RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Il processo di fusione dei servizi e delle funzioni tra i Comuni di Pescara, Montesilvano e Spoltore – per dare progressivamente vita alla Nuova Pescara – sta sempre più confermando l’inadeguatezza di questo progetto. Invito tutti i protagonisti della nostra scena politica a una seria riflessione sull’opportunità di continuare; e li esorto a ragionare su forme alternative in grado di proseguire questa unione nella direzione dell’area metropolitana, come ho già più volte chiesto.
Gli uffici delle funzioni accorpate lavorano male con grande difficoltà, non risultano strutturati e lavorano senza un’ottica unitaria bensì in maniera slegata, con conseguente appesantimento delle attività, allungamento dei tempi e disservizi per gli utenti, senza apportare alcun vantaggio anche per uno solo dei tre Comuni. Gli unici risultati ottenuti finora sono disagi: possiamo già immaginare cosa accadrà il prossimo anno, quando dovranno iniziare a lavorare insieme i settori più importanti e strategici, dall’urbanistica ai lavori pubblici, dalla contabilità al personale, dai servizi sociali alla gestione del servizio di igiene urbana.
A questa situazione va aggiunto un aspetto fondamentale che mina alle radici la possibilità di addivenire a una gestione associata nei tempi previsti senza che intervenga un serio e reale coordinamento della normativa regionale per quel che concerne la gestione del sistema locale dei servizi sociali e l’erogazione delle relative prestazioni, nonché l’organizzazione e la gestione dei sistemi di raccolta, la cui disciplina è contenuta in normative di settore che – allo stato – confliggono e contrastano in maniera ineludibile con quanto disposto dalla L.R. nr. 13/2023.
Non solo, a oggi non è stato ancora in alcun modo affrontato in maniera concreta il problema delle diverse società partecipate e aziende speciali che operano nei Comuni interessati dal processo di fusione, gestendo servizi e funzioni fondamentali e impiegando un’importante forza lavoro, sul cui futuro nulla è stato detto. Sarà un vero disastro, e lo pagheranno tutti i cittadini delle tre comunità.
Assistiamo ogni giorno sullo scenario mondiale a mutamenti repentini, ripensamenti della politica e delle istituzioni che stravolgono radicalmente la vita di milioni di persone: penso all’introduzione dei dazi, agli interventi militari, ai finanziamenti per il riarmo, alle leggi sulla cittadinanza. E contemporaneamente, noi non abbiamo la volontà di mettere in discussione un referendum consultivo votato nel 2014 – più di dieci anni fa – con un quesito fuorviante e ingannevole, privo di quorum, accorpato ad altre tre ben più importanti consultazioni (europee, regionali, comunali), senza che ci fosse la possibilità di spiegare ai cittadini le vere conseguenze del voto e far comprendere la direzione dove avrebbe portato l’esito referendario; furono, invece, messi in evidenza solo i tagli alle poltrone e alla politica, portando avanti una propaganda populista e scorretta, già sconfessata dalle prime bozze dello statuto comunale e dei regolamenti, che hanno invece evidenziato un aumento dei costi.
Il mio dissenso non si basa su ragioni di campanile, né sui colori politici: sono riflessioni di un uomo impegnato nelle istituzioni da quasi quarant’anni che vive questo processo passo per passo, giorno dopo giorno, e osserva enormi difficoltà senza che nessuno abbia il coraggio di denunciarle e affrontarle. Vedo piuttosto illustri personaggi della politica locale pescarese che, pur seguendo dai lontani salotti romani e regionali questo processo, chiedono con insistenza di perseverare, e velocizzare il processo di fusione, senza mai entrare nel merito dei singoli problemi.
Il vero ostacolo alla fusione, in questi anni, non siamo stati noi di Spoltore o gli amici di Montesilvano, ma le attività di spartizione delle poltrone che lasciano a pochi lo spazio per posizionarsi in ruoli di alto profilo (scranni parlamentari o incarichi di governo, candidatura a primo sindaco della città di Nuova Pescara, posizioni in campo regionale). Giochi di partito e personalismi tenuti a discapito dei veri interessi dei cittadini, condannati a pagarli con serie conseguenze.
Propongo a queste persone di sedersi assieme in un tavolo per valutare il reale impatto che porterà questo processo di fusione, che io chiamo annessione. Sono passati 15 anni da quando è nata la proposta di fusione poi cristallizzata nel referendum. È quasi una generazione: significa che circa il 20% di chi aveva votato nel 2014 non è più in vita. L’aspetto più malinconico a cui dovremo assistere è la cancellazione della memoria collettiva di Montesilvano e Spoltore, due comunità che hanno una storia, una cultura e una identità del tutto distinte da quelle del capoluogo. Resterà invece a lungo in tutti i cittadini il ricordo dei disagi, dei disservizi e delle spese inutili che stiamo facendo e faremo pagare loro.
A Spoltore da oltre 40 anni i conti sono in ordine, i bilanci sono in attivo, gli importi della tassa sui rifiuti sono attualmente un terzo di quelli di Pescara, c’è la raccolta differenziata dal 2007 (quasi vent’anni di anticipo su Pescara), la tassazione sulla casa è la metà di Pescara, e qualsiasi tariffa di qualsivoglia servizio ha un importo inferiore a quella di Pescara, che per risanare i suoi bilanci è stata costretta ad alzare al massimo la sua tassazione.
A questo proposito è necessario elogiare l’operato dell’attuale sindaco Carlo Masci, riuscito a ridurre il debito del Comune di Pescara a soli 20 milioni di euro (nel 2016 era di 63 milioni, da restituire in 28 anni). Il capoluogo ha così lasciato prima del previsto la condizione di predissesto: ma resta il fatto che questo debito verrà pagato anche dai cittadini di Spoltore e Montesilvano, e che le scelte obbligate fatte in questi anni dagli amministratori di Pescara – per i quali non è stato possibile investire pienamente le risorse della città nelle infrastrutture e manutenzioni necessarie – avranno conseguenze soprattutto nei prossimi anni, quando i cittadini di Nuova Pescara erediteranno una realtà costretta a rimanere indietro sul piano del patrimonio e dei servizi.
Esorto soprattutto il sindaco Masci, di cui ho stima, ad ammettere pubblicamente che il processo di fusione procede con enorme difficoltà e ritardo. Le fantasie e la propaganda di alcune star della politica non sono realizzabili: dobbiamo essere noi, gli amministratori che ogni giorno vivono il processo di fusione e il territorio assieme ai suoi abitanti, a trovare la strada migliore per superare questa fase confusa e inutile, dispendiosa e oziosa, che ha preso il nome di Nuova Pescara.
Il Presidente del Consiglio Comunale di Spoltore Lucio Matricciani