PIU’ INDEBITATI, PiU’ SCONTENTI Dalla relazione del revisore dei conti, l’andamento del Comune nel 2011. I pennesi pagano poco i servizi

PENNE – Sono aumentati i debiti: quelli di funzionamento al Comune. Al primo gennaio 2011 si attestavano a quota 5.581.064, 15 euro, a fine anno toccavano i 6 milioni 214 mila 537 euro pagati solo in parte.

La relazione di Emilio Marzetti, il revisore dei conti targato partito democratico e fratello di Roberto che fu direttore generale della Asl aquilana, scelto dall’amministrazione D’Alfonso, fotografa la situazione dell’ente locale vestino che ha chiuso l’anno con un disavanzo di 277 mila euro. Che a fine 2011 contava debiti complessivi pari a 23 milioni 175 mila 760 euro. Oltre ai citati debiti di funzionamento, spiccano quelli di finanziamento per 16 milioni 494 mila 624 euro, cui aggiungere altri 466.600 euro. Nel 2012, scrive Marzetti, c’è da far fronte a debiti fuori bilancio per 522.413, 78 euro. In compenso, il Comune vanta anche immobilizzazioni materiali per oltre 58 milioni di euro. In diminuzione le spese per il personale che si è ridotto di parecchio e che vedrà altri tre pensionamenti, di cui un vigile urbano. Due milioni 134 mila 345 euro l’esborso nel 2011 per stipendi ed oneri su un totale di spese correnti pari a 7 milioni e 78 mila euro. In aumento le multe per violazione del codice della Strada: si è passati dai 69 mila euro incassati nel 2009 ai 108 mila euro dell’anno scorso. La tassa sui rifiuti, la Tarsu, nel 2011 ha fruttato alle casse comunali un milione 856 mila euro: a giugno c’era stata la batosta del 46,2% di rincaro. Resta il discorso della copertura dei servizi a domanda individuale: troppo bassa, appena il 26,52%. Cioè i pennesi pagano poco i servizi: si va dallo 0,95% degli impianti sportivi al 49,5% delle mense scolastiche. Il Comune di Penne, non essendo formalmente in dissesto, non ha l’obbligo di chiedere più sacrifici. Sui residui invece si gioca la partita più delicata. Quelli attivi sono entrate accertate, ma non riscosse che dunque si allungano nel tempo. I passivi invece sono spese impegnate, ma non pagate. La gestione dei residui attivi dunque è una leva nelle mani dell’amministrazione che, attraverso la loro valutazione (devono essere certi, monitorati di continuo), tiene in piedi il bilancio determinando il risultato annuale dato dal fondo cassa aumentato dei residui attivi (crediti) e diminuito dei debiti costituiti dai residui passivi.

La cancellazione dei residui attivi, dopo averne verificato l’impossibilità di un loro incasso, è un’operazione fatta anche dal Comune a piene mani e sulla quale in passato si sono appuntati i sospetti sull’origine dell’improvviso buco milionario di bilancio emerso nel novembre del 2011 e le cui conseguenze sono ancora (e saranno) a carico dei pennesi. Iscrivere fra i residui tasse da recuperare, ma già prescritte e dunque non esigibili, ad esempio, è un caso di bilancio truccato. Così come dei contributi da altri enti mai pervenuti. E’ come se un’impresa per garantirsi uno stato patrimoniale favorevole agli occhi dell’esterno, gonfiasse i propri crediti ben sapendo che essi sono molto più che in sofferenza, Andarli a leggere uno per uno (il Comune li pubblica, ma occorrerebbe un loro esame con le carte alla mano), trattandosi di decine e decine di partite, comporta per i consiglieri comunali uno sforzo piuttosto oneroso.

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