Monnezza in proroga, e dopo?

PENNE – I socialisti ne avevano fatto un cavallo di battaglia dopo il pronunciamento dell’Unione Europea: necessaria la gara d’appalto per la scelta di chi deve occuparsi della monnezza pennese. Ora che non sono più al governo cittadino, e sotto la spinta della legge 133 del 2008, che impone agli enti una selezione per la scelta del partner privato nelle società miste, l’amministrazione Di Marcoberardino aveva annunciato che a fine anno sarebbe finito il rapporto con la Ecoemme spa che, avviato nel 2002, sarebbe andato avanti fino al 2024.

 

Già a febbraio formalmente la stessa decisione è stata assunta e comunicata dal sindaco di Montesilvano, Cordoma. Sulla questione però ci sarà da capire quale sarà la piega finanziaria che potrebbe riservare al Comune pennese una coda poco piacevole. Intanto, con la Ecoemme il Comune è costretto però ad andare avanti in proroga fino a quando non sarà pronto con il nuovo appalto di cui si sta occupando Donato Valori, l’ex comandante dei vigili divenuto responsabile del servizio.

La Ecoemme è una società mista a prevalente capitale pubblico nata nell’agosto 1998 cui diedero vita il Comune di Montesilvano (sindaco Gallerati) e la Deco spa dei fratelli Di Zio. Poi a fine 2001 ne entrò a far parte con il 2,31% su 247.920 euro di capitale sociale, la Comunità Montana Vestina che, per effetto di un patto politico nel centro-sinistra, prevedeva la pulizia di Penne dunque senza alcun appalto.

Ma adesso se non si occuperà più dei rifiuti del capoluogo vestino né di Montesilvano, la Ecoemme rischia di morire e con essa i suoi 59 dipendenti di cui 5 impiegati e 54 operai. Prima di farlo però potrebbe bussare alle casse comunali.

Nel suo bilancio infatti spicca un credito importante vantato verso il Comune vestino: 951 mila euro, maturato in quasi due anni, fra il febbraio 2008 e la fine del 2009. Come paga l’ente pennese? Si è accordato in aprile per un piano quinquennale versando alla spa, presieduta da Franco Mancioppi, sessanta rate da 15.848,33 euro ciascuna e senza interessi. Ma nell’accordo siglato si fa perentoriamente presente che la Ecoemme potrà richiedere tutta la somma qualora ci sia la cessazione dei servizi affidati causa disposizioni di legge o per azioni del Comune.

Ecco quale è dunque il rischio per Di Marcoberardino: che la Ecoemme gli richieda in piena campagna elettorale di saldare il debito tutto in una volta, visto che per effetto delle nuove norme il Comune è indotto a procedere all’appalto per scegliere il socio privato. Sui 4 milioni 588 mila euro di ricavi della società montesilvanese, il cui amministratore delegato è Carlo Cappelluti, la raccolta dei rifiuti a Penne incide per 199.631 euro, la differenziata vale 288 mila euro e il servizio di spazzamento 302 mila euro. Hanno così contribuito all’utile del 2009 pari a 541 mila euro.

Un tentativo, la giunta Di Marcoberardino, l’ha fatto per evitare di ricorrere all’appalto. Aveva pensato di rivolgersi all’Ecologica srl, braccio operativo di Ambiente spa, la società pubblica di cui il Comune di Penne è socio insieme con altri 31 enti e di cui è presidente Massimo Sfamurri. L’Ecologica è controllata al 51% da Ambiente spa, ma per il resto dalla Deco spa dei Di Zio: la stessa di Ecoemme. Non ci ha visto chiaro però il segretario comunale, il molisano Michele Smargiassi, rispetto all’ingresso in itinere, e non dalla costituzione della Ecologica srl, da parte di Ambiente spa. Inevitabile dunque l’appalto

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