di mantenere i punti nascita che abbiano un numero di parti compreso tra i 1000 e i 500. A tale proposito, il documento tecnico allegato al decreto commissariale n. 10 del 2015, con cui la Regione Abruzzo ha approvato la riorganizzazione dei punti nascita regionali, evidenzia come il punto nascita di Penne si sia attestato, nel triennio 2011-13, su una media di 267 parti l’anno, con rilevanza (54 per cento) di parti cesarei. La mancanza del prerequisito dei 500 parti annui, nonché la numerosità dei parti cesarei – che nel triennio ha registrato un andamento crescente – è stata valutata come elemento a favore della chiusura del punto nascita in questione, per motivi di sicurezza. Inoltre, nei quattro punti nascita abruzzesi con meno di 500 parti l’anno (Penne, Atri, Sulmona e Ortona) risultano essere emerse carenze organizzative, tecnologiche e di sicurezza, che impongono alla regione di attivarsi per la risoluzione di tutte le problematiche in essere. Sono state escluse infine, per il punto nascita di Penne, criticità riconducibili a ragioni di viabilità”.