PESCARA: LA NUOVA BOTTEGA “MERCATO CONTADINO LA SPESA IN CAMPAGNA” APRE IN VIA MILANO
Vendita di prodotti, una cucina, uno spazio di formazione e la spesa a domicilio su due ruote. Niente più scuse per non mangiare sano!

Qualità è sempre più parola d’ordine per le imprese dell’agroalimentare abruzzese, implica tante scelte, quelle di comunicazione, rivolte al consumatore che deve sapere sempre più perché mangiare bene non è solo uno stile di vita ma la vita stessa, e quelle di perseguimento di strategie di valorizzazione commerciale.
Ne parliamo con Beatrice Tortora, vice presidente del Gal Terre Pescaresi- Gal sta per Gruppo di Azione Locale– e responsabile della Confederazione La spesa in Campagna Abruzzo. L’occasione è l’apertura del nuovo punto Mercato Contadino che verrà inaugurato il 14 ottobre a Pescara, in via Milano, e reso possibile grazie al Bando di filiera corta emanato dal Gal attraverso il PSR, Programma di sviluppo rurale, 2014-2020.

Ma prima di aprire le porte del nuovo negozio vogliamo con lei circoscrivere i due punti di partenza del nostro scritto iniziando a dialogare proprio sul come possiamo incidere, con le azioni ma anche con una informazione corretta, sulla consapevolezza alimentare dei consumatori.
Togliamoci subito il dente Bea e facciamo capire ad un ipotetico consumatore medio perché quello del prezzo dei cibi di qualità rispetto al risparmio su prodotti della grande distribuzione è un falso problema e non può determinarne la scelta.
Credo essenzialmente in base tre ragionamenti che non hanno nulla di teorico ma dei risvolti pratici e concreti. Il primo è che molto spesso, ad esempio, dietro la soddisfazione di aver acquistato una bottiglia di pomodoro a 50 centesimi, si nasconde un valore che è ben al disotto di quei centesimi, a volte addirittura inesistente per cui in realtà stiamo addirittura sprecando dei soldi. Il secondo è sul piano strettamente etico: se una bottiglia costa 50 centesimi significa che dietro quel prodotto c’è uno sfruttamento di persone e risorse naturali che noi in qualche modo agevoliamo, fino al paradosso di scandalizzarci quando vediamo in televisione lavoratori crollare a terra perché costretti a raccogliere pomodori in condizioni disumane. Il terzo riguarda quello della salute: prodotti di bassa qualità, esasperati da additivi chimici che ne aumentano la resa e abbassano i costi di produzione, ci ammalano, fanno aumentare le intolleranze, le allergie, i tumori e costringono a spendere più in farmaci. Allora qual è il risparmio?
Non significa colpevolizzare i consumatori?
Al contrario, significa dire le cose come stanno ed aiutarli ad “coltivare” la loro consapevolezza ed indirizzare le loro scelte d’acquisto, consigliandoli anche sul consumo. Un cibo qualitativamente controllato ha un gusto più delineato che obbliga ad un uso più limitato nella quantità, permettendo un risparmio diretto consistente, se parliamo di prezzi. Noi agricoltori, che siamo impegnati anche sul fronte della formazione specie nelle attività didattiche con i bambini, dobbiamo raccontare ciò che loro assaggeranno, perché è diverso da quello che magari mangiano nella quotidianità, che magari appartiene alla grande distribuzione, e perché costa apparentemente di più.
Più facile con i bambini?
Più produttivo: la loro memoria alimentare è limitata ed in costruzione, a volte vengono da me (ndr Beatrice ha un agriturismo e fattoria didattica ad Abbateggio) e non hanno mai mangiato il farro, lo scoprono, tornano a casa e chiedono alla mamma di cucinarglielo ma non uno qualunque, vogliono proprio quello che hanno mangiato. Scoprono il sapore vero del farro e magari trasmettono ai genitori quello che hanno imparato sulle modalità di produzione.
Veniamo allora alle strategie di commercializzazione, come si può rendere accessibile un mondo di prodotti di qualità che provengono da aree rurali magari scomode e lontane e che rende più facile il discount sotto casa dove si trova tutto?
Partiamo dal perché è necessaria una strategia di commercializzazione. Il segmento della produzione agricola di cui stiamo disquisendo riguarda piccole imprese agricole che ricomprendono anche solo quella di un coltivatore che, al massimo, può avere alle spalle una organizzazione familiare ma che da solo non riesce a collocarsi sul mercato in modo funzionale. Se a questa circostanza si aggiunge l’attitudine a lavorare da solo ed agire da solo – l’agricoltore è abbastanza individualista, come il pastore e l’artigiano- le difficoltà aumentano ed è per questo che si studiano nuove strategie corrispondenti ad un principio ancor più generale di politica sociale: da soli si può fare poco e male, insieme possiamo fare tanto e bene.

La sede attuale di via Firenze

Così nasce il Mercato Contadino…
... così nasce La Spesa in Campagna, in realtà, che è l’Associazione Nazionale formatasi all’interno delle sedi regionali CIA Agricoltori e che ha delineato la strategia sulla base della filiera corta. Il Mercato Contadino, a sua volta, nasce come Consorzio di produttori agricoli, come sviluppatore di quella idea madre: oggi siamo circa 54, con un luogo fisico che è in via Firenze e che a sua volta si completa, nel 2018, unendosi alla Bottega dell’equo solidale gestita dall’associazione Il Mandorlo, una preziosa sintesi di solidarietà tra produttori lontani e quelli più vicini.
Quali sono le caratteristiche del progetto?
Il mercato contadino, parafrasando un proverbio, ha portato la montagna a Maometto, ha portato i prodotti freschi della campagna al consumatore di Pescara che, altrimenti, non avrebbe avuto la possibilità nell’immediato di acquistarli. Per i produttori è stata la possibilità di avvalersi di una organizzazione che facilitasse il loro ingresso al mercato e non solo! Attraverso il prodotto si procede alla valorizzazione dell’agricoltore nel suo ruolo polifunzionale: producendo
qualità egli agisce su di un processo che ha effetti a partire da quelli sulla salute, sulla sostenibilità e quindi sulla preservazione dei paesaggi, delle tipicità, del turismo. La cultura del prodotto si inserisce nella Cultura del territorio, ecco perché mi piace parlare del Mercato Contadino più che di una vetrina come di un “processo” che, rispetto al mercato globale, è molto più trasparente ed etico.
La trasparenza è nel prezzo?
Anche, perché il prezzo che viene determinato dagli stessi agricoltori attraverso il CDO delle Opere Agroalimentari, è il prezzo equo per quel tipo di prodotto che rispetta tutti i valori etici, di salute e di sostenibilità. Trasparente è la prossimità geografica ma anche quella sociale di rapporto di fiducia che si viene a creare tra produttore e consumatore.
Qual è la differenza con altre strategie di commercializzazione dei prodotti agricoli ad esempio con il semplice mercato rionale mattutino?
Premesso che, ben vengano tutte le iniziative di vendita di prodotti nostrani, il grande punto di forza del Mercato contadino è di essere un luogo fisico, aperto dalla mattina alla sera, con una organizzazione stabile di due persone che accolgono i clienti. In questo modo il produttore è più libero e avrà meno costi perché non dovrà spostarsi dal luogo di lavoro ogni mattina, magari rinunciando a fare altre cose; lui sa, in definitiva, che il suo “prodotto” è in buone mani e potrà dedicarsi e concentrarsi sulla produzione. Non c’è nessun tipo di condizionamento e neanche nessun tipo di concorrenza tra i singoli produttori, perché è la visione unica che vince e che si vende con ogni tipo di prodotto, che sia l’olio o il miele o i cereali. Ma anche il consumatore è più libero perché prende il suo cestino, sceglie i prodotti che vuole, se ha bisogno di consigli c’è sempre una persona in grado di darglieli altrimenti va alla cassa e se ne va. E se non può venire in negozio offriamo anche il servizio a domicilio con la consegna effettuata attraverso l’uso di biciclette. Dalla campagna alla bottega ma anche dalla campagna a casa, in definitiva, cercando di non inquinare!

Dopo 4 anni di consolidamento arriva la nuova sede di via Milano, il 14 ottobre finalmente l’inaugurazione

Mattia Pace, uno dei 54 produttori associati

Come tutti i processi di successo si va avanti, si avvia un procedimento di riproduzione e, soprattutto, si trovano nuovi partner che sposano la causa, ci credono e cominciano un nuovo cammino insieme. Il partner del nuovo negozio sarà il Gal Terre Pescaresi che ha emanato un Bando al quale il Consorzio ha aderito corrispondendo a tutte le linee guida ed a breve inaugureremo il nuovo negozio di via Milano

Quali sono queste linee guida?
La grande forza del bando era quella non di dare semplicemente dei contributi pubblici ma, sempre seguendo il principio etico che è anch’esso un processo a cascata, di far sì che si innescasse un iter di coesione dei vari territori agricoli, riproducendo in chiave contemporanea quello che avveniva negli ambienti rurali o nei paesi: quando era il periodo del grano tutti gli altri produttori correvano in aiuto e così via nei differenti cicli stagionali. Il GAL non voleva semplicemente un’esposizione di prodotti, voleva creare movimento verso un’unione di intenti che a sua volta ne possa generare altri ad intercettare valori del territorio ma anche preservandone le tradizioni identitarie.

 Le novità ed i punti forza della sede di via Milano?
Un negozio realizzato con tutti materiali sostenibili, un luogo dove si potrà mangiare, non pietanze delineate sulla carta, per intenderci, non pensato come un ristorante, ma una cucina dove si potranno mangiare gli stessi prodotti che vendiamo. Il target al quale si è pensato comprende tutti quei lavoratori che vogliono fare una pausa con pranzo salutare e cucinato all’istante. Grazie poi a degli accorgimenti di progettazione lo stesso spazio degustazione diventerà un ambiente di incontri formativi, di divulgazione legati alla cultura dell’alimentazione, laboratorio didattico e creativo.
La vendita potrebbe essere utile anche a ristoranti ed alberghi?
Assolutamente, ristoranti ed alberghi che puntano sulle eccellenze e sulle produzioni locali possono da noi trovare tutto senza perdere tempo andando da un posto all’altro. Risparmio di tempo e certificazione di qualità da esibire e mostrare ai clienti per un servizio di accoglienza sempre più qualificato.
Si è da poco conclusa, a Pescara, la kermesse culturale della Festa della Rivoluzione, quella dell’effettività di un’alternativa al mercato globale potrebbe essere una rivoluzione?
La cultura nasce dalla trasmissione di saperi, le scelte di ognuno di noi possono fare la differenza e possono far scattare l’emulazione perché mangiare bene e locale ha degli effetti benefici sul benessere psicofisico valutabili a breve, medio e lungo termine. Cambiare un paradigma culturale se non è rivoluzione sicuramente è un’evoluzione!

Sabrina De Luca 

Foto di copertina: da sx Giulia Falcinelli, Beatrice Tortora, David Falcinelli e Piero Colangelo

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