Patrizia Marzocchi, vincitrice assoluta (con uno scarto di 10 voti da Fulvia Degl'innocenti e di una ventina di voti da Loriano Macchiavelli) della XIV Edizione del Premio Penne sezione Narrativa per Ragazzi insegna Lettere nella scuola media e vive a Bologna. Ha frequentato un corso di giornalismo presso l'Università di Ferrara e ha svolto attività di giornalista pubblicista.
L'ispirazione per la scrittura scaturisce dai suoi viaggi, dalle letture e dal rapporto con le persone, in particolare con i suoi ragazzi, a scuola. La motivazione della Giuria tecnica composta da Ferdinando Albertazzi (presidente), Maria Bianchini, Simona Foschini, Elvira Giancaterino (segretaria con diritto di voto) Tina Massa Pizzi e Ezio sciarra) relativa alla scelta del testo è la seguente: “Sulle vicende contemporanee dei drammi dell'integrazione si staglia un racconto emozionante, animato dalla speranza di realizzazione di una vita compiuta dopo i sogni e le delusioni di un lungo viaggio alla ricerca degli affetti più intimi e di una condizione di vita sognata che, dopo innumerevoli peripezie, finalmente può avverarsi”. Ha regalato ai pennesi il suo nuovo giallo per adulti, "Le coincidenze necessarie" che si trova in biblioteca, a disposizione di chiunque voglia leggerlo. Ci è sembrato interessante conoscerla meglio attraverso il suo modo di scrivere…
1. E' arrivata in finale al Premio Penne per ragazzi con un racconto legato al viaggio, al sogno di una vita diversa, alla possibilità di crescere confrontandosi profondamente con gli altri. Cosa l'ha ispirata?
Per prima cosa devo dire che ho sempre concepito la vita come un viaggio di scoperta e di conoscenza. L'ispirazione dell'idea fondante di questo libro mi ha assalita (proprio così) durante un viaggio in Marocco. Il viaggio è avvenuto molti anni fa, ma conservo ancora la memoria dei colori, degli odori, dell'incredibile energia che emana il deserto. Quando vivo un'esperienza molto forte, mi nasce il desiderio di scriverla. Durante quel viaggio, poi, mi capitò di visitare un laboratorio tessile in cui lavoravano solo bambine. Mentre io ero lì, entrò una classe tutta maschile, con belle, eleganti divise… Quella scena mi fece male e da quel male nacque Jasmine, la protagonista de "Il viaggio della speranza". La scrittura serve anche a rielaborare il dolore e l'impotenza cui la realtà spesso ci costringe, lenisce in qualche modo le ferite. Come ho già detto quell'episodio risale a molti anni fa e io credo che nel frattempo nel Marocco siano cambiate tante cose. La figura di Jasmine però non è legata a un luogo e a un tempo: rappresenta la forza e la volontà di reagire al sopruso per cercare la propria vita. Aggiungo ancora che a mio parere l'Italia sta attraversando un momento triste per quel che riguarda l'immagine della donna e che di tante Jasmine abbiamo bisogno per affermare la nostra dignità.
2. Il confronto con i bambini della giuria popolare (ben 250) ha messo in evidenza la sua natura leale e appassionata, con grande sincerità ha decostruito luoghi comuni su concetti come il razzismo e la tolleranza. Come è stato l'impatto con i ragazzi della giuria e che differenza ha riscontrato rispetto agli studenti delle medie a cui è abituata a insegnare?
L'incontro con i ragazzi del Premio Penne per me è stato un momento di grande tenerezza: ho portato a casa, assieme ai loro disegni, un senso di calore. Mi ha fatto anche riflettere. Mi sarei aspettata domande intorno agli aspetti più spettacolari del romanzo: il deserto, il mare, i cammelli, i tuareg. Molti interventi hanno invece ruotato sui temi profondi della storia, sulla forza di inseguire i propri sogni, sui motivi che sottostanno all'intolleranza. Mi hanno dato la possibilità di affermare una cosa a cui credo profondamente: la causa più profonda dell'intolleranza è la paura. Questo mi è già successo in altri incontri e mi porta a trarre almeno due conclusioni. In primo luogo questo approccio è dovuto anche al lavoro fatto dagli insegnanti il che mi conferma nella convinzione che nella nostra scuola ci sono tante cose buone, nonostante quel che si dice. Mi viene inoltre da mettere in discussione la tanto proclamata superficialità delle nuove generazioni. Ho l'impressione che molti ragazzi abbiano bisogno di trovare ed elaborare un senso più profondo della vita e siano alla ricerca di adulti che li aiutino a trovare la strada e le parole per seguire questo percorso. Gli studenti delle medie con cui ho a che fare quotidianamente sono meno immediati dei bambini, tuttavia se non ci si ferma all'apparenza, se si legge tra le righe, possono trasmettere tanta umanità e anche umorismo. Io spesso li ringrazio perché con loro mi capita di ridere molto di più di quanto non mi succeda in altre circostanze della mia vita.
3. I forti sentimenti sono alla base dei cambiamenti che contano, come accade nel suo libro ma forniscono anche il movente per ogni tipo di crimine. Ci racconti la sua esperienza di scrittrice di gialli per adulti e la sua partecipazione al Festival della Letteratura del Crimine di Genova quasi parallelo alla premiazione finale del Premio Penne.
In contemporanea "Il viaggio della speranza" ho pubblicato un romanzo giallo per adulti con la casa editrice Kowalski, "Le coincidenze necessarie", che mi ha valso l'invito al festival dela letteratura del crimine di Genova, promosso dalla Associazione culturale Satura. La scrittura per ragazzi e quella per adulti non sono, nella mia esperienza, in contraddizione. Le amo entrambe. Sono appassionata da sempre, da quando ero una bambina, di gialli. Ne ho letti tanti e ho sempre avuto il desiderio di scriverli. Il giallo viene da molti considerato un genere minore della letteratura, ma io non la penso così. Il giallo, secondo me, è un contenitore nell'ambito del quale si può parlare di psicologia, di società, di politica, di storia. Della vita, insomma. La protagonista del mio romanzo, Jolanda Marchegiani è una donna con tante difficoltà che porta avanti la sua battaglia nella vita, inseguendo la realizzazione dei suoi sogni. Nel profondo, al di là delle differenze di età, nazionalità, condizione sociale, non è così diversa da Jasmine, quindi.
4. Lei vive e lavora a bologna, una città che è presente anche nella sua scrittura. Una bizzarra coincidenza con Loriano Macchiavelli e il suo Sarti Antonio. La finalissima è stata buffa occasione per confrontarvi e soprattutto per conoscervi, se già non fosse accaduto.
Non avevo mai incontrato Loriano Macchiavelli in carne e ossa. Sono stata onorata di conoscerlo nel corso della premiazione perchè sono una sua affezionata lettrice.
5. Conosceva l'Abruzzo prima di vincere questa finale? Magari aver partecipato al premio Penne sarà una buona occasione per tornarci e scoprire le sue bellezze.
Molti anni fa ho fatto un bellissimo viaggio nei paesini interni della vostra regione e il ricordo mi emoziona ancora. Anche per questo mi ha particolarmente sconvolto la vicenda del terremoto che ha violato una terra che avevo avuto l'opportunità di conoscere e amare. Il Premio Penne è stata un'occasione per tornare: si, mi è nato il desiderio di un nuovo viaggio.
Elvira Giancaterino