LORETOAPRUTINO: CAMERE OSCURATE, IL CHIOLA AL MIGLIOR OFFERENTE

LORETO APRUTINO – L’hotel Chiola va all’asta. Prezzo base a 5 milioni 61 mila euro (di cui quasi 100 mila euro per i due terreni), l’appuntamento è fissato per il 17 gennaio del prossimo anno alle 11. Il giudice Federica Colantonio ha ordinato la vendita del bene pignorato la cui custode è la dottoressa Carla Chiola. La relazione dell’architetto Fabrizio Donatelli lo descrive. La dimora storica, inattiva dal 2020 a causa del Covid, si estende su 5.837 metri quadrati, è formata da un’antica costruzione rimasta inalterata, caratterizzata da un piano seminterrato ove è ubicata la cucina del ristorante, dal piano terra dove ci sono la hall, la reception, il bar e il ristorante; nei tre piani sono collocate le trentasei fra camere e suites; all’esterno c’è la piscina scoperta. Attigui all’albergo vi sono una palazzina su due livelli destinata a museo però chiuso (438 mq. ridotti in pessimo stato) e due terreni rispettivamente di 3.153 e di 1.776 mq. L’immobile è sottoposto comunque a vincolo storico-culturale: in caso appunto di vendita, il ministero ha il diritto di prelazione al medesimo prezzo. L’intervento del tribunale è la conseguenza dell’inadempienza della proprietaria Lauretum Hotels spa per un mutuo di 5 milioni non onorato con Centrobanca. La chiusura del Chiola ha portato con sè  anche la soppressione come ufficio separato dello stato civile, ovvero quel posto designato dal Comune dove poter celebrare matrimoni e unioni civili fin dal 2017. L’ente locale loretese ha dovuto rimborsare quelle coppie che avevano scelto la dimora storica per celebrare il proprio matrimonio e che avrebbero versato anche alcune centinaia di euro al Comune.
Gli ultimi quattro matrimoni erano stati registrati nel 2020, prima dello scoppio della pandemia. La vicenda non è recente, ma non è stata mai raccontata. Due funzionari della Regione Puglia in trasferta si sono incontrati in una notte di passione con altrettante signore dell’area vestina. Non ci sarebbe nulla di rilevante per l’opinione pubblica, se non fosse che si è trattato di sfruttamento della prostituzione. Ovvero di un reato. Lo spiega la sentenza di patteggiamento dove la boccaccesca nottata è finita, attraverso una informativa della squadra mobile della questura di Pescara finita fra le mani del giudice Angelo Bozza. Le due signore vennero reclutate da un uomo di Ortona che all’epoca, secondo la sentenza, induceva la propria compagna a prostituirsi pubblicizzandone l’attività di meretricio. In questo caso, con la complicità persino del padrone di casa, anzi del letto: un direttore del Chiola. Furono disposte anche intercettazioni telefoniche.
E a leggere i nomi dei due clienti in trasferta a Loreto, spicca quello di chi all’epoca si occupava per la Regione Puglia di controllare proprio il livello degli alberghi; il Chiola faceva parte di una struttura aziendale basata a Foggia, cioè in Puglia. Per la cronaca, le due parti offese vennero individuate nelle due signore persino risarcite dei danni sopportati dal procacciatore, convivente appunto di una di loro la quale nel contempo risultava fra gli imputati. Nove mesi di reclusione e 140 euro di multa per lui, concordati con il giudice; dieci mesi e venti giorni più 140 euro di multa per chi lavorava nell’albergo, pena sospesa. È stata applicata la legge Merlin che abolì le case di tolleranza. Ma non gli alberghi, battute a parte.

Berardo Lupacchini

Articoli correlati

Pin It on Pinterest

Share This