RIGOPIANO: DEPOSITATE LE MOTIVAZIONI DELLA DISCUSSA SENTENZA

Depositate oggi le motivazioni della discussa sentenza, emessa lo scorso 23 febbraio dal gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, inerente il processo sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano che ha stabilito 5 condanne e ben 25 assoluzioni.

“Non vi sono elementi per giungere ad un’affermazione di responsabilità degli imputati in ordine al reato di cui al capo 1 dovendosi dunque escludersi qualsivoglia collegamento causale tra la presunta condotta omissiva tenuta dagli imputati e il crollo dell’hotel Rigopiano”.

È quanto si legge in un passaggio delle motivazioni, nei confronti dei dirigenti della Regione Abruzzo.

Il concetto guida, che ha spinto il Gup Sarandrea verso la direzione dell’assoluzione per gran parte degli imputati, è quello dell’imprevedibilità della valanga facendo cadere, di fatto, l’ipotesi accusatoria più grave, quella di disastro colposo e mantenendo in piedi solo le responsabilità di Comune di Farindola e Provincia di Pescara, Settore Strade.

Ora la Procura ha 45 giorni di tempo per presentare l’eventuale ricorso in appello.

“La valutazione – scrive Sarandrea –  che deve compiersi al fine di riscontrare se vi sia stata la violazione di regole cautelari da parte degli imputati nel non aver sollecitato il Coreneva ad estendere l’area su cui effettuare la Clpv deve necessariamente essere condotta sulla base di una valutazione ex ante e pertanto non può non notarsi come alcun elemento consentiva di riscontrare una condizione di effettivo rischio valanghivo sull’area in questione; se ne deduce pertanto che debba escludersi che l’omissione degli imputati possa avere avuto alcuna incidenza causale con gli eventi che secondo le indicazioni riportate in rubrica hanno portato al crollo dell’hotel ed al decesso ed alle lesioni delle persone presenti a vario titolo nell’hotel Rigopiano al momento dell’impatto della valanga.

Sulla base dunque degli elementi sopra indicati e dunque sia in quanto difettavano gli elementi soggettivi in capo agli imputati per attribuire loro una posizione di garanzia dovendosi riconoscere in capo al Coreneva competenza assoluta in ordine all’individuazione dei parametri entro cui far operare la Clpv e sia in merito all’assenza di concreti elementi tali da imporre un potere di intervento nei riguardi del Coreneva affinché individuasse il vallone di Rigopiano tra quelli da ricomprendere nella Clpv posto che alcun documento induceva a considerare il sito a rischio valanghe, ritiene il giudice che non vi sono elementi per giungere ad un’affermazione di responsabilità degli imputati”.

In merito all’allora Prefetto di Pescara, Francesco Provolo, assolto, insieme a due funzionari, da tutti i reati, tra cui quelli di omicidio colposo plurimo e di lesioni colpose plurime, si legge: “Appare evidente come in alcun modo la condotta tenuta dagli imputati Provolo Francesco, De Cesaris Ida e Bianco Leonardo possa assumere rilevanza nello sviluppo causale degli eventi che hanno portato ai decessi ed alle lesioni subite dalle persone presenti nell’hotel Rigopiano al momento dell’impatto sulla struttura della valanga del 18.1.17, di tal ché nei riguardi degli stessi non può che essere emessa una sentenza assolutoria per non aver commesso il fatto”.

“L’imprevedibilità di un fatto va contestualizzata al momento, se fosse arrivata all’improvviso senza il minimo preavviso, allora potrei credere – commenta Alessandro Di Michelangelo, fratello del poliziotto Dino Di Michelangelo, tra le 29 vittime insieme a sua moglie Marina Serraiocco in un destino amaro per mio fratello Dino e per mia cognata Marina, ma qui si tratta di situazioni diverse in un lasso di tempo ampio che se fossero state prese in considerazione, forse oggi parleremo di altro. Le nostre richieste di verità erano ben altre, se le anticipazioni di queste ore dovessero rispecchiare totalmente il contenuto delle 300 pagine delle motivazioni del Gup – dichiara Di Michelangelo all’Ansa – allora prenderei atto con rammarico che nessuno ancora ci ha dato risposte concrete, risposte che evidentemente dovranno essere nuovamente ricercate, si spera, in Appello”.

I condannati sono: il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, a 2 anni e 8 mesi per omicidio plurimo colposo per la “omissione dell’ordinanza di inagibilità e di sgombero dell’Hotel Rigopiano”.

Condannati a 3 anni e 4 mesi Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, ritenuti responsabili come dirigenti della Provincia per la loro condotta relativa al “monitoraggio della percorribilità delle strade rientranti nel comparto della S.P. 8, ed alla pulizia notturna dalla neve ovvero a quella relativa al mancato reperimento di un mezzo sostitutivo della turbina Unimog fuori uso, nonché alla mancata chiusura al traffico veicolare del tratto stradale della provinciale nr 8 dal bivio Mirri e Rigopiano”.

 Condannati a sei mesi di reclusione ciascuno per falso l’ex gestore dell’albergo della Gran Sasso Resort Bruno Di Tommaso e il redattore della relazione tecnica di intervenire sulle tettoie e verande dell’hotel Giuseppe Gatto.

Condannati, inoltre, in solido gli imputati Ilario Lacchetta, Paolo D’Incecco, Mauro Di Blasio, Bruno Di Tommaso e Giuseppe Gatto al pagamento delle spese processuali.

Assolti invece l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, l’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco; il tecnico comunale di Farindola, Enrico Colangeli; i dirigenti della Regione Abruzzo Carlo Giovani, Carlo Visca, Pierluigi Caputi, Emidio Primavera; gli ex sindaci di Farindola, Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico; il dirigente regionale Antonio Sorgi; Sabatino Belmaggio, dal 2010 al 2016 responsabile dell’ufficio Rischio valanghe della Regione Abruzzo; Andrea Marrone, consulente incaricato da Di Tommaso per adempiere le prescrizioni in materia di prevenzione infortuni; Luciano Sbaraglia, tecnico geologo; il comandante della Polizia Provinciale di Pescara Giulio Honorati; il tecnico Tino Chiappino; l’ex capo di gabinetto della Prefettura di Pescara Leonardo Bianco; la dirigente della Prefettura Ida De Cesaris;  l’imprenditore Paolo Del Rosso; il dirigente del Servizio prevenzione rischi e coordinatore del Coreneva dal 2001 al 2013, Vincenzo Antenucci; la Società Gran Sasso Resort & Spa srl; i vice prefetti Salvatore Angieri e Sergio Mazzia.

Assolti anche i dirigenti della Prefettura Giancarlo Verzella, Giulia Pontrandolfo e Daniela Acquaviva, accusati di depistaggio per l’occultamento del brogliaccio delle segnalazioni del 18 gennaio alla Mobile di Pescara.

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