Meglio Rocco (cò) che Pepe

PENNE – La visita a Penne dell’assessore regionale all’agricoltura Dino Pepe è l’occasione per spiegazioni in genere negate o somministrate come le briciole dispensate dal ricco Epulone, alla periferia del regno.

Non è chiaro a molti operatori agricoli, infatti, perché, nel riorganizzare gli uffici dell’agricoltura, sopprimendo i servizi ispettorati provinciali dell’agricoltura (SIPA) e istituendo i servivi territoriali per l’agricoltura (STA), non si sia tenuto conto nemmeno delle distanze. E’ stata la replica, in salsa agricola, dell’orientamento accentratore, già in atto e da completare (decreto ‘Lorenzin’..) in sanità. Ne è penalizzata la funzionalità. Non è quisquilia per un operatore di San Valentino in Abruzzo Citeriore scofanarsi 50/70 chilometri e perdere almeno una mezza giornata, se non due, per arrivare fino all’UTA di Penne per un banale rinnovo della licenza per la mietitrebbia come per un imprenditore vestino è disagevole, per pratiche di altro tipo, andare allo STA di Teramo (80 km e molto tempo perso, sempre che basti un solo accesso). “Razionalizzare” (parola magica per mascherare i tagli) servizi e prestazioni sulle spalle degli utenti è facile, complicato è farlo tutelandoli e favorendo, indirettamente, tutta l’economia, su cui grava la nota e pesante zavorra della burocrazia. L’unico risvolto positivo della ‘riforma’ è la rotazione di competenze, e implicitamente di personale, tra uffici, ottemperando, almeno, ai dettami anticorruttivi. Al Comune di Penne non la si attua “in ragione dell’esiguo numero dei dipendenti e della specializzazione degli stessi”, spiega il Responsabile dell’Anticorruzione. Cosicché, il legislatore è fesso e gabbato, perché incapace, nella sua miopia, di prevenire quegl’impedimenti, a conferma che la ‘legalità’ è o stupida, o complice o meretrice! Ma in tema di ‘legalità’ si pone all’attenzione il recente bando regionale per il c.d. ‘Pacchetto Giovani’ (PSR 2014-20), a sostegno dell’imprenditoria agricola degli under 40. Tra i criteri selettivi per l’assegnazione di fondi ve ne sono tre di cui si fatica a capire se siano più illegali o più insulsi. Il primo, attribuisce 5 punti alle donne. Paradossale! Dopo decenni di faticosa promozione delle ‘pari opportunità’ a tutela della donna, si finisce per innescare pure il fenomeno inverso: la discriminazione dell’uomo! Ammesso che il criterio di favore per l’imprenditrice agricola risponda a una logica, è comunque evidente l’aberrazione giuridica e il contrasto insanabile con l’art. 3 della Costituzione, quella nata dalla resistenza, dai partigiani, dal nonno di Renzi, ecc., al momento ancora in vigore, pure se, per fortuna (dicono i fans), Renzi l’ha già mandata a ramengo mentre il popolo gl’andrà a rimorchio a ottobre (avanti o popolo, alla rincorsa..)! Dice quell’articolo: “Tutti i cittadini..sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso..”. La regione ha forse il potere di renderli diseguali? Se la norma vale anche in terronia d’Abruzzo, allora è l’ennesimo esempio di legalità “scellerata”, eversore pure delle regole costituzionali! Nulla di originale: la legislazione italiana è una discarica colma di norme, e di lacune normative, criminogene e orripilanti che attraggono i fascinati dalla ‘legalità’ in misura proporzionale alla loro lordura: più sono orride e più ne sono sedotti! Dunque, che sarà mai un peccatuccio di ‘genere’, solo perché in una leggicola di una regione agricola si premia la gonnella, stranamente senza distinzione tra mini e maxi, come per l’età? Nel bando, infatti, c’è una seconda svaccata: l’età, fissata tra i 18 e i 40 anni ma con penalizzazioni crescenti oltre le soglie dei 30 e dei 35 anni! Perciò, se partecipasse un disoccupato di lungo corso e ultra 35enne, per il bando sarebbe un cornuto (per la disoccupazione) e mazziato (per non essere rimasto più giovane, nel frattempo!). Una terza boiata è quella della premialità riservata, in maggior misura, ai laureati in materie agrarie, come se l’università formasse contadini migliori rispetto a quelli nati (magari da famiglie di agricoltori secolari), cresciuti e rimasti sempre in campagna. Stando al bando, l’‘adòrie’ con il serto di alloro in testa merito un premio! Per il bando, Sorbona e Cattolica sarebbero fucine di ottimi vaccari! Se non fosse per la sua laurea in legge, il bando sarebbe perfetto per la Ministra Boschi: under 40, laureata e indubbiamente femmina. Ai cervelloni dell’assessorato all’agricoltura sfugge, però, che mentre una fighettona stile Boschi, con la laurea giusta, sbancherebbe la graduatoria, un giovane nato in mezzo alla terra, e purtroppo ritornatoci prematuramente, come il compianto Eliseo Astolfi, sarebbe stato penalizzato, a dispetto del suo notevole know how pure per il pecorino di Farindola! E’ probabile, dunque, che perfino chi, avendo ereditato un terreno già coltivato dai genitori, vi proseguisse il duro lavoro, o s’accingesse a farlo, venga escluso dai benefici a causa dei singolari criteri selettivi, slegati dalla valutazione fattuale di attitudini e profili soggettivi. Siamo, purtroppo, al decadentismo culturale e normativo più balordo e più retrivo. Per questo ci prendono per terroni! All’inaugurazione della nuova sede pennese dell’UTA, per la quale la regione tanto ci tiene da non aver speso il becco di un soldo, nemmeno per lo spic e span, rimbomberanno grandi paroloni. Ma non sbaglierebbe l’assessore Pepe se, tra un’imbrodata e l’altra di lodi, spiegasse come si concepiscano, in regione, le insulsaggini e bizzarrie normative illustrate. Ci vuol coraggio a strologare di competitività, riempiendosi la bocca di pittoresche boiate, evocando e immaginando, anche per il settore agricolo, fantasmagorici mondi, mercati e strategie, per poi ritrovare l’Italia e l’Abruzzo in fondo a quasi tutte le classifiche di ogni settore e tipo, in Europa e nel pianeta! Meglio darsi alla pasticceria, e privilegiare, con 5 punti in più, un rocco(cò), un po’ duro ma digeribile, che arrischiare un pepe piccante.

Giovanni Cutilli

Articoli correlati

Pin It on Pinterest

Share This