Brioni profumo di utile

PENNE – Un cubo di vetro scolpito, in movimento, chiuso da un tappo in bronzo: al suo interno, 75 millilitri di ragranza esclusiva del profumo-oggetto lanciato da Brioni che lo realizza in proprio, così come i gioielli e due spille da collo e da cravatta.

Sono gli emblemi del nuovo corso francese che punta ad un’immagine di Brioni a più facce nel mondo del lusso. Non solo abiti firmati, dunque. I conti vanno bene e il 2014 si è chiuso con un utile di un milione e 800 mila euro. La società, amministrata da Gianluca Flore, si conferma in utile per il secondo anno di seguito. Dalla lettura del bilancio 2014, si evince una navigazione più sicura per Brioni inserita dal 2012 nel gruppo Kering, la ricchissima multinazionale di diritto olandese voluta da Henry Pinault che fa di Gucci il suo marchio di punta nel lusso. “Teniamo a Brioni e lo stiamo dimostrando”, commentano fonti francesi interpellate da Il Messaggero. Azzerati i pesanti debiti bancari, grazie alla cassaforte di Kering, in primo piano c’è il miglioramento costante della redditività aziendale attraverso le fusioni ed una strategia che prevede il taglio dei costi grazie ad un’efficace distribuzione. Insomma, Brioni procede a passo svelto ed intende allontanare ogni dubbio su un’eventuale delocalizzazione. Tanto che a Penne lo stabilimento produttivo della Roman Style, diretto dal vestino doc Nicola Di Marcoberardino, esige una ristrutturazione: un investimento milionario che ha indotto la riorganizzazione dei reparti.

B.Lup.

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