Il giudice di Pace Raffaele Ferraro, con sentenza depositata il 30 novembre 2022, condanna Poste Italiane s.p.a. al rimborso di Buoni fruttiferi postali (BFP) in favore di un cittadino di Montebello di Bertona.
I fatti risalgono al giugno 2006, quando, l’attore del procedimento, decide di investire le sue risorse economiche in due buoni fruttiferi emessi dall’Ufficio postale del suo paese. Il povero risparmiatore è convinto che quei buoni siano a tempo indeterminato visto che, alla sottoscrizione dell’emissione, nessuna informativa gli viene consegnata. Passano gli anni ed il nostro scopre, nel marzo 2020, che i titoli cartacei in suo possesso sono letteralmente carta straccia. Poste Italiane rifiuta qualsiasi rimborso del capitale investito in quanto i buoni sarebbero scaduti 18 mesi dopo la sottoscrizione ed il diritto di credito ormai prescritto essendo passati più di 10 anni.
Possibile? Si, perché in forza del Decreto del Ministero del Tesoro del 19 dicembre 2000 “i diritti dei titolari dei buoni si prescrivono a favore dell’emittente trascorsi dieci anni dalla data di scadenza del titolo per quanto riguarda il capitale e gli interessi”. E che poteva saperne lui? E, soprattutto, come poteva saperlo?
Dopo aver tentato in mille modi di addivenire ad una formale risoluzione dialogica con Poste Italiane, assistito dagli avvocati Dario Antonacci e Alfredo Cappellacci, il risparmiatore si rivolge al Giudice di Pace di Penne, competente per materia e territorio. La tesi degli avvocati viene accolta in pieno anche perché c’è un fatto incontrovertibile: al momento della sottoscrizione dei BFP, le poste erano obbligate alla consegna del Foglio Informativo Analitico (FIA), contenente la descrizione di tutte le caratteristiche dell’investimento ed i termini. Cosa non avvenuta nella fattispecie, né Poste Italiane ha potuto espletare l’onere della prova, così da uscirne soccombente e obbligata al rimborso dovuto, oltre che al pagamento degli interessi e delle spese legali.
Abbiamo raggiunto, al telefono l’avvocato Dario Antonacci, con l’idea di dare un’informazione il più possibile completa perché potrebbero esserci tanti altri casi di risparmiatori nella medesima condizione del nostro amico di Montebello. Infatti, tutti coloro che abbiano investito in BFP, debbono sapere che, insieme al cartaceo comprovante l’investimento, hanno diritto ad avere il FIA.
Avvocato, tutto è bene quel che finisce bene ma qual è la portata, anche sociale, di una sentenza come quella del Giudice di Penne?
La sentenza del Giudice di Pace di Penne assume una rilevanza non trascurabile soprattutto perché, accogliendo i nostri motivi di reclamo, il giudice ha reso concreto il diritto ad essere correttamente informati, nonché il diritto alla trasparenza, che ad ogni risparmiatore deve essere riconosciuto e garantito al momento della sottoscrizione di un contratto, nel pieno rispetto della legge. Al di là del principio classico dell’ignorantia legis non excusat che non può ritorcersi contro chi deve essere messo nelle condizioni di conoscere effettivamente le varie clausole degli investimenti sottoscritti.
Possiamo dare un consiglio ai cittadini dei nostri piccoli paesi, spesso non giovanissimi e spesso lasciati soli a gestire le moderne burocrazie?
In questo caso direi che la riflessione da farsi è duplice. Da un lato pare doveroso sottolineare come un rapporto fiduciario non può prescindere dall’osservanza della legge che, nel caso di specie, prescrive l’obbligo della consegna del Foglio Informativo e, dunque, del rispetto delle regole di corretta e completa informativa, trasparenza e tutela del risparmio. Dall’altro, mi sento di consigliare ai risparmiatori di farsi sempre assistere da professionisti esperti capaci di guidarli tanto nella fase di sottoscrizione quanto nella fase di gestione degli investimenti per evitare di incorrere in spiacevoli sorprese.
Abbiamo ancora tutti nelle orecchie le parole dell’ex giudice Palamara, venuto a Loreto Aprutino, ospite de Lacerba, secondo lei la giustizia italiana funziona?
Domanda complessa che implicherebbe considerazioni tra concetto di diritto e giustizia. Nel caso da Voi riportato sicuramente i principi sacrosanti della di tutela del risparmio dei cittadini hanno soddisfatto sia la giustizia del procedimento sia quella del valore della trasparenza. Se parliamo, però, di un sistema giustizia italiano, particolarmente articolato e di difficile gestione, molte cose andrebbero migliorate. Le speranze degli operatori del diritto riposte nella riforma Cartabia sono state in parte disattese, sotto tanti punti di vista. Ma da avvocato credo nella giustizia del diritto e devo farci credere anche i cittadini affinché il rispetto delle leggi sia un principio assoluto e sentito.
Sabrina De Luca
Nella foto di copertina gli avvocati Dario Antonacci e Alfredo Cappellacci