ACA: Penne conferma la linea di Luciano D’Alfonso

PESCARA – L’Azienda Comprensoriale Acquedottistica (ACA) torna ad essere amministrata da un Consiglio di Amministrazione formata da tre componenti. Ieri mattina l’assemblea dei soci dell’Azienda consortile acquedottistica ha eletto con 37 voti favorevoli e tre contrari (Castilenti, Città Sant’Angelo e Tocco da Casuria) Luca Toro presidente e Mirko Velluto e Giovanna Brandelli consiglieri.

Le candidature, presentate da 35 sindaci di centrosinistra.

Al momento del voto gli esponenti di centrodestra, favorevoli alla scelta di un amministratore unico in linea col decreto Madia, hanno abbandonato l’aula in segno di protesta.

Il presidente del collegio sindacale Roberto Costantini, dopo aver illustrato l’attività svolta dal giorno dell’insediamento ad oggi, ha ricordato che il 23 settembre è entrato in vigore il decreto Madia sulla cui applicabilità è stato acquisito il parere dell’avvocato Costantino Tessarolo.

Il decreto Madia, secondo il parere del professor Tessarolo, prevede che l’organo amministrativo delle società a controllo pubblico debba essere costituito di norma da un amministratore unico e che il CdA è eccezione alla regola, che deve essere approvato con decreto del presidente del Consiglio dei ministri.

“La norma che prevede che le società a controllo pubblico sono amministrate da un amministratore unico è, quindi – secondo l’avvocato Tessarolo – immediatamente applicabile e non ammette, allo stato, alternative”.

Il sindaco di Chieti Umberto Di Primio del Nuovo centro destra ha insistito per il rispetto del decreto Madia, invitando i colleghi del centrodestra a votare un amministratore unico indicato dal centrosinistra, a patto che si rinunciasse all’indicazione di un CdA. “Non si può rischiare – dichiara Di Primio – che l’organo che eleggeremo possa essere ritenuto non legittimamente costituito”.

Sul l’altro versante, il sindaco di Francavilla Antonio Luciani del Pd ha insistito per il cda a tre.

Quindici sindaci hanno poi diffuso una nota in cui spiegano i motivi che li hanno portati a contestare la scelta assunta dalla maggioranza, confermando l’esistenza di un accordo trasversale tra il presidente della Regione Luciano D’Alfonso e la senatrice del Nuovo centro destra Federica Chiavaroli, sottosegretario alla Giustizia, finalizzato proprio al ritorno al CdA.

LA NOTA CONGIUNTA DEI SINDACI

“Era stato chiaro già dall’assemblea del 10 settembre che sull’Aca il Pd, che fa riferimento a D’Alfonso, e uno sparuto gruppetto di ‘interessati’ sindaci facenti capo alla senatrice Chiavaroli, avrebbero giocato sulla pelle della gente e dei Comuni al fine di rimettere le mani sulla gestione di stampo clientelare del sistema idrico integrato. Accantonata la candidatura di Leombroni, troppo chiacchierata, e la scelta fatta 3 anni fa dal centrodestra dell’amministratore unico, D’Alfonso e compagnia hanno deciso di eleggere un Consiglio d’amministrazione con più poltrone da spartire.

Nell’odierna assemblea il centrosinistra è andato avanti sulla strada della illegittimità nonostante il parere richiesto da Aca, che alleghiamo, chiarisse in modo inequivocabile che la legge Madia impone la figura dell’amministratore unico, proprio per interrompere le perverse ingerenze della politica nelle attività gestionali che hanno disastrato migliaia di società partecipate.

Nulla di nuovo sotto il sole anzi sotto l’acqua, l’Aca è tornata ad essere il luogo ideale degli intrecci politici, a cominciare dal rimpasto di giunta di Pescara che andava compensato con un posto nel Cda al commercialista Velluto in quota Teodoro, già nominato da Alessandrini nel collegio sindacale di Attiva, per continuare l’accordo sacramentato tra D’Alfonso e la Chiavaroli, che fa eleggere presidente un suo amico. Grande qualità!.

A tutto questo noi ci siamo nuovamente opposti con coerenza, presentando una pregiudiziale talmente fondata da essere accolta dal Presidente dell’assemblea per non procedere all’elezione del Cda, ma per eleggere un solo amministratore; la fame di poltrone del Pd e soci tuttavia è stata talmente grande da richiedere di rianticipare il voto sul Cda e, conseguentemente, noi non abbiamo partecipato al successivo voto sul Cda in quanto palesemente illegittimo. Contro quel voto presenteremo ricorso nei competenti Tribunali per riaffermare il rispetto delle regole ed aver e dare quella giustizia ai cittadini che dei sindaci poco responsabili hanno negato”.

Così i sindaci di Chieti, Arsita, Atri, Bisenti, Cappelle sul Tavo, Casalincontrada, Catignano, Civitella Casanova, Collecorvino, Elice, Montefino, Moscufo, Pianella, Rosciano e Scafa.

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