PENNE – Ancora un rinvio per l’udienza preliminare che dovrà decidere se chiedere il giudizio ai 13 indagati dell’inchiesta penale aperta sui lavori della messa in sicurezza e ammodernamento di un tratto di strada della statale 81.
Il cantiere della nuova arteria che doveva essere costruita dall’impresa Toto Spa di Chieti, cioè una mini-circonvallazione che avrebbe collegato località Fonte Nuova a Contrada Campetto (meno di 2 mila metri di strada) è fermo. Quasi 22 milioni di euro evaporati. I suoi ideatori, pensate, l’hanno battezzata persino “Mare-monti”, perché l’opera, una volta terminata, doveva collegare Penne a Pescara. Nelle indagini della magistratura pescarese sono finiti il progettista, Carlo Strassil, arrestato il 19 aprile 2010; Fabio De Santis, responsabile del procedimento; Valeria Olivieri, commissario straordinario; Cesare Ramadori, del cda della Toto; Paolo Lalli, direttore dei lavori; Michele Minenna, dirigente Anas; Roberto Lucetti, funzionario Anas; Paolo Cuccioletta, consulente; Angelo Di Ninni, incaricato dalla Provincia di Pescara di valutare l’incidenza ambientale della variante e l’ex Presidente della Provincia di Pescara, Luciano D’Alfonso. Sono accusati, a vario titolo, di corruzione, truffa aggravata, falso ideologico, concussione, violazione delle leggi ambientali. Per l’accusa l’appalto sarebbe stato stravolto per renderlo vantaggioso per l’impresa Toto. Ieri, a distanza di quasi un anno e mezzo dall’inizio dell’udienza preliminare, sono stati superati gli ostacoli di notifiche che hanno fatto perdere diversi mesi. Sono state sciolte anche le riserve su una serie di eccezioni avanzate da una serie di avvocati. Il gup ha disposto l’accoglimento delle parti civili nel processo che sono il Comune di Farindola, il Comune di Penne e la Provincia di Pescara. Ma c’è da risolvere un altro problema tecnico: la competenza territoriale. Per l’accusa – il Pm Gennaro Varone – il processo deve rimanere a Pescara, perché gli incontri furono tenuti a Penne, in particolare viene fatto riferimento a una data precisa, cioè il 16 ottobre 2006, giorno in cui tutti gli indagati si incontrarono per valutare l’ipotesi della variante al progetto iniziale. Secondo gli avvocati invece lo schema corruttivo ipotizzato dall’accusa si sarebbe concluso tra Roma e Chieti. Il gup si è riservato del tempo per decidere entro le prossime due udienze: non si esclude che il processo possa essere spezzettato tra Roma e Pescara. Altro nodo da redimere è la prescrizione: è quasi certa la estinzione dei reati ambientali poiché questi si prescrivono nel 2013 e di sicuro per quella data il processo non sarà nemmeno iniziato. Seguiranno a ruota i reati di falso e abuso che si estingueranno entro il 2016. Alla fine, nel caso in cui il processo si terrà, il giudice dovrà eventualmente giudicare solo sui reati di truffa e corruzione. E’ concreta la possibilità che non si giunga ad una sentenza definitiva che possa chiarire la verità giudiziaria. Intanto, il Governo Monti sopprime a Penne il giudice di Pace e la sezione del Tribunale di Pescara.