Area Vestina: in ginocchio il triangolo d’oro dell’extravergine

PENNE Meno olio, qualità bassa e prezzi da dimenticare. Nera, nerissima l’annata dell’extravergine di oliva.

Nel triangolo d’oro vestino, Loreto-Pianella-Moscufo molti frantoi non hanno neppure riaperto e per i consumatori si profilano prezzi intorno ai 12 euro al litro. I raccolti olive risultano scarsi, la resa e la qualità delle olive sono inferiori perché compromesse da un’estate giunta in ritardo e dalle piogge. Senza tralasciare il nemico storico, la mosca olearia. Un quadro a tinte fosche, insomma. «Siamo in un’annata – osserva Silvano Ferri, presidente del consorzio di tutela dell’Aprutino-pescarese che raccoglie centinaia di associati e che ha sede a Pianella – che i più anziani paragonano a quella del ’91-’92. Ma è anche peggiore. Per capirci dico che ogni partita d’olio è a sé. I parametri di acidità sono troppo anomali rispetto al passato. Devastante anche l’effetto della mosca che ogni anno fa sentire i suoi negativi effetti, ma in questo 2014 ha fatto registrare attacchi violenti come e più dell’ultimo decennio». E per i consumatori c’è da fare i conti con i prezzi. «Purtroppo è così. L’olio vecchio costa sugli 8 euro, al massimo 9, il nuovo è abbondantemente sopra i 10». Ma qualcosa si può salvare? «Chi ha fatto i trattamenti e si è mosso in anticipo si è potuto salvare grazie alla maturazione più lenta delle olive, avendo la possibilità di recuperate il raccolto e di avere così una qualità più accettabile». A Penne Giuliano Giancaterino ha fondato nel 1992 l’oleificio Goccia d’Oro: non può che ribadire lo stato di crisi. «La produzione – dice – è bassa ovunque: posta a 100, stiamo appena a 5. L’attacco della mosca, l’ammaloramento delle olive, il clima: hanno influito su un’annata nerissima. È un problema che investe tutta l’Italia, ad eccezione del sud dove in molte zone hanno usato un trattamento specifico». Claudio Di Mercurio, un ingegnere che guida la sua azienda pennese nota per l’alta qualità dei suoi oli monovarietali, sottolinea: «È anche peggio dei primi anni ’90 perché allora era un’altra epoca: oggi se non fai alta qualità non puoi stare sul mercato». La certificazione Dop Aprutino-pescarese è a rischio. E allora cosa fare? Per Silvano Ferri l’unica cosa è «far dichiarare lo stato di calamità naturale. Ma andrebbe fatta un’azione sistemica con Regione, Camera di commercio e ministero per sostenere i produttori. Ci sono decine di prestiti di conduzione che scadono a dicembre e dunque intervenire con sostegni finanziari mirati. Il nostro comparto conta ben 54 mila aziende in tutto l’Abruzzo, il 30 per cento delle quali nel Pescarese. Ci sono intere famiglie che vivono grazie all’olio e che non hanno altre produzioni come il vino e gli ortaggi. Confidiamo nella strategia del governo regionale: che ci dia cioè una mano concreta».

Berardo Lupacchini

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