Un concorso senza ombre

PENNE – Quasi dieci anni dopo, emerge che quel concorso per l’assunzione a tempo determinato di sei impiegati (Concetta Bennato, Alessandro De Crollis, Silvia Antonacci, Melania Bianchi, Romina Giancaterino, Caterina Pancione) al Comune di Penne non ebbe ombre.

E’ la conclusione cui è giunto il tribunale di Pescara che ha cancellato l’accusa di falso agli ex collaboratori amministrativi ed ai membri della commissione esaminatrice (Arturo Brindisi, Anna Maria Melideo, Catia Di Costanzo), oltre al sindaco dell’epoca (2007) Donato Di Marcoberardino perché il fatto non sussiste. Il collegio, presieduto da Rossana Villani, ha anche dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione dell’abuso d’ufficio contestato ai soli Arturo Brindisi, Anna Maria Melideo e Catia Di Costanzo che componevano la commissione del concorso che avevano agito istigati dal primo cittadino di allora. A difendere Melania Bianchi e Silvia Antonacci ha provveduto l’avvocato Federico Bianchi. Arturo Brindisi, responsabile del settore amministrativo del Comune, è stato difeso da Silvia Di Salvatore e Vincenzo Di Girolamo. L’ex sindaco Di Marcoberardino è stato assistito dall’avvocato Ugo Di Silvestre, Anna Maria Melideo, ex responsabile delle finanze comunali, dall’avvocato Marco Di Giulio, mentre Catia Di Costanzo da Alessia Di Pietro. Quindi, Concetta Bennato si è avvalsa dell’opera degli avvocati Giuseppe Cutilli ed Ugo Di Silvestre i quali hanno seguito anche Alessandro De Crollis, Romina Giancaterino e Caterina Pancione, Il 5 settembre 2007 un esposto anonimo (poi si scopre che ne è l’autrice Giuseppina De Santis, una dei 44 candidati partecipanti risultata non vincitrice) apre il caso e fa scattare le indagini dei carabinieri che da questa vicenda traggono spunto per indagare altri filoni passati poi alle cronache come l’inchiesta Vestina che fin qui non ha visto alcuna condanna per la trentina di imputati costretti alla sbarra. Si indicano brogli nel concorso per l’assunzione a tempo determinato indetto con delibera del 28 giugno 2007 e poi svolto dal 22 al 23 agosto 2007. L’esposto afferma che il concorso è stato vinto proprio dai sei che lavoravano da tempo nella cooperativa Centro Servizi Aziendali. Insomma, secondo l’accusa un concorso pilotato dalla politica con l’attribuzione di punteggi sui titoli in misura massima per stabilizzare i prescelti. Nulla di tutto ciò. Da allora i sei non sono stati integrati nell’organico comunale per il rifiuto dell’amministrazione comunale di stabilizzarli. Un mare di polemiche. Nel frattempo, il giudice del lavoro ha dato loro ragione condannando il Comune alla ricostruzione delle contribuzioni presso l’Inps, oltre al pagamento degli emolumenti spettanti. Una partita da almeno 600 mila euro fra esborsi rateizzati agli ex dipendenti ed il costo della previdenza sociale.

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