ABRUZZO: MATTOSCIO ONORA E RISPONDE ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE MA AL FIN DELLA LICENZA TOCCA E AFFONDA

Non posso dare risposte a gossip giornalistici” così Nicola Mattoscio, presidente della Fondazione Pescarabruzzo, rivendica lo stile istituzionale della sua relazione di 45 pagine che contiene risposte dettagliate alle mozioni, altrettanto istituzionali, della Commissione parlamentare presieduta da Carla Ruocco del M5S, nell’ambito dell’inchiesta sul sistema finanziario delle Banche e sulla verifica dell’operato delle fondazioni bancarie che in Italia sono complessivamente 86. L’audizione è avvenuta  martedì 11 gennaio, alle ore 12, presso l’Aula del IV piano di Palazzo San Macuto e può essere ascoltata al link Audizione Commissione Banche.

 

 

La risposta puntuta è una delle tante stoccate che il professore affonda all’incalzare della modalità inquisitoria del senatore penta stellato Elio Lannutti, membro della commissione, giornalista e fondatore dell’ Adusbef di cui è stato presidente dal 1987 al 2017 che da sempre punta il dito sulla durata dell’incarico presidenziale che Mattoscio ricopre ormai da 25 anni, sulle presunte anomalie di una gestione di operazioni immobiliari portate a termine dalla società Gestione culturali srl, controllata dalla stessa fondazione, sui prestiti obbligazionari verso società quotate e non quotate, sul fatto che lo stesso Mattoscio, come evidenziato su un articolo de Il Messaggero, non risponda su quanto erogato nel periodo antecedente al 2016.  

Troppo facile per Mattoscio la replica “ho ricevuto una nota dettagliatissima di richieste di informazioni a partire dal 2012 ed e quello che ho fatto nelle mie risposte” per il resto smentisce categoricamente e nel modo più assoluto che ci siano state dinamiche così come esposte dal Senatore e “chi continua a rappresentare questo a livello di opinione pubblica se ne assumerà la responsabilità. Non sarà la fondazione a perdere tempo a smentire fake news”.

Del resto i dati snocciolati nella relazione gli danno ragione e conferiscono alla Fondazione pescarese un primato di efficienza ed efficacia che rappresenta un unicum nel panorama delle fondazioni italiane: un patrimonio con un incremento pari al 175%, si è passati, infatti, dai 71 milioni di euro del 1993-1995 ai 207 milioni di euro dal 2011 al 2015 fino ai 206 milioni di euro il quadriennio 2016-2020. I fondi per l’attività dell’istituto riservati al sociale, alla cultura e ad iniziative impattanti per il territorio, sono cresciuti in maniera costante: nel 1996-2000 erano di appena un milione, dal 2001 al 2005 sono saliti a 9 milioni, e dal 2016 al 2020 sono arrivati a 47 milioni di euro. Nel bilancio finale parliamo di un attivo che supera i 260 milioni di euro. Spiega dettagliatamente che quei dati rivelano attività e progetti a beneficio di tutto il territorio e dei suoi cittadini: la creazione in primis de l’Imago Museum, la riqualificazione del Teatro Massimo, il Frantoio delle idee di Moscufo, il Polo culturale polivalente di alta formazione che ospiterà archivi d’arte, il museo della stampa, spazi espositivi per il design e attività di alta formazione, il Collegio residenziale per studenti e per ricercatori, il Polo specialistico per l’attività libraria, l’Istituto superiore per le industrie artistiche, l’Isia Pescara design, Pescara film commission, che in un ventennio  ha sostenuto circa 40 produzioni, fra cortometraggi, lungometraggi, documentari e docufilm, La Maison des arts, progetto pluriennale ospitato nella sede centrale della fondazione di circa 215 eventi tra esposizioni pittoriche, fotografiche, fumettistiche, presentazioni di libri, conferenze, La Cittadella dell’accoglienza in partnership con la Caritas di Pescara, l’organizzazione del Premio internazionale nord-sud letteratura e scienza, del Premio nazionale di scrittura creativa da Gutenberg a Zuckerberg, il concorso fotografico “Condividere… scattando”, il bando “Arte e design per la tutela ambientale, infine progetti di restauro di 130 opere d’arte e 177 volumi editati nelle collane editoriali.

Tutto questo è stato possibile proprio perché la gestione ha potuto contare sulla continuità non dell’uomo di potere Mattoscio, (comunque sempre eletto all’unanimità da personalità che si sono susseguite ed espressioni di maggioranze differenti) ma del potere di una visione condivisa che ha operato nell’interesse stesso della Fondazione assicurandogli autonomia e indipendenza rispetto ad una politica che, spesso, pretende, attraverso nomine fiduciarie di interpretare le fondazioni non come infrastrutture immateriali di un sistema economico e sociale pluralistico operante nell’ottica della sussidiarietà orizzontale. Tutto questo è stato fatto nel pieno rispetto del Protocollo d’intesa fra Acri e il Ministero dell’Economia e delle Finanze firmato nel 2015 con  l’obiettivo di modificare gli statuti e l’operatività delle fondazioni in modo da diversificare gli investimenti, valorizzando la trasparenza delle erogazioni e regolamentando in termini più stringenti la governance.

Quando l’onorevole De Bertoldi chiede a Mattoscio di essere più specifico sulla presunta ingerenza della politica, la punta della spada oratoria affonda sulla figura dell’innominato ma presente come la statua del convitato alla cena del Don Giovanni, l’ex governatore d’Abruzzo senatore Luciano D’Alfonso che, ad esempio, in occasione di una conferenza stampa del 2018, annunciò come 800mila euro sarebbero stati stanziati dalla Fondazione per il recupero di una vecchia filanda. E questo è il vero tema attraverso il quale Mattoscio, presunto colpevole, si trasforma non in giudice che accusa ma in colui che propone e porta a galla la vera questione sulla quale bisognerebbe interrogarsi: l’ingerenza dell’azione politica che tenta di determinare le funzioni delle fondazioni attraverso richieste improprie senza assumersene però la responsabilità  e la garanzia dei risultati corrispondenti agli interessi pubblici e generali. E di nuovo, qui, Mattoscio giganteggia sul legame profondo tra Etica e Responsabilità e proprio lui può farlo perché, a dispetto dei pettegolezzi e illazioni che diventano mitologie da provincia, lui è lì perché nel 1994 rispose ad un avviso pubblico istruito dall’allora commissario prefettizio di Pescara. Una nomina non politica, quindi, anche in questo un caso unico in Italia. Tradotto, ed una volta per tutte, non è la politica ad averlo indicato come Presidente ma sono il suo curriculum e la sua competenza messe a disposizione per difendere la libertà e la democrazia come valori che debbono contraddistinguere l’operato delle fondazioni, principio ormai codificato dalle sentenze della Corte Costituzionale. Nessun interesse privato, né familiare né di approssimazione amicale hanno mai caratterizzato la Gestione, rivendicando le scelte dettate solo da una programmazione rapportata a obiettivi raggiungibili e negli anni raggiunti. Ci si chieda, piuttosto, dove sono scomparsi i patrimoni bancari in capo al controllo di altre fondazioni abruzzesi, sui quali nessuna interrogazione dei  parlamentari abruzzesi è stata mai presentata né tantomeno le testate giornalistiche locali hanno voluto interessarsi. Su questo, conclude Mattoscio, “non c’è una sola nota critica, neanche di informazione, approfondimento e confronto.”

E al fin della licenza, tocca e affonda.

Sabrina De Luca

 

 

 

 

 

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