BRIONI, PIU’ ORE PER TUTTI (E BUSTE PAGA PIU’ PESANTI)? L’azienda profila nuovi scenari. I sindacati: soddisfatti ma aspettiamo

PENNE – Un incontro ravvicinato che sembra abbia prodotto novità significative. Sul futuro della Brioni, alta sartoria maschile dislocata nelle tre sedi produttive vestine, Fabrizio Malverdi, l’amministratore delegato, ha rivelato i piani, parlando con i sindacati che riferiscono in una dichiarazione l’esito del vertice del 30 novembre.

“L’azienda ci ha presentato-sostengono Antonio Perseo della Cgil, Leonardo D’Addazio della Cisl e Luca Piersante della Uil-un piano che prevede il passaggio a 34 ore per il 2019 ed un progetto per il 2020 in cui si può arrivare alle 36 ore lavorative settimanali. Anche i part time avranno un aumento delle ore, ma il tutto verrà definito nei prossimi incontri. Inoltre, la Roman Style diventerà il polo produttivo dei marchi di Kering e cioè Brioni stessa, Gucci, Bottega Veneta, Alexander Mc Queen, Balenciaga ed Yves Saint Laurent. Ci riteniamo soddisfatti, ma con alcune riserve. Lunedì 3 dicembre spiegheremo in assemblea i dettagli”. Kering, multinazionale francese del lusso ma di diritto olandese, controlla Brioni dal 2012. Il buon esito del summit, qualora fosse confermato dai fatti, è decisivo poiché si colloca a un mese dalla scadenza dell’accordo anti-licenziamenti siglato il 4 aprile 2016 che scongiurò i 400 esuberi forzati annunciati dall’azienda, poi trasformati in meno di 150 uscite su base volontaria ed incentivata, oltre alla riduzione delle ore lavorative (al massimo 32 settimanali) e di conseguenza del salario per tutti i lavoratori rimasti. Ora quel patto scadrà il 31 dicembre: bisogna trovare e formalizzare una nuova intesa. Con le prospettive annunciate da Malverdi la situazione pare destinata a migliorare sul piano dell’aumento delle ore lavorate e di conseguenza del salario. “Si precisa-avevano sottolineato i tre sindacalisti alla vigilia dell’incontro con l’amministratore delegato di Brioni -che l’accordo del 4 aprile 2016 firmato in Regione prevedeva la verifica del piano industriale, della flessibilità e dell’insourcing (cioè il rientro di capi da lavorare prima affidati all’esterno del gruppo n.d.c). Abbiamo quindi già coinvolto la Regione perché riteniamo necessaria la presenza di tutte le parti firmatarie. La trattativa sulla flessibilità sta continuando sui tavoli preposti cercando soluzioni condivise e migliorative rispetto alle condizioni attuali. Riteniamo necessaria una verifica sull’organizzazione del lavoro, viste le continue problematiche emerse in quest’ultimo periodo”.

B.Lup.

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