Gentile direttore, apprezzo come la sua rivista telematica tenga alta l’attenzione sulla vicenda dello sgombero della scuola “Mario Giardini” utilizzando anche l’autorevole contributo di analisti sagaci del settore amministrativo oppure di ex amministratori che alimentano il dibattito senza, però, mai spingersi nelle vere ragioni del provvedimento.
Non voglio esaminare i loro contenuti, che appaiono fuorvianti rispetto alle regioni che hanno spinto il sindaco a emettere il provvedimento. Voglio ricordare, partendo da quella data, che nella notte del 24 agosto scorso, nel Centro Italia, una violenta scossa di terremoto ha sventrato un paese di due mila anime nel reatino e generato un cratere sismico che abbraccia tre regioni. La nostra decisione è partita da quella attualità. Alla luce delle precedenti perizie, già note a tutti, perizie che ci sono state fornite dall’ufficio tecnico, abbiamo deciso, a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico, a causa anche di uno sciame sismico preoccupante (come ci ha segnalato il presidente della Giunta regionale Luciano D’Alfonso nella missiva del 29 agosto indirizzata al sindaco), di sgomberare immediatamente la scuola “Mario Giardini” di via Caselli. Non è stata una decisione facile. Ci siamo assunti la nostra responsabilità, quella sì, di ricercare la soluzione migliore e di consentire ai nostri alunni di essere ospitati e studiare in strutture scolastiche migliori e più sicure. D’altronde se la precedente amministrazione è stata costretta a realizzare una nuova Mario Giardini è proprio perché l’edificio di Via Caselli non vedrebbe colmati le proprie carenza strutturali neppure con un adeguamento sismico e per contro la Paratore ha subito un miglioramento sismico appena collaudato e ancorché solo parziale, per motivi economici, denota l’enorme differenza con il plesso di Mario Giardini. Dalle dichiarazioni dell’ex sindaco Rocco D’Alfonso, che avrebbe dovuto invece sostenere la nostra iniziativa visto la delicatezza del tema, è emerso solo livore, rabbia e contrapposizione politica, ma allo stesso tempo, abbiamo scoperto anche le sue capacità di prevedere terremoti, visto la sua dissertazione sugli effetti di un sisma e quando un edificio potrebbe essere interessato da crolli. Peccato, però, che non abbia utilizzato le sue qualità oniriche nella gestione amministrativa dell’ente nei cinque anni precedenti, periodo dal quale abbiamo eredito un bilancio dissestato e una macchina amministrativa senza controllo e senza programmazione. Poi per le scuole cosa ha fatto? Nulla, nulla, nulla. Di fronte ad una perizia in cui il tecnico nel 2011 ha asserito che gli interventi non erano procrastinabili, che a seguito della quale la Giardini è risultata la scuola più pericolosa d’Abruzzo e pertanto ammessa al finanziamento, che oggi non sappiamo neppure se è ancora usufruibile o se è andato perso, il professore con tutta la sua maggioranza ivi compreso il consigliere provinciale, oggi in prima file per le proteste, cosa hanno fatto? Neppure un solo mattone sono riusciti a depositare; un progetto assurdo, la nuova scuola, insufficiente per la sola Mario Giardini (16 aule a fronte di una popolazione di 18 classi) chi ci avrebbero trasferito? E gli studenti dell’altro Istituto? Perché anziché eliminare le disparità anche in tema di sicurezza ne volevano creare altre? Perché non spiegate a tutti i cittadini pennesi perché realizzare 16 classi costerà alle loro tasche circa 6 milioni di euro? Neppure la tomba di San Pio che è d’oro costa così cara. Perché non spiegare ai genitori della Paratore che sin dal 2008 avevano la perizia della scuola e solo nel 2016 sono stati effettuati i lavori di miglioramento sismico, parzialmente, e il Comune ha partecipato alla spesa con due immobili dati in permuta alla ditta esecutrice, beni che avevano già dall’epoca della perizia e allora perché tutto questo ritardo? Non ho mai fatto polemiche ma vedere oggi degli sciacalli che si mostrano in piazza, sulle testate giornalistiche preoccupati per la sicurezza degli studenti di Penne dimostrano che sono degli omignoli e politicamente valgono ancora meno. Mi chiedo: potevamo fare meglio? Sicuramente si. Il resto, però, è solo dibattito politico, proteste strumentalizzate e alimentate da un gruppo di ex amministratori già sconfitti e bocciati sonoramente. Se ne facciano una ragione, basterebbe solo una sana autocritica. A loro dico: se il provvedimento risultasse manifestamente ingiustificato, basterebbe chiedere al Tar di annullare l’ordinanza e magari un Giudice amministrativo potrebbe ricollocare gli alunni nella scuola “Mario Giardini” di via Caselli. A quel punto, anche noi, dinanzi una sentenza, tireremo un sospiro di sollievo. E poi, c’è l’altra faccia della medaglia, quella che nessuno finora ha raccontato: qualche giorno fa, una delegazione di genitori della scuola Giardini è venuta nel mio studio e mi ha ringraziato e apprezzato per il coraggio mostrato dalla nostra amministrazione comunale nell’assumere una decisione tempestiva e forte rispetto al terremoto del 24 agosto 2016 al cospetto di chi, invece, dal 2010, e per sei anni consecutivi, ha deciso di non assumersi nessuna responsabilità, progettare una nuova scuola con 16 aule a fronte di una necessità di 18 e senza una palestra, pur sapendo che le casse del Comune fossero vuote e dissestate. Sono gli stessi che oggi protestano e strumentalizzano. Concludo. Non siamo stati bravi a pubblicare tempestivamente l’ordinanza sul sito istituzionale dell’Ente oppure non abbiamo rispettato i codicilli legislativi della trasparenza amministrativa, abbiamo sbagliato e chiediamo scusa ai cittadini, ma sicuramente non abbiamo strumentalizzato la sicurezza dei bambini o quella del diritto allo studio come qualcuno sta facendo.
Nunzio Campitelli
Assessore politiche scolastiche