Ormai con la valigia dietro la porta (il suo incarico di responsabile esterno dell’urbanistica pennese scade a giorni contestualmente cioè al mandato del sindaco Di Marcoberardino che l’ha nominato dapprima su designazione dell’allora assessore socialista all’urbanistica Alberto Giancaterino, poi confermandolo per vicinanza politica: entrambi del Pd), l’architetto Antonio Mergiotti al Tar di Pescara ha sconfitto, il 18 novembre scorso, il Comune di Collecorvino, paese dove risiede.
L’ente locale, commissariato e per il quale si voterà il 15 e 16 maggio, aveva negato al responsabile del Pd, il cittadino Mergiotti, il permesso di costruire per il completamento dei suoi lavori e per la sanatoria delle difformità riscontrate nell’edificio in contrada Convento. La vicenda chiama in causa i sottotetti: stavolta quelli privati, di Mergiotti. Ed è curioso prendere atto di come a Penne la magistratura abbia indagato e richiesto il processo, fra i vari filoni anche per Mergiotti, circa i lavori di recupero abitativo sui sottotetti, se ed in quanto compatibili con la normativa comunale. Pure su quelli privati di Mergiotti indaga la procura della Repubblica al punto che il Comune di Collecorvino ha fatto proprio il parere del consulente tecnico di Trifuoggi, e cioè: le altezze del primo e del secondo piano dell’architetto sarebbero risultate maggiori. Il suo ricorso comunque è riuscito a smontare le tesi comunali viziate da eccesso di potere per difetto di motivazione ed illogicità. Respinta la richiesta di danni, il Tar ha però imposto al Comune di pagare tremila euro di spese all’avvocato Laura Di Tillio.
Il Comune schierava l’avvocato pennese Giuseppe Cutilli: lo stesso ingaggiato da Mergiotti per l’ente locale pennese nel 2008 allo scopo di ricevere un parere di legittimità. Si trattava della distanza di 10 metri dalla strada riguardo all’ampliamento del centro commerciale di contrada Campetto, così come richiesto dall’imprenditore Roberto Cecamore. Agli atti dell’inchiesta “Vestina”, risultano contatti diretti fra Cutilli e i soci dello studio di Rocco Petrucci, di cui secondo la procura l’allora assessore Alberto Giancaterino era socio occulto. Di Giansante, geometra dello studio Petrucci che seguiva la vicenda per Cecamore, rassicurava l’imprenditore sul fatto che il parere di Cutilli sarebbe stato nel senso voluto da Cecamore. Alla fine, quel parere legale non fu mai espresso: piuttosto singolare per gli inquirenti. Emerse infatti che il problema della distanza si riteneva superato, si poneva solo quello del rilascio della licenza commerciale e comunque fu deciso di ripresentare il progetto di Cecamore con il rispetto della distanza di 15 metri: fu approvato il 30 maggio 2008.