PENNE – La pioggia non ha fermato la protesta studentesca.
Ieri, a Penne, più di 800 ragazzi degli istituti superiori cittadini hanno invaso strade e piazze con cartelli, striscioni, cori e megafoni per gridare il loro vibrante “no” alle riforme nella scuola promosse dal governo Monti. Già dalla scorsa settimana la contestazione, in atto in tutta Italia, aveva attecchito al Liceo Luca da Penne e all’istituto tecnico Marconi nelle forme delle assemblee straordinarie e dell’autogestione, nonostante il parere contrario dei dirigenti scolastici che avevano tentato una mediazione con gli studenti. I ragazzi democraticamente, attraverso raccolte di firme e regolari richieste di autorizzazione, hanno deciso di far sentire la loro voce prendendo in mano le redini delle proprie scuole, organizzando in maniera quasi autonoma l’attività didattica e non. Spazio quindi al confronto e all’approfondimento attraverso forum e lettura di quotidiani, proiezioni di film a tema con dibattito finale, aule di studio comunitario, e attività ricreative come danza, arte e musica e laboratorio di disegno, garantendo però anche a tutti gli studenti contrari alla protesta di svolgere le attività didattiche normali. Un governo che vorrebbe imporre un ennesimo drastico taglio sulla scuola pubblica, che risparmia sulle forniture come la carta – quella delle fotocopie come quella igienica – ma anche sugli insegnanti, portando le ore di insegnamento per ciascun docente da 18 a 24, lasciando però ben allentati i cordoni della borsa per le scuole private. Una scuola che non va davvero giù, come è accaduto spesso dal ’68 in poi, né agli studenti, né a chi si è poi ritrovato dietro la cattedra. (Claudio Ficcaglia)