L’Ufficio Complicazione Affari Semplici (U.C.A.S.)

PENNE – Sabato 14 di questo mite autunno novembrino, funestato dall’olezzo ripugnante del rigurgito periodico di cloache culturali, ‘sub specie humanitatis’, per la seconda volta, quest’anno,

in mortifera ostentazione a Parigi, s’è svolto, a Penne, il mesto e partecipato Corteo per difendere l’Ospedale ‘San Massimo’, avviato a un amaro destino, e il suo punto nascita, posto in respirazione artificiale, non si sa fino a quando (le elezioni incombono…). 15 giorni, s’è vociferato, ma nella patria del diritto nulla è più storto del diritto stesso, specie nella pubblica amministrazione, luogo dell’illegalità per eccellenza, dove si sputa sopra le norme con la convulsione di un tubercolotico e dove capita persino di sentir dire, di una delibera, da funzionari sin troppo ben pagati: “mica è la Bibbiaaa”! Eh già, per i burocrati, se gli gira, una delibera è solo un pezzo di carta, nemmeno tanto igienica (essendone gli autori). L’Ospedale, già asfittico, rovinerà al rango di grossa infermeria, con mattanza di posti letto e chiusura di ulteriori reparti e servizi. Ci s’accontenti, però! Se le Istituzioni rispettassero le norme, il ‘San Massimo’ lo chiuderebbero, non avendo i requisiti del decreto Lorenzin, nemmeno quelli del ‘presidio di zona particolarmente disagiata’, preclusi dalla ‘georeferenziazione’ per i tempi di percorrenza fino ai ‘presidi di pronto soccorso’, cioè a Pescara, ma, grazie alle loro pratiche illegali, il nosocomio di Penne, pur nanotomizzato, sopravviverà, a meno di un improbabile sussulto legalitario di Roma. La sua ristrutturazione coi famosi 12 milioni (che continuano a non esserci…) interessa, ormai, solo Rocco-Tarzan, appassionato ‘vigile’ del crono-programma dei lavori, e pochi altri ma, l’importante, è che, almeno per una sbronza o una colica, il “San Massim..ino” resti aperto. Intanto, però, per guardare la luna e non il dito che la indica, comitati, associazioni, partiti e anime belle dovrebbero protestare, in nome dei pazienti di oggi e non solo di quelli futuri, per qualcosa che dipende non da Roma.., dal ‘decreto Lorenzin’.., ecc.., ma dalla sola Asl che, per alcune prestazioni, riserva al paziente oncologico un trattamento indecente per inefficienza e mancanza di rispetto. E’ l’opera di quell’‘Ufficio Complicazione Affari Semplici’ (U.C.A.S.), attivissimo in ambito pubblico. Fino a tempi recenti, per controlli di laboratorio, il paziente si scomodava solo per andare presso il Servizio Oncologico per il prelievo. A complicargli la vita c’ha pensato l’U.C.A.S., imponendogli questa trafila: → Servizio Oncologico, per l’impegnativa → C.U.P., per registrazione della prestazione (esente ticket per malattia) → Laboratorio d’analisi, per il prelievo → Referto. Prima perdeva una mezz’ora di tempo, ora almeno una o due mezze mattinate. Lavorando, poi, a Penne stesso, quel paziente prima tornava subito alla sua attività e, se commerciante o professionista, vi si recava senza rinvii d’orario, oggi s’assenta almeno una mezza giornata (se non basta, due), risucchiato dalle file di quella gimkana. Morale: lui patisce maggiori e iniqui fastidi e subiscono disagi pure i clienti o gli utenti della sua attività lavorativa. Possibile che neppure un cristiano protesti per queste screanzate “perle” organizzative che dimostrano che del paziente, a chiacchiere sempre “al centro del sistema”, non gliene importa niente a nessuno? Tutto è subordinato al sistema stesso, del quale il paziente è asino da soma o utile idiota per soddisfarne le paranoie burocratiche, anche se sceme ed estranee alla prestazione sanitaria. Burocrazia incorreggibile! Ne offre una conferma, anche comica, ENEL (mentalità pubblica…). Nell’ultima bolletta, accenna a un ridicolo striptease sculettante scrivendo che nel 2016 si rinnova e diventa “più semplice da leggere e più bella”. Bellaaaa? Una bolletta? Da manicomio! Ma passi, pure, se non fosse che, subito appresso, come una vecchia bagascia, cade nel vecchio vizio di ottuse contraddizioni. Infatti, così ammalia l’utente: “nella prossima bolletta riceverai anche una guida alla lettura”! Una contraddizione sfacciata e offensiva: se la bolletta è “più semplice da leggere”, perché la “guida alla lettura”?! Lasciamo perdere. Imporre la fila al CUP a un paziente oncologico per registrare la prestazione è una carognata che andrebbe ripagata con la stessa moneta, facendola fare, ogni mattina, a coloro che l’hanno decisa, ma a calci nel di dietro e in mutande. Un trattamento appropriato per una burocrazia imbelle al cui inutile e immeritato stipendio quei pazienti sono condannati a contribuire, con le tasse. Vergogna!

Gianni Cutilli

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