GAS, FORNAROLA LASCIA LA SIG Solfanelli o Bianchini al suo posto?

PENNE – Obiettivo gas per la nuova amministrazione di Mario Semproni. Sulle due società partecipate dal Comune, Società Intercomunale Gas spa e Vestina Gas srl, sta lavorando Gilberto Petrucci, l’assessore al ramo. La SIG, come socio privato, conta sui marchigiani di Edma srl (38,7%), chi detta tempi e modi è l’ingegner Stefano Fanesi.

Due settimane fa si è dimesso Paolo Fornarola: l’ex sindaco di Penne, esponente del Pd, ha lasciato l’incarico di consigliere di amministrazione della spa mista; era stato nominato un anno fa dall’allora sindaco Rocco D’Alfonso in quota dunque al Comune di Penne. L’ente vestino detiene il 23,65% nella società il cui capitale sociale è di 7 milioni di euro, e cioè il valore all’epoca delle reti del metano conferite da Penne, Loreto Aprutino (12,1%) e Collecorvino (19,25%) nella società che negli anni ha allargato il suo oggetto sociale (parcheggi pubblici, gestione del calore e pubblica illuminazione) con tutta una serie di irregolarità operate dal Comune di Penne ed annotate dal ministero dell’economia. SIG spa ha chiuso il 2015 con un utile di 141 mila euro contro i 176 mila del 2014, mostrando un patrimonio netto al 31 dicembre 2015 pari a 8 milioni 226 mila euro. Fra i risconti passivi, si segnala il valore di 1 milione 137 mila euro al netto dell’ammortamento: si tratta dei contributi in conto impianti erogati a suo tempo dalla Regione per l’ampliamento della rete metanifera dei tre Comuni soci fondatori. Su questa contabilizzazione da tempo Antonio Zaffiri, sindaco confermato di Collecorvino, chiede che il socio privato debba ricapitalizzare in proporzione. Zaffiri aveva annunciato che avrebbe fatto convocare un’assemblea dal tribunale se non ci fosse stato un chiarimento tecnico definitivo. Presiede SIG, il loretese Serafino Recanati; altro consigliere è Nicola Orsini di Collecorvino. Sindaci effettivi sono: Domenico Patricelli, Raffaele Orlandoni e la pennese Giulia Buccella. Partecipano con ruoli vari alle assemblee il dottor Ernesto Sfamurri e Paride Peretti. Il nuovo governo pennese dunque deve provvedere a sostituire Fornarola nel consiglio di amministrazione di Sig spa. Due i nomi caldi, entrambi ingegneri: Luigi Bianchini, già assessore con Marcotullio e nel 2011 sconfitto da Rocco D’Alfonso nella corsa a sindaco, e Marcello Solfanelli, chietino ma naturalizzato pennese, vicinissimo all’architetto Vincenzo Di Simone. Su Bianchini potrebbe essere decisivo il sì di Vincenzo Ferrante. A sorpresa potrebbe spuntare un terzo profilo. Ma a tenere banco è anche la delicata fase politico-amministrativa che sta accompagnando la società verso l’appalto per il gestore unico dell’ambito pescarese. Un’operazione da almeno 100 milioni di euro, il bando di gara europea sarà emanato nell’agosto del 2017. A tenere le fila dell’operazione è il Comune di Pescara, stazione appaltante che si serve della Pescara gas come braccio operativo. Lo studio Fracasso di Montesilvano ne è un sostegno strategico. Il Comune di Penne è in ritardo. Al centro del dossier è soprattutto la valutazione delle reti. E’ su questa stima che poi si fonderà il ristoro. Lacerba nel numero 3 del 2015 (“Profumo di gas”) si occupò della vicenda descrivendo lo scenario possibile. Non pare escluso che SIG spa intenda partecipare all’appalto, sfruttando la potenza di fuoco del socio privato marchigiano che ha dichiarato di essere interessato all’operazione. Magari anche tentando alleanze. In ogni caso, a Penne fanno gola i soldi che l’ente locale dovrà incassare sulla base del valore delle reti, e quelle pennesi non sono giovanissime. Tra l’altro, una parte di esse risulterebbe non essere stata patrimonializzata nella società mista. Sul fronte della Vestina Gas srl, è in bilico la posizione del presidente Lelio Di Simone. Nominato anch’egli l’anno passato dal sindaco D’Alfonso, può essere rimosso in ogni momento sulla base dell’articolo 17 del nuovo statuto. Uno statuto rinnovato, cambiato per blindare l’ingresso del socio privato Levigas spa di Milano, entrato acquisendo il 12% delle quote svendute da Penne a 793 mila euro per far fronte al debito contratto con gli eredi Cutilli causa il mancato esproprio del Carmine non ancora riconosciuto come debito fuori bilancio. La novità significativa dello statuto, approvato su impulso del solo socio pubblico pennese, riguarda la percentuale delle maggioranze occorrente per deliberare su materie delicate: serve ora almeno il 90% ad esempio per decidere se liquidare la società o meno. Una maggioranza quasi da unanimità, assai discutibile, e che la dice lunga sul marchio politico di fabbrica lasciato alla nuova amministrazione Semproni dal partito democratico. La Levigas potrà esercitare il suo diritto di prelazione sulle quote che i Comuni dovranno obbligatoriamente mettere in vendita perché gestire il gas non rientra fra gli asset strategici, come ha confermato l’ispezione ministeriale che ha interessato il Comune di Penne. E Levigas potrebbe imporre il suo di prezzo, ovvero quello dimezzato grazie al quale ha intascato il 12% pennese…

B.Lup.

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