Roccafinadamo: «Vogliamo emigrare nel Comune di Farindola». I rocchesi: troppe promesse non mantenute

PENNE – «Vogliamo emigrare nel Comune di Farindola». È la proposta avanzata dai residenti della frazione di Roccafinandamo, una delle comunità più distanti e popolose del Comune di Penne.

Loro, i rocchesi, sono stanchi e stufi di non avere servizi e assistenza, dimenticati dal capoulogo e per di più tartassati con tributi che da quelle parti non si erano mai visti. L’idea della scissione, non è tanto peregrina, e serpeggia da tempo nel centro montano. Realtà grazie alla quale, per oltre un trentennio, al Comune di Penne ha permesso di ottenere lauti contributi economici da Regione nonché di ospitare la sede istituzionale della ex Comunità Montana Vestina. L’abbandono è totale: il cimitero è avvolto dal degrado, la viabilità comunale è precaria e spuntano tasse, come la famigerata Tares: «Non abbiamo né i bidoni dell’immondizia, né l’illuminazione pubblica né l’asfalto sulle strade, perché dobbiamo pagare come se fossimo residenti in piazza Luca da Penne?», si chiede un residente del posto, che vive coi suoi familiari in località Trofigno. La comunità è arrabbiata e stremata. Nel mirino sono finiti il sindaco Rocco D’Alfonso e, in particolare, l’assessore all’urbanistica Ennio Napoletano, che avrebbero – a più riprese – «tradito» i rocchesi con promesse mai mantenute. A partire dal cimitero.

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