Sanità: in piazza contro il governo regionale. «D’Alfonso vuole chiudere l’ospedale di Penne». Sel presenta una interrogazione

PENNE – Domani i pennesi torneranno in piazza per protestare contro il governo regionale di centrosinistra che intende chiudere il punto nascita dell’ospedale di Penne.

Tutte le forze politiche, compreso il Pd, dirà no all’ipotesi del segretario regionale del partito democratico di “chiudere” uno dei reparti fondamentali e strategici del nosocomio vestino. Intanto, Sel ha presentato una interrogazione parlamentare sul tema. Ecco il testo. «In Abruzzo si contano 12 punti nascita mentre il piano di riordino e razionalizzazione della rete dei punti nascita ne prevede 6/8; l’Ospedale di Penne ha un bacino di utenza di 40.000 abitanti dei comuni di Penne, Loreto Aprutino, Farindola, Montebello di Bertona, Civitella Casanova, Catignano, Brittoli, Civitaquana, Catignano, Villa Celiera, Picciano, Collecorvino, Elice, Pietranico, Vicoli, Corvara e alcuni comuni della provincia di Teramo: Castiglione e Bisenti. Quasi tutti sono montani, sono lontani dalla costa e hanno una viabilità inadeguata; Penne, già carente cronicamente di adeguata rete viaria e di trasporti, raccoglie donne provenienti da territori con una orografia in gran parte montana, è lontana oltre 30 chilometri dal primo centro ospedaliero e quindi si candida, a buon diritto, a mantenere il punto nascita al fine di garantire la salute dei suoi cittadini, diritto riconosciuto dalla Costituzione; Pescara è la provincia con il più alto numero di nascite in Abruzzo con la sproporzione, evidente, che esistono solo due reparti maternità rispetto ai 4 di Chieti, i 3 di Teramo e i 3 dell’Aquila. Sopprimendo Penne rimarrebbe in vita solo il punto nascita di Pescara che dovrebbe affrontare da solo circa 2.400 parti; se l’unico parametro considerato è quello del numero dei parti e nessun correttivo è previsto in base all’ampiezza del territorio e alle sue caratteristiche geografiche a differenza di altri punti nascita dove il calo demografico evidenziato nel 2014 ha comportato una inevitabile diminuzione delle nascite, a Penne il trend è assolutamente positivo tanto che nel 2014 si sono contati 60 parti in più rispetto al 2013; per raggiungere il presidio ospedaliero di Pescara in situazioni ottimali i tempi di percorrenza sono di un’ora circa e il collegamento viario è reso difficoltoso da strade dissestate. L’ambulanza per arrivare a Penne dai centri limitrofi e ripartire per Pescara impiegherebbe non meno di due ore senza considerare i tempi di preparazione, il traffico e le condizioni metereologiche (in inverno neve e ghiaccio): il rischio clinico di partorienti e nascituri a fronte di un presunto e non attendibile risparmio economico non sarebbe giustificabile; il Decreto Fazio concede la possibilità di deroga alla sopravvivenza dei punti nascita “sulla base di motivate valutazioni legate alla specificità dei bisogni legati alle varie aree geografiche interessate con rilevanti difficoltà di attivazione dello STAM (Servizio di Trasporto Assistito Materno)”; – se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione e se non ritenga opportuno concertare con il Commissario incaricato del piano di rientro della Regione Abruzzo dei criteri oggettivi per individuare i comuni corrispondenti ai territori ritenuti “più disagiati”, con una viabilità “non adeguata” e con caratteristiche orogeografiche “particolari con difficoltà d’accesso” per le partorienti. Firmato: Costantino, Melilla, Nicchi, Matarrelli».

D’ALFONSO NON CI SARA’. Contatto, il presidente della giunta regionale e l’assessore al ramo, Silvio Paolucci, nonché segretario del Pd, sono impegnati a una manifestazione analoga che si svolgerà ad Atri, promossa dal consigliere regionale Luciano Monticelli. Anche in questo caso, D’Alfonso ha preferito abbandonare l’area vestina.

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