Tu chiamale se vuoi…EMOZIONI!

Nonostante il cuore sia un organo vitale, vi è un’altra parte dell’organismo che è di fondamentale importanza, perché permette di percepire il mondo circostante, imparare, controllare comportamenti, movimenti, pensieri e, appunto, le emozioni.

Si tratta del Sistema Nervoso Centrale, che consta di un insieme di organi e strutture, che trasmettono segnali alle diverse parti del corpo e servono a coordinare le funzioni fisiche e psicologiche. Tuttavia, prima di capire dove le emozioni “si collocano”, all’interno del Sistema Nervoso, e come funzionano, è importante chiarire cosa sono.

Si ritiene che le emozioni siano delle risposte psicofisiologiche attraverso cui l’organismo risponde a ciò che accade attorno a lui, soprattutto se si tratta di cambiamenti ed eventi soggettivamente significativi. Si tratta, quindi, di aspetti importanti della vita dell’uomo che hanno a che fare con l’istinto di sopravvivenza e che, come tante altre funzioni, sono regolate dal Sistema Nervoso.

In particolare sembra che le emozioni siano prodotte grazie al lavoro dei neurotrasmettitori (dopamina, serotonina, noradrenalina, acetilcolina e GABA) e abbiano sede nel “Sistema Limbico”, costituito da svariate e interconnesse strutture cerebrali, che insieme coordinano i compiti di percepire, prendere consapevolezza, controllare ed esprimere le emozioni. Tra le strutture più importanti  si trovano: l’Ippocampo, che è la sede della memoria emotiva, perché permette di ricordare le informazioni sensitive-sensoriali relative agli eventi vissuti; l’amigdala, nota per la sua forma a mandorla, che è il principale centro in cui vengono gestite le emozioni e dove ha origine la paura; l’Ipotalamo, i cui corpi mammillari ricevono impulsi dall’amigdala e dall’Ippocampo e le trasferiscono al Talamo; la Fornice, una fascia di fibre nervose che connette l’ippocampo con le altre regioni encefaliche, trasmettendo le informazioni emotive; e la corteccia limbica.

E’ grazie proprio alla stretta connessione e all’importante cooperazione tra queste zone cerebrali che si esplica la funzione di regolazione emotiva.

Ma le emozioni sono anche connesse con un’altra importante parte del sistema Nervoso: il Sistema Nervoso Autonomo, così definito perché riguarda tutte quelle reazioni fisiologiche (quali l’accelerazione del battito cardiaco, la sudorazione, la contrazione muscolare, l’attività gastrointestinale e così via) che si svolgono “autonomamente”, cioè indipendentemente dalla propria volontà. È facile notare che, quando una persona prova una determinata emozione, a livello fisiologico vengono innescati delle reazioni su cui non si ha alcun controllo: chi ha paura, ad esempio può presentare un improvviso aumento della sudorazione, tremore muscolare e accelerazione del battito cardiaco.

Le emozioni sono convenzionalmente suddivise in: emozioni primarie (gioia, tristezza, rabbia, paura, disgusto e sorpresa) che sono presenti in tutti i mammiferi e in emozioni secondarie, come il senso di colpa, l’invidia e la vergogna, che sono presenti solo negli esseri umani.

(dott.ssa Zamparelli)

Le emozioni secondarie modulano le interazioni sociali e dipendono dallo stile culturale di appartenenza. Possiamo definire le emozioni come stati affettivi intensi, di breve durata, che vengono attivate da stimoli esterni o interni e che possono manifestarsi attraverso specifiche espressioni del corpo. Le emozioni sono formate da diverse componenti: quella fisiologica (che attiva il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso autonomo), espressiva (di cui la sede principale è l’espressività del volto o il corpo con la propria gestualità), comportamentale (che prevede la messa in atto di una o più serie di azioni per raggiungere uno scopo).

Molto spesso le persone sentono il bisogno di un sostegno psicologico o di una psicoterapia proprio in concomitanza di un disagio emotivo denso e prolungato nel tempo, di cui si sentono estranei e, il più delle volte, incapaci di trovare un modo utile per farvi fronte e gestirlo. Una sofferenza emotiva di questo tipo può ostacolare e invalidare il normale svolgimento delle semplici attività quotidiane e far sentire la perdita di energie e fiducia necessarie per potersi  riequilibrare e trovare una nuova condizione di benessere psicologico. Spesso questi momenti di disagio sono accompagnati da pensieri intrusivi che impongono un duro sforzo per cercare di evitarli o renderli innocui, attività che così definita prende il nome di “rimuginio”. Difficile distinguerne la punteggiatura, cioè da cosa scaturisce il tutto: è l’emozione invalidante a generare il rimuginio o l’attività del pensiero incessante che è fonte di ansia e ulteriore angoscia? Uno sembra causa dell’altro e insieme, in maniera sinergica, sembrano attivare ulteriore sofferenza psichica. I comportamenti che ne conseguono possono essere coerenti con l’emozione vissuta, ma di certo disfunzionali al proseguimento normale della vita dell’individuo. Da una parte le emozioni con la loro intensità e densità, dall’altro una mente in grado accoglierle, contenerle, vivono in incessante legame tra loro e costringono la persona ad operare una continua riorganizzazione cognitiva e assestamento comportamentale.

Tutto ciò che accade al di fuori di noi agisce come un interruttore, ma è il processo interno a creare le emozioni; pertanto, accoglierle, senza vergogna o giudizio, è il modo sicuramente più utile per ascoltarne i significati sottostanti di cui sono portatrici e di risistemarli poi nella nostra esperienza consapevole.

Per ulteriori approfondimenti e consulenze, scrivete qui: veronica.zamparelli@libero.it.

Dott.ssa Veronica Zamparelli, neuropsicologa e psicoterapeuta cognitiva, ad indirizzo costruttivista ed evolutivo, specialista nel trattamento del Disturbo Autistico (Master Terapia ABA)


 

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