PENNE – La Cgil e Cisl replicano all’intervista dell’amministratore delegato della Brioni, Francesco Pesci.
Ecco la nota: “Ho letto con molto interesse l’intervista pubblicata il 24 Maggio u.s. al Dott. Francesco Pesci, Amministratore Delegato della Brioni Roman Style. Le cose dette dal Dott. Pesci mi inducono, tuttavia, ad alcune considerazioni che hanno come comun denominatore una certa preoccupazione sulla mancanza di un argomento: la ricaduta delle scelte aziendali sui lavoratori. Condivido sicuramente le preoccupazioni dell’ a.d. della Brioni sull’inadeguatezza del livello istituzionale sulla capacità di favorire nella nostra Regione uno sviluppo industriale sostenibile, così come condivido le ragioni che minano la competitività industriale nel nostro Paese. Ma sull’esigenza della riduzione della spesa pubblica bisogna però fare una distinzione separando quella improduttiva da quella necessaria, sia per far sopravvivere il welfare che per sostenere i lavoratori e le aziende in crisi con le risorse per gli ammortizzatori sociali. Su questo argomento, allora, sarebbe necessario che aziende non in crisi come la Brioni si ponessero l’obiettivo, appunto perché condividono l’esigenza della riduzione della spesa pubblica, di evitare, sia le richieste di Cassa Integrazione Ordinaria, sia il ricorso a procedure di mobilità, così che tutti capiscano che quello che si teorizza vale anche per sé stessi e non solo per gli altri. Sono d’accordo col Dott. Pesci anche sull’esigenza di intervenire su efficienza e produttività: ma per far questo dobbiamo chiudere quanto prima la trattativa che da tempo sollecitiamo su questo tema. Produttività ed efficienza crescono quando si contratta e i lavoratori si sentono protagonisti e quindi messi nella condizione di poter aumentare le loro competenze e della loro professionalità, quando non si crea un situazione di incertezza sulle prospettive e sui loro destini, quando, nei reparti, i rendimenti aumentano e non diminuiscono, quando, in sintesi non si sentono solo i destinatari di scelte già fatte in altre sedi e che intervengono sulle loro condizioni di lavoro espropriandoli del loro ruolo contrattuale attraverso i loro rappresentanti. Noi abbiamo chiesto, da tempo, un tavolo dove poter discutere piano industriale e accordo su produttività e speriamo che, in tempi brevi, l’azienda ci possa rispondere positivamente. Prendo positivamente atto che l’a.d. della Brioni (certo forse tardivamente) riconosca che l’azienda si sia appesantita di costi indiretti troppo elevati, cosa che le OO.SS. denunciavano da tempo. Detto questo non si può pensare che errori e responsabilità della Direzione Aziendale ricadano sui lavoratori, allora, anche su questo è necessario avviare una trattativa per ripristinare un miglior equilibrio tra costi diretti e costi indiretti senza, tuttavia, penalizzare i lavoratori. Da ultimo ma non per importanza: il Dott. Pesci deve chiarire meglio cosa vuol dire quando afferma “il ruolo dell’area Vestina nella Brioni di oggi è quello della produzione”. Noi abbiamo salutato positivamente l’operazione PPR, oggi Kering perché ci è stato detto che il ruolo strategico del territorio nel secondo gruppo della moda del pianeta accresceva la sua importanza in termini di capacità produttiva, ruolo internazionale, e conseguentemente, in termini occupazionali. Se questo è rimasto, nella strategia del gruppo, vuol dire che il territorio non si può espropriare delle funzioni pregiate, e soprattutto del potere decisionale (non sulle decisioni che riguardano Kering, ma sulle decisioni produttive e della qualità del prodotto Brioni). Se ruolo della produzione significa semplice esecuzione di scelte che si faranno a Parigi o in Svizzera, siamo di fronte ad un impoverimento del ruolo del territorio al quale ci opporremo in tutti i modi e che comunicheremo, non solo a Brioni, ma all’intero gruppo chiedendo il sostegno alle Istituzioni locali. Non vorremmo trovarci di fronte ad una retrocessione di una eccellenza mondiale a semplice ruolo di azienda faconista del gruppo Kering, anche perché, in questo caso, fallirebbe miseramente qualsiasi tentativo di aumentare efficienza e produttività. Penso che l’ a.d. della Brioni non volesse dire questo, ma appunto per l’assenza di informazioni e di un confronto industriale sereno e maturo si possono creare equivoci che sicuramente non ci aiutano a lavorare per creare un clima di serenità e tranquillità che è premessa fondamentale in una azienda che deve mantenere elevatissimo il livello di qualità del proprio prodotto.
LA REPLICA DELLA CISL. “l’elevato costo degli indiretti è frutto e responsabilità dell’azienda stessa,che negli ultimi anni non ha valorizzato le risorse interne con un adeguataformazione,con il continuo ricorso a consulenze esterne.Tutto questo ha provocato un aumento dei costi sugli indiretti che contemporaneamente ad una diminuizione della manodopera diretta, ha di fatto lievitato la percentuale del peso degli indiretti sul costo del lavoro complessivo. La domande che nascono spontaneamente sono le seguenti:come è cambiato dal 2009 ad oggi il costo degli indiretti sul totale dei costi? Un’adeguata formazione delle risorse interne,non avrebbe permesso di ridurre l’uso delle consulenze esterne, valorizzando di conseguenza il personale già in forza?Tutto ciò,non avrebbe permesso di evitare l’appesantimento dei costi indiretti?”, sostiene Leonardo D’Addazio.