PESCARA. Alla base della gestione dei rifiuti nel pescarese c’è «un grande inganno» che tra l’altro ha avuto conseguenze devastanti per i territorio.
Il primo è il consolidarsi di posizioni dominanti con il prevalere di un monopolista da oltre 10 anni nella regione, il secondo è che le tasse per lo smaltimento per i rifiuti sono aumentate e non c’è raccolta differenziata che tenga tanto le tasse non calano. E’ un attacco duro, frontale e senza precedenti quello della associazione Codici nei confronti della politica e del gruppo Deco della famiglia Di Zio, monopolista in regione dei rifiuti. L’idea è quella di avviare una class action contro il Comune di Loreto Aprutino e contro la ditta privata per ottenere la restituzione delle cifre indebitamente percepite dai cittadini che hanno pagato la Tarsu per importi «illegittimamente richiesti».
LA BUGIA
Il ragionamento di Codici è semplice e parte da un dato di fatto: il Comune di Loreto Aprutino ha aumentato la tarsu del 50% nel 2007 e su quei livelli è rimasta fino ad ora. Un aumento record che supera di gran lunga quello degli altri comuni del Pescarese dove pure ci sono stati aumenti.
Che succedeva nel 2007? Il Comune di Loreto Aprutino si impegnava a corrispondere ad Ambiente S.p.A., per il periodo 1/3/2007 – 29/2/2012, il corrispettivo complessivo di euro 3.072.916,86 (importo suscettibile anche di revisione in aumento per effetto delle variazioni annuali dell’indice Istat: art. 6 Convenzione). Per far fronte al nuovo impegno finanziario il Comune come detto aumentava del 50% la Tarsu con delibera di Giunta n. 41/2007 e confermata dal Consiglio comunale (delibera n. 17/2007) dove si dava atto, a livello di bilancio previsionale, che la tassa sui rifiuti era, non a caso, l’unica che aveva subito un aumento. Fin qui una storia di ordinaria amministrazione pubblica che aumenta la pressione fiscale sui cittadini.
Ma c’è di più. L’associazione Codici negli scorsi anni aveva denunciato le illegittimità degli affidamenti diretti dei Comuni ad Ambiente spa anche al Tar ma con scarsa efficacia e poi all’Autorità garante per la concorrenza che pure non ha inciso realmente sugli equilibri creatisi in provincia. Oggi si ritorna all’attacco alla luce di nuove sentenze e sviluppi giurisprudenziali che sembrano dare maggiori forza alle motivazioni della associazione dei consumatori.
Il tutto nasce da un «inganno» realizzato nero su bianco nelle varie delibere comunali e mantenuto dalla politica. L’inganno sarebbe quello di affidare direttamente ad una spa pubblica il servizio di raccolta differenziata (cosa lecita e prevista dalla legge con alcune restrizioni precise). Ed è quello che è accaduto nei 32 Comuni consorziati del Pescarese che hanno infatti affidato ad Ambiente spa (ex consorzio comprensoriale) il servizio di raccolta rifiuti. Il problema è che la politica ha deciso che Ambiente spa dovesse essere uno strumento per sistemare qualche politico estromesso dai consigli comunali così da creare la mostruosa anomalia di una società che ha un cda più numeroso dei suoi dipendenti (appena due).
Il presidente di Ambiente spa è ancora Massimo Sfamurri (€ 32.191,92), il vice era Luciano Vernamonte (€ 14.486,40) fino a qualche mese fa, oggi sostituito da Riccardo Padovano. L’elenco dell’organigramma completo compreso i 5 dipendenti è sul sito ufficiale.
Dunque la società pubblica si è ritrovata ad avere l’affidamento diretto dei Comuni senza però poter effettivamente gestire il servizio (5 dipendenti non sono certo sufficienti), fu così che sempre la politica intorno al 2003 decise di costituire un braccio operativo e dunque una nuova società partecipata al 51 per cento da Ambiente spa e al 49% dal privato (la Deco Di Di Zio). Dunque Ambiente si è trovata a girare gli affidamenti diretti alla Ecologica srl che effettivamente gestisce il servizio nei comuni. Oggi a capo della Ecologia srl c’è il sindaco di Catignano, Francesco Lattanzio, il suo vice è invece dal 18 agosto 2009 Luciano Vernamonte, qualche giorno fa arrestato nell’ambito della inchiesta sulle tangenti a Spoltore.
IL TESTIMONE PASSA AD ECOLOGICA SRL
Dunque di fatto l’appalto dei rifiuti passa dai Comuni direttamente ad Ecologica srl, dunque al privato (Deco spa) che riceve di fatto direttamente l’incarico cumulativo («in realtà», sostiene Codici, «avrebbe dovuto fare 32 gare di appalto per raggiungere lo stesso risultato»).
«Tutti i Comuni nelle loro delibere affermano di affidare direttamente ad Ambiente spa secondo il “modello dell’in house providing”, eppure nella convenzione tra Ambiente spa e Comuni all’art. 2 si legge che la società Ambiente S.p.A. erogherà il servizio «a mezzo di una società strumentale ad essa collegata e dalla stessa controllata», la Ecologica. Allora è chiaro che contrariamente a quanto sostenuto dal Comune di Loreto Aprutino e da Ambiente S.p.A., l’affidamento del servizio a quest’ultima non poteva classificarsi come “in house providing”, ma come affidamento a societa’ mista, a causa della mancanza di capacità operativa diretta in capo ad Ambiente S.p.A. (non essendovi personale e mezzi per tale servizio), della mancanza di astratta idoneità tecnica (non essendovi iscrizione all’Albo nazionale dei gestori ambientali) e perché, di fatto, il servizio veniva svolto dalla società mista Ecologica s.r.l.. E qui il punto centrale: l’affidamento così realizzato deve considerarsi del tutto illegittimo, in quanto realizzato a favore di società preesistente e non appositamente costituita per quella specifica attività (secondo la costante giurisprudenza della Comunità Europea e del Consiglio di Stato)».
Secondo la giurisprudenza ormai costante, tale forma di affidamento sarebbe illegittima.
Per queste ragioni Codici ha oggi ufficializzato e divulgato la diffida formale al Comune di Loreto Aprutino a revocare le delibere che affidano ad Ambiente spa il servizio di raccolta rifiuti con effetto retroattivo ma soprattutto a «restituire, a tutti gli associati di Codici che ne faranno domanda, le somme pagate in più, dal 2007, rispetto a quelle corrisposte nell’anno 2006, a causa dell’affidamento del servizio ad Ambiente S.p.A. e ad affidare ex novo il Servizio di igiene urbana con modalità tali da garantire il pieno rispetto dei principi e delle regole stabiliti in materia dalla Comunità Europea e dalla giurisprudenza amministrativa». La diffida è un atto formale e obbligatorio che se non produrrà gli effetti sperati darà diritto alla stessa associazione di avviare la procedura della class action.
«Sappiamo che la cosa non riguarda solo Loreto Aprutino ma moltissimi comuni in tutta la regione», ha spiegato Domenico Pettinari, segretario provinciale, «abbiamo voluto iniziare con Loreto Aprutino che frà da apripista per poi proseguire con tutti gli altri. Per questo è chiaro che abbiamo bisogno dei cittadini che vogliano affiancarci in questa battaglia per la legalità e che vogliano recuperare quanto hanno pagato illegittimamente».