Inchiesta Vestina, senza macchia sul sociale. Assolti Di Norscia e Silvi

PENNE – Sul sociale, una costola dell’inchiesta Vestina, emersa con molto risalto nel 2010, non ci furono reati.

Assolti infatti l’ex assessore, il 58enne Femio Di Norscia e l’’ex funzionario dell’ufficio elettorale Raffaele Silvi (71 anni), presidente della Società Operaia Diego Aliprandi, in vicende riunite nello stesso processo dal tribunale di Pescara. L’ex assessore al sociale della giunta Di Marcoberardino Femio Di Norscia, che passò otto giorni agli arresti domiciliari nell’aprile 2010, era stato rinviato a giudizio anche per favoritismi legati alla gestione dei sussidi per gli indigenti (poco oltre 5 mila euro) e per aver attestato falsamente a Maurizio Orlando di aver regolarmente effettuato il servizio relativo alla borsa lavoro assegnatagli presso la cooperativa Ciajka dal Comune e dall’ufficio di piano sociale coordinato nel 2008 dalla Comunità Montana Vestina. Lo stesso Orlando aveva cercato dii incastrare Silvi denunciandolo ai carabinieri: a fronte di uno sconto (7 mila euro) sui lavori edili in casa Silvi, Orlando aveva accusato il dipendente comunale, da tempo in pensione, di aver abusato del suo ruolo facendogli credere di potergli assegnare una casa popolare. Tutto smontato in sede di dibattimento davanti ai tre giudici del tribunale di Pescara presieduto da Angelo Zaccagnini. L’operato di Di Norscia (difeso dall’avvocato Claudio Di Tonno) è stato inquadrato dalle testimonianze di diversi soggetti intervenuti a vario titolo nel procedimento di assegnazione e di gestione della borsa lavoro di Orlando così come nella distribuzione dei sussidi. Il fatto non sussiste: per questo motivo Silvi (assistito dall’avvocato Valentina Bravi) è stato assolto per una serie di incertezze sulla ricostruzione del fatto formulata dall’accusa. Nello stesso processo, sono stati assolti anche Ezio Nobilio e Gabriele Facciolini, autisti del 118 dell’ospedale di Penne, accusati di avere timbrato il cartellino marcatempo di Di Norscia: ma nei giorni contestati i tre non erano in servizio. E per queste ragioni tutti erano stati anche sospesi dal servizio e collocati al minimo di stipendio dalla Asl di Pescara.

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