ABRUZZO: GENOBILE, LA RESILIENZA FUNZIONA MEGLIO QUANDO NON SI È DA SOLI

Come fin qui letto il Covid 19 richiede agli imprenditori uno sforzo in più, vengono sollecitati a gran voce a non mollare, ad avere coraggio, a continuare a guardare avanti, detto in una parola, a essere resilienti. Il termine resilienza infatti, nella sua accezione psicologica, viene tradotta come capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici. Le nostre imprese, specie le più piccole e meno capitalizzate, che sono la spina dorsale del nostro tessuto economico e produttivo, sono tra le vittime più colpite dal lockdown e dai numerosi blocchi delle attività, e, tra i settori più percossi dalle continue restrizioni legate al Covid c’è il mondo Horeca  – quello delle aziende alberghiere, della ristorazione, catering, ristoranti e bar –  che è sempre stato tra i più strategici su scala nazionale. Se infatti si considera quanto la ristorazione sia rappresentativa dell’Italia in tutto il mondo, viene facile pensare che il Covid, avendo colpito un settore composto da oltre 300 mila imprese, con circa 1,5 milioni di lavoratori e un giro d’affari di 90 miliardi, abbia tirato un colpo basso all’Italia intera.Ma dietro i dati ci sono, per l’appunto, persone che lavorano, dietro le statistiche ci sono gli imprenditori, quelli che tutte le mattine devono fronteggiare le incertezze dei nuovi DPCM, le paure dei loro clienti e soprattutto, anzi nonostante tutto, devono far quadrare conti assai provati dagli eventi. Ci siamo confrontati con Domenico,  imprenditore, 35 anni, co-titolare della azienda Genobile srl di Torrevecchia Teatina, realtà affermatissima, leader in tutto l’Abruzzo nella preparazione e vendita della porchetta, con una storia che va indietro di tre generazioni nella macelleria e nella lavorazione delle carni.Negli ultimi anni la Genobile srl, grazie alla solidità, alla competenza ed alla lungimiranza di una intera famiglia – fatta di padre, madre e tre figli – si è ampliata, diversificando i suoi prodotti a tutto tondo nel campo della ristorazione, e dando vita al famoso Bongè Catering, perfetto complemento di cotanta esperienza.

Com’era il vostro anno tipo” prima del Covid?

Era strapieno.Con il catering organizzavamo oltre 150 eventi l’anno e lavoravamo da gennaio a dicembre in tutto l’Abruzzo, con fiere, matrimoni, comunioni, realizzazione di ricevimenti natalizi da migliaia di invitati per conto di banche e grandi aziende. Per il 2020, avevamo persino previsto, nel solo settore catering, una crescita del fatturato di un buon 20%. Per quanto riguarda il settore Carni, che rappresentava l’altro 50% del nostro fatturato complessivo, il nostro quartier generale era a Torrevecchia Teatina, dove c’è il nostro punto vendita storico aperto addirittura dal mio trisavolo, e lì ci facevano visita centinaia di clienti a settimana! Senza contare i diversi food truck– i classici camioncini della porchetta – che avevamo in tutta l’area metropolitana limitrofa, onnipresenti nei mercati rionali e alle feste patronali.

Insomma tutto quanto rappresentava occasione di convivialità, vedeva la vostra presenza. Cosa è successo poi a causa del Covid e delle restrizioni ad esso connesse?

L’agenda del catering si è svuotata, così come la nostra giornata e quella di tutto il personale. Ricevevamo continuamente telefonate di annullamento ordini e di rinvii di eventi a data da destinarsi. Sono saltati tutti i grandi matrimoni, che noi gestivamo a 360 gradi, e per i quali avevamo affittato location da sogno o ville pazzesche sul mare; senza contare che per il 2020 ci era stata anche riaffidata la ristorazione ufficiale di un evento sportivo di grido come l’Ironman di Cervia, sulla cui organizzazione eravamo già a lavoro da tempo. Lato lavorazione carni, c’è stata un’altra dinamica, purtroppo all’inizio altrettanto negativa. La paura di uscire ha bloccato le persone in casa, di conseguenza abbiamo dovuto chiudere tutti i food truck e il punto vendita su Torrevecchia si è pressochèsvuotato.

Come è stata per voi questa brusca interruzione? Come l’avete vissuta?

La nostra era una vita adrenalinica, l’organizzazione di un eventoti tiene sulle spine fino alla fine; basti pensare che la sposa può cambiare richieste fino ad un minuto prima del sì, e la notte prima del matrimonio può voler rivedere con te tutto il tovagliatoAnche il Covid ci ha tenuti svegli! Ma per ragioni ben diverse! se non si dormiva era per pensare a come essere produttivi, a come andare avanti, a come mantenere in piedi gli investimenti fatti sulla base di tanti sacrifici, di impegno quotidiano e sulla serietàdi un nome costruito negli anniNoi viviamo di questo, tutta la famiglia è coinvolta in uno stessoprogetto, ognuno di noi ha propri compiti che segue direttamente e quindi proprie responsabilità, per noi non esistono giorni di riposo o i giorni di festa da calendario! Siamo tutti ugualmente partecipi sia professionalmente che emotivamente nel nostro lavoro. E condividere tutto a volte, come in questo caso, significa anche amplificare le preoccupazioni! E ce ne sono state davvero tante! Ma forse la nostra forza è stata proprio questa: essere compatti, remare tutti verso la stessa direzione, amare il nostro lavoro e conoscerlo approfonditamente! questo ci ha spinti a trovare la voglia di reagire anche quando tutto quello che avevamo messo in piedi rischiava di crollare da un momento all’altro.

 Come vi siete rimessi in moto?

Già da fine febbraio avevamo iniziato a riscontrare che il trend delle attività fosse in netto calo, solo lato catering il nostro fatturato ha avuto un crollo verticale dell’80%, e da lì ci è scattata subito la necessità di trovare una strategia nuova che ci consentisse di non abbandonare i nostri clienti.  Abbiamo immediatamente intuito che avevamo di fronte una sfida difficile e che avremmo dovuto invertire una tendenza. Sarebbe toccato a noi trovare un sistema per raggiungere i clienti, partire dalla nostra sede di Torrevecchia e andare fisicamente nelle loro case, fornendo spesa a domicilio. Attività per noi nuova! Oggi si fa un gran parlare di delivery e di consegna a domicilio, ma essere stati tra i primi a farlo concretamente pur non essendo ancora strutturati in questo senso, ci ha dato un vantaggio enorme specie in termini di affidabilità del nome e fidelizzazione del cliente!

 Cosa vi ha aiutato?

Due sono stati i fattori chiave: la nostra velocità di reazionerispetto alle nuove logiche di mercato e il supporto determinantedatoci dalla tecnologia. A fine febbraio siamo partiti con la comunicazione sul nostro nuovo servizio di spesa a domicilio, e già dopo una settimana eravamo pronti con una web app di prenotazione on lineCon quella abbiamo svoltato! perché ci ha gestito il 50/60% delle ordinazioni, sarebbe stato impossibile altrimenti coordinare per telefono tutte le chiamate! Grazie all’app abbiamo raggiunto un bacino di utenza ancora più vasto, grazie alla sua facilità di utilizzo  e alla sua rapida diffusione, ci è arrivata tanta clientela nuova, e siamo riusciti ad avere oltre 150 ordini settimanali.

Ma prima di allora non avevate mai pensato di usare una app?

No, assolutamente. Ma perché credo che in realtà il Covid abbia sdoganato unidea prima impensabile, ovvero quella di poter comprare un certo tipo di merce anche on line. Faccio un esempiopratico: la gente di solito vuole “vedere” il macinato che compraper regolarsi sul suo spessore a seconda di cosa dovrà impiattare, e chi l’avrebbe mai immaginato che tutto questo poi l’avrebbe fatto on line? Non nego infatti che fare quell’app sia stato un discreto impazzimento, proprio perché, come dicevo, il nostro clienteaveva una abitudine al consumo basata sulla “vista” del prodotto e sul numero dei pezzi, più che sul solo peso. Siamo dovuti entrare nella testa del consumatore finale e trovare un linguaggio semplice ed intuitivo che potesse tradurre in grammi e quindi anche in prezzi, una richiesta del tipo dammi 5 dita di salsiccia, oppure due fettine sottili”! Riconosco che grazie all’informatizzazione, sia nostra che dell’utente finale, il nostro lavoro si è potuto abilitare al cambiamento.

In cosa è consistito il cambiamento?

Abbiamo cambiato strategia. A malincuore abbiamo sospeso la banchettistica almeno per come la intendevamo prima, trasformata con menù da asporto per le festività principali, e ci siamo dedicati completamente al settore Carni, intervenendo con estrema rapidità per reinventarlo in modo vincente. Abbiamo dovuto giocarcela rischiandoA livello organizzativo, si è trattato di rivedere tutta la logistica,organizzare una rete di consegna, destinare al delivery 4/5 mezziper ogni zona raggiunta, valutare nel dettaglio i tempi per garantire l’efficienza del servizio. Io e le mie sorelle stavamo svegli fino a notte fonda per studiare le mappe del territorio e organizzare al meglio i percorsi che ci consentissero di essereprecisi, rapidi e puntuali.  A livello di prodotti, abbiamo compreso che il consumo del clienteè divenuto più casalingo, e di conseguenza abbiamo ampliato di molto l’offerta, inserendo per quanto possibile tutto quello che ci veniva richiesto, tra cui arrosticini artigianali mai fatti prima, i freschi, i freschissimi, olio, pane, uova e persino vini. Abbiamofatto in modo di consegnare la busta della spesa migliore possibile, con una predilezione per i prodotti a km zero.Inoltre, per rallegrare un po’ lo spirito appesantito dal lockdown, ci siamo coccolati i nostri clienti, inventandoci contest o promozioni settimanali abbinati alla consegna a domicilio; per il 25 aprile, per esempio, abbiamo regalato a tutti la bandiera dell’Italia!

Come si suol dire, la montagna è andata da Maometto quindi?

Si, nel vero senso della parola.Addirittura a giugno, in concomitanza della festività pescarese della Madonna dei Sette Dolori, dove noi da anni siamo un punto di riferimento fisso con i nostri camioncini, viste tutte le restrizioni legate al Covid e il divieto alla vendita per come era intesa prima, abbiamo fatto la “follia” di aprire il primo punto vendita Genobile fuori da Torrevecchia, dando vita ad untemporary shop che ci ha consentito di dare continuità al nostro prodotto e raggiungere una fetta di clientela a noi molto cara. Pensa che alla fine, dato il successo dell’iniziativa, è nata Bottega Genobile, un negozio vero e proprio dove oggi facciamo anche gastronomia e aperitivi!

E il personale? Come lo avete gestito?

Come dicevo, il senso di responsabilità non ci ha fatto dormire per diverso tempo, ci sentivamo di dover fare qualcosa pergarantire lavoro al nostro personale dipendente. Noi, oltre i 5 componenti della famiglia, contiamo 15 dipendenti fissi. Molte delle nostre preoccupazioni erano riferite a loro, a come garantirgli lo stipendio. Dopo tanti anni ci consociamo tutti, e di ciascuno abbiamo a cuore anche la relativa famiglia. Ecco perché le abbiamo pensate tutte, rischiando di brutto! Eccezion fatta per i primissimi tempi, non abbiamo mai fatto ricorso alla cassa integrazione, piuttosto ci siamo reinventati! E fortunatamente ci siamo riusciti!

Come immagini il futuro della vostra azienda?

Questa situazione, oltre che tanto stress, ci ha sicuramente dato diversi spunti sui quali riflettere. In primis il fatto che una vita organizzata su precise certezze possa essere messa completamente in discussione in pochissimo tempo. Siamo felici di essere riusciti a farcela perché non era scontato,ma ne usciremo sicuramente diversi, e chissà che questa non sia l’occasione per rivedere le nostre strategie aziendali!

È proprio grazie all’esempio di imprenditori come loro che una lezione di certo l’abbiamo imparata tutti. Che essere resilienti, in questo particolare momento, rappresenti l’unico modo per farcela e andare avanti, e che la resilienza, come tale, è un atteggiamento che deve essere “agito”. Qualcuno, tempo fa, la spiegava associandola agli pneumatici delle automobili: la loro capacità di assecondare le sterzate, di resistere agli urti e assorbire le sollecitazioni adattandosi al percorso, è l’unico modo per garantire alla macchina di tenere la strada e continuare il proprio viaggio.

Carolina Mincone

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